Aula Minor o Sala delle Congregazioni o Sala verde del Palazzo Civico di Torino

Di Luca Guglielmino (Seconda Parte)

Achitofele. Il passo è tratto dal Siracide o Ecclesiastico 27,30. “Un consiglio molto nocivo si ritorcerà sul medesimo autore e costui non saprà da dove proviene tale ritorsione”. Detto in breve, il male si riversa su chi lo compie.

Il problema che qui si presenta è dato dal fatto che nel testo biblico della vulgata latina il verbo è “devolvetur” mentre il cartiglio del Tesauro presenta un “devolveretur” non si capisce se intenzionalmente o per mero errore materiale.

Il primo è un futuro e il secondo un congiuntivo imperfetto della forma devolvor. La forma del Tesauro potrebbe essere un condizionale che in latino non esiste come tale ma viene vicariato dal congiuntivo per cui si tradurrebbe: “Un consiglio molto nocivo si ritorcerebbe sul medesimo autore che di certo non saprà da dove proviene tale ritorsione” o, secondo il testo biblico “Un consiglio molto nocivo si ritorcerà sul medesimo autore che di certo non saprà…”.

Con il condizionale un fatto è possibile, ma non certo e con il futuro è praticamente certo anche se differito nel tempo, soprattutto quando è frutto di esperienza radicata e quindi certa.

Può darsi che Tesauro si riferisse a qualcuno ben definito minacciandolo, poiché il condizionale rende più insicura la cosa anche se plausibile ed è comunque una forma corretta, direi sostituita ad arte.

Quindi Achitofele, promotore di un consiglio dannoso ne sperimenta il danno. Assalonne, figlio di Davide, venne mal consigliato da Achitofele a mettersi in armi contro il padre e a inseguirlo subito, ma Assalonne ascoltò il consiglio di Cusai che gli disse di temporeggiare e di radunare un esercito. Alla fine, Cusai, agente di Davide, lo informò dei fatti e Assalonne cadde ucciso dagli uomini di Davide che pure, essendo suo figlio, aveva ordinato di risparmiare.

Achitofele, venuto a sapere del fatto e temendo la vendetta di Davide, fuggì a Ghilo, suo luogo di nascita e lì s’impiccò.

 Ezechia. Qui il passo del cartiglio è preso dalle Cronache o Paralipomena, 2-30,12: “La mano di Dio si manifestò in modo che si conferisse loro un cuore concorde”. Il passo in realtà parla della protezione di Dio verso il Regno di Giuda e nei confronti del re Ezechia che restaurò lo Stato vacillante grazie a un parere concorde affinché si compisse il volere di Dio, ciò avvenne appunto in accordo con gli ordini impartiti dal re e con la parola del Signore. Gli Ebrei erano tributari degli Assiri ed Ezechia, alleandosi con l’Egitto, cercò di affrancarsi da tale sudditanza e si rifiutò di pagare i tributi dovuti. Ma Sennacherib, re assiro, assediò Gerusalemme ed Ezechia interruppe l’assedio assiro di Gerusalemme, offrendo nuovamente al re assiro il pagamento di un cospicuo tributo, in modo che l’assedio venne tolto e Sennacherib venne riconosciuto nuovamente sovrano. Grazie alle preghiere di Ezechia, Dio sterminò l’esercito assiro. È indubbio che gli assiri fossero sfiniti dal lungo assedio. Qui Tesauro potrebbe anche voler dire che un principato ove spesso transitavano eserciti spagnoli, imperiali e francesi avrebbe potuto pagare tributi e comprare alleati oltre che combattere, se ciò significava risparmiare le forze.

Sansone. Qui merita riportare il cartiglio in latino: “Qui ambulat fraudulenter revelat arcana” (Proverbi 11) ossia “Chi procede con frode, rivela i segreti”.

È interessante rendere quel fraudulenter così pregnante, così acido. Il testo completo recita: “Chi procede con frode, rivela i segreti; chi invece è leale d’indole mantiene il segreto a lui affidato dall’amico”.

S. Tommaso d’Aquino – Summa Teologica II-II 70 art.1 §2 scrive: “Nessuno è tenuto ad agire con frode”. Ma nella Scrittura [Pr 11, 13 Vulgata] si legge: «Chi procede con frode svela i segreti, chi invece è d’animo fidato cela le confidenze dell‘amico». Quindi non sempre si è tenuti a testimoniare; specialmente poi sulle cose confidate dagli amici. “Sulle cose importanti occorre mantenere il segreto. Quindi chi va sparlando svela i segreti, ma chi ha lo spirito leale tiene celata la cosa” (Bibbia di Gerusalemme).

Così Dante nel Canto XXX dell’Inferno: “… così si squarcia / la bocca tua per tuo mal come suole…”. Invettiva a Sinone da parte di mastro Adamo, ove la bocca si spalanca solo per dire maldicenza e sparlare e si lega a Proverbi 20,19: “Chi va in giro sparlando rivela un segreto, non associarti a chi ha sempre aperte le labbra”.

Il commento del Tesauro è che la moglie di Sansone rivela il segreto a lei affidato con rovina del suo popolo. Sansone viene tradito da Dalila, donna filistea e questo per non aver ascoltato Dio ha perso se stesso.

Ma Dalila è donna e certe donne corrotte e traditrici sono considerate come fonte di rovina, ingannatrici, fraudolente, nemiche oltre che pettegole.

Tesauro è prudente. Infatti, le Madame Reali erano donne e tuttavia non rinuncia ad infilare un concetto di diffidenza. Cherchez la femme?

Di certo pesa l’interpretazione paolina in 1 Timoteo 2:11-15: “11 La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. 12 Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. 13 Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14 e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. 15 Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia”.

Sembrano parole fuori tempo ma qui s’intende non eliminare la differenza sessuata tra maschio e femmina perché comunque uomo e donna sono biologicamente diversi. Non è solo un dato di fatto di ordine fisiologico, ma anche caratteriale, fatto di attitudini e temperamento, di ruolo nella vita e nella Chiesa. Leggendo tutto il passo di Paolo e non estrapolandone solo poche frasi (1Tm 2,8), vediamo come in perfetto equilibrio critichi anche gli uomini per la loro ira e per il loro spirito fortemente polemico, oltre naturalmente alle donne vanitose e chiacchierone.

Sono precetti importanti onde instaurare una pacifica convivenza e un ordine sia sociale che ecclesiastico. Occorre evitare derive e abusi e quindi da parte femminile, pettegolezzi, chiacchiere, pretese, tradimenti che minano la serenità o portano a danni irreparabili.

Il comandamento Non uccidere è riferito anche alle lingue calunniatrici o traditrici e il caso di Dalila implica anche la corruzione e l’uso delle arti femminili per estorcere segreti. Nel momento in cui Paolo loda la maternità, dimostra che esiste un riscatto della donna anche nell’educare cristianamente la prole. Ovviamente il Concilio di Trento che rivolse la propria attenzione soprattutto agli ordini religiosi femminili e al loro riordino e pur senza rimarcarle, faceva proprie le posizioni paoline.

Tesauro dimostrò quindi grande equilibrio non risultando misogino e stringendo l’obiettivo sul fatto contingente che coinvolse Sansone e Dalila come messaggio diretto e come messaggio indiretto ai decurioni ovviamente era che facessero attenzione alle presenze femminili onde mantenere importanti segreti. Il tutto è in quell’ambulat fraudulenter preceduto da un qui: il fatto biblico per insegnare a molti (qui, chi) a non procedere con l’inganno e la frode. Svelare i segreti per danneggiare qualcuno va contro i doveri di fedeltà e quindi Dalila manca totalmente di lealtà, dedizione e attaccamento a Sansone, facendo venir meno il rapporto di fiducia alla base del rapporto di coppia e in più danneggia pure gli interessi dello Stato. È quindi non la donna in senso generico, ma un tipo particolare di donna ad esser preso di mira nella sua natura fraudolenta e dannosa, un’indole da cui occorre prendere le distanze. Tesauro non è un misogino come Adolfo di Vienna o come il bizantino Cecaumeno perché riporta il discorso all’equilibrio paolino.

Luca Guglielmino

Fine della seconda parte - Continua

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Articolo pubblicato il 22/04/2023