113 arrestati all'"Istanbul Pride"

Il Governo di Erdogan non accetta cortei immorali e indecorosi. La famiglia non si tocca e non si minaccia.

Domenica 25 giugno, nella vicina Turchia, si è tenuto il “Pride di Istanbul”. A differenza di ciò che succede in Italia, però, sono state arrestate 113 persone.

Davut Gul, Prefetto di Istanbul, ha prontamente dichiarato: “Il futuro della nostra nazione dipende dal mantenere viva l’istituzione della famiglia e dai nostri valori morali. Non permetteremo alcuna attività che indebolisce l’istituzione della famiglia. 113 persone che hanno agito con lo scopo di fare propaganda sono state detenute. Per favore, non condividete le loro azioni, nemmeno se volete criticarle”.

Parole forti di un tutore dell’ordine preoccupato per la dilagante Teoria del Gender che, ormai, specialmente in Europa, viene utilizzata come ariete in tutte le istituzioni pubbliche.

La Turchia di Recep Tayyip Erdogan non vuole assolutamente che il mondo arcobaleno possa arrivare a definirsi famiglia.

I colleghi dell’“ANSA” fanno sapere che “i quartieri centrali di Istanbul sono stati completamente transennati dalle forze dell’ordine che impedivano l’accesso a numerose strade mentre le linee metropolitane che passano per il centro sono state chiuse dalla mattina”.

In molti Paesi del mondo i “Pride” sono visti come cortei immorali e non decorosi. La maggior parte delle Nazioni non accetta che due uomini o due donne possano definirsi famiglia. Nella maggior parte dei Paesi non è consentito adottare bambini da parte di coppie omogenitoriali.

Quello che è accaduto a Istanbul, dunque, non deve scandalizzare.

La redazione di “Gay.it” scrive che “dal 2015 in Turchia gli eventi Pride sono sistematicamente vietati. Gli arresti di ieri seguono gli avvertimenti di Amnesty International sulla “repressione sfacciata e sempre più profonda” che le persone LGBTQ+ devono affrontare nel Paese”.

Detto questo bisogna dire che il Pride era stato vietato e che il Governatore di Istanbul aveva dichiarato: “qualsiasi attività che minacci l’istituzione della famiglia non sarebbe stata consentita”.

In pratica la manifestazione non era autorizzata. Ciò nonostante “gli attivisti si sono riuniti nel parco Mistik e Nisantasi e hanno appeso un’enorme bandiera arcobaleno su un parcheggio multipiano di fronte al pratone” dice “Gay.it”.

Alcuni LGBT presenti alla manifestazione hanno dichiarato: “Nonostante tutti i divieti, le criminalizzazioni, le pressioni e i tentativi di sopprimerci, continueremo a sostenere una vita umana per tutti e persisteremo nella vita democratica”.

Sicuramente l’argomento è controverso e divisivo ma va detto che oggi l’istituzione familiare è minacciata da chi vorrebbe trasformare in famiglia tutto ciò che famiglia non è.

Torneremo sicuramente sul tema.

 

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Articolo pubblicato il 28/06/2023