Pietro Savant: Un martire della Resistenza italiana

Di Alessandro Mella

Sono tante le vicende di quei mesi terribili che andarono dal settembre del 1943 al maggio del 1945. Storie di martiri, d’eroi, di combattenti e di guerra. Ed è questa una di quelle sebbene dai contorni poco chiari sulla base delle diverse fonti.

Pietro Savant nacque a Borgaro, in provincia di Torino, da Giuseppe e Caterina Vesca il 23 agosto del 1920. (1)

Ed a Borgaro visse la gran parte della propria giovinezza maturando, via via, quei sentimenti ostili al fascismo che lo condussero, fin dai primi giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, ad unirsi alle nascenti prime formazioni partigiane. Di probabile orientamento di sinistra, Pietro prese a combattere nei quadri della I Divisione Garibaldi tra basso Canavese e Valli di Lanzo.

Il suo destino, tuttavia, pareva segnato e nei primi giorni di giugno, alla vigilia del grande sbarco in Normandia che fu premessa per la sconfitta tedesca, egli cadde a Cafasse.

Il portale “Borgaro ieri ed oggi” riporta una testimonianza di un nipote, Pier Giorgio Perona, il quale riferì i fatti così come gli erano stati raccontati:

Il suo gruppo, data la calma apparente dei giorni precedenti, si era allontanato dalla cascina abbandonata che usava come rifugio per andare a raccogliere le ciliegie. Mio zio disse che preferiva riposarsi, visto che era stanco.

Proprio in quel momento, mentre nella cascina erano rimasti solo mio zio e un suo compagno, alcuni soldati tedeschi arrivarono inaspettatamente (avvertiti da una ragazza che aveva fatto la spia). [Savant] inizialmente riuscì a uscire dalla finestra e tuffarsi nel torrente lì vicino, ma fu preso e giustiziato sotto il ponte accanto. (2)

Un poco diversa è la versione suggerita dal sito “Stragi nazifasciste” dal quale si evince la possibilità che i partigiani fossero stati sopresi da un autocarro tedesco entrato in Cafasse. Nel conflitto a fuoco sarebbe caduto il Savant insieme a Giuseppe Giachino.

Alcuni sostengono che il veicolo provenisse da Lanzo carico di militari delle SS germaniche, ma qualcosa forse non torna. In Italia, a quel tempo, di SS poche se ne trovavano e spesso i reparti Polizei, formalmente inquadrati nelle stesse, venivano confusi per loro. Così come i militari dell’esercito regolare che, purtroppo, occasionalmente non furono immuni dal coinvolgimento in azioni disonorevoli come i rastrellamenti e le fucilazioni.

La banca dati dell’Istituto Germanico in Italia, in genere molto precisa anche per le presenze momentanee dei reparti tedeschi nelle varie località, non ne indica in quei giorni a Cafasse o dintorni. Ciò non è indicativo in senso assoluto, ovviamente, ma certo suscita perplessità.

Chi fu al centro dell’azione in cui si consumò il martirio di quei due combattenti della libertà? Fu un’imboscata? Un combattimento vero e proprio? Una sparatoria improvvisa?

Forse la risposta non va cercata in Germania ma in Italia.

Nel campo delle ipotesi anche questa potrebbe fornire, al netto dei molti dubbi, una possibile e plausibile interpretazione. Se non si trovano, almeno in prima battuta, tracce certe di reparti tedeschi quel giorno in Cafasse e dintorni se ne trovano, invece, di formazioni della Repubblica Sociale Italiana. Lo si evince da uno dei notiziari che la Guardia Nazionale Repubblicana inviava periodicamente al console Nicchiarelli. Da un estratto di quei rapporti emerge qualcosa di singolare:

Un reparto della G.N.R., operante nella zona di FIANO e CAFASSE (TORINO), ha catturato 3 banditi di cui uno ferito gravemente. Bloccate le strade di Lanzo, all’intimazione di fermarsi, due motociclisti aprivano il fuoco contro i militi con pistole e lancio di bombe a mano.

La reazione dei militi procurava la fuga dei due e l’abbandono delle moto. Gli stessi lasciavano tracce di sangue, per cui è da ritenersi siano rimasti feriti.

Altro motociclista armato di mitra veniva freddato. Trattasi di iscritti al partito comunista. In seguito ad altro scontro con banditi viaggianti su un camioncino due di costoro venivano uccisi, uno ferito e uno catturato. Un tenente della Guardia riportava ferite. (3)

Se si considera che in genere tali notiziari riportavano i fatti dei giorni precedenti, anche più d’uno, è pienamente possibile che il rapporto del 5 si riferisse proprio a fatti del giorno 3.

È possibile senz’altro che uno dei partigiani citati in questi rapporti fosse proprio il Savant e che la sua morte sia avvenuta in uno scontro a fuoco non con i tedeschi, ma con i reparti fascisti della RSI.

Forse non sapremo mai, con certezza, come avvennero i fatti. Ma quel che è certo è che il nostro Pietro cadde combattendo per un ideale, a servizio di una speranza, di un orizzonte ai suoi occhi migliore, per la libertà italiana. Ed è questo a contare davvero.

Oggi a Borgaro, la città ove nacque, una via lo ricorda e forse tanti giovani vi passano, in motorino ed in auto, senza pensare che quel nome corrisponde ad un ragazzo come loro, di ventiquattro anni, caduto in un giorno di tarda primavera anche per la loro libertà. Per la nostra.

Alessandro Mella

NOTE

1) Commissione Regionale Piemontese per l’accertamento delle qualifiche partigiane, scheda Pietro Savant tramite il portale Partigiani d’Italia.

2) http://borgaroierieoggi.it/page/2/ (Consultato il 13 novembre 2022).

3) Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana, 5 giugno 1944, p. 40.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 24/04/2023