Passeggiate agostane torinesi fra bianco e noir
La chiesa della Madonna del Pilone e la casa parrocchiale sorgono in corso Casale 195, già corso Italo Balbo. Nella casa ubicata al numero 205, sullo slargo che si apre di fronte alla strada per Reaglie, ha vissuto Emilio Salgari, fino al giorno del suo suicidio in strada di Val San Martino. Bastano questi due accenni a far capire che siamo in una zona di stranezze e confini: fra terra e acqua, il fiume Po scorre appena al di sotto della chiesa; fra Borgo Po e Sassi – Madonna del Pilone; fra i chiaroscuri del bene e del male. Sì, perché la chiesa sorge sul luogo di un miracolo avvenuto proprio sul Po, quel fiume che Salgari guardava e immaginava diventare un mare, con il suo isolotto, dal nome di Mompracem, con i pirati sempre pronti all’attacco e all’omicidio per rapina.
Passeggiare sulle sponde del fiume, rese pedonali e ciclabili negli ultimi anni, è un piacere, quando la temperatura sin città sale; la bocciofila situata alle spalle della chiesa è ancora oggi un luogo di incontro e frescura che ricorda stagioni passate.
Dove oggi sorge la chiesa, nel 1587 viene costruito un pilone dedicato all’Annunciazione della Vergine, con l’immagine della Madonna e dell’Angelo rivolte verso il fiume Po. Il borgo ospitava, fin dal 1474, uno dei mulini natanti della città di Torino, chiamato Mulino delle Catene.
La chiesa, dunque, ha origine dal miracolo avvenuto il 29 aprile 1644 in vicinanza del pilone, dov’era dipinta l’immagine. Una bambina di undici anni, figlia di un anonimo calzolaio e di Margherita Molar, che porta un sacco di farina da far macinare al mulino delle catene, cade nel fiume e sta per essere stritolata dalle ruote del mulino, quando viene tratta in salvo dall’intervento della Vergine, invocata dalla mamma.
Sulla chiesa e sul miracolo così si esprime il Craveri (1): «Vergine del Pilone. Situata in riva al fiume, in diftanza di un miglio dalla Città. Ivi non era da prima che un femplice Pilone, fu cui con bei colori v’era dipinta l’Immagine dell’Annunziata, ma avendo quefta operato nell’anno 1644 il primo di Maggio un miracolo, liberando una Figlia caduta nel Po fotto il Molini ivi attiguo, vi fi fabbricò la prefente Chiefa, la quale è bella ftruttura, tutta dipinta, ed ornata di varie indorature. Ha tre Altari, il maggiore di marmo, e vi fi vedono molti Voti d’argento. E’ cuftodita da un Rettore, e Vicerettore. Poco lungi da quefta Chiefa, entrando nel Monte, fi trova la ftrada, per cui dopo due miglia di falita fi arriva alla Real Bafilica di Superga».
E il Derossi (2), trent’anni dopo, aggiunge: «Chiesa alla riva destra del Po sulla strada, che conduce a Superga, lontana un miglio da Torino. Essa ebbe origine da un miracolo operato nel 1644 in vicinanza di un pilone, dov’era dipinta l’immagine di M. V. Ivi si cominciò ai 25 marzo 1645 a celebrare la prima messa. Poi fu ingrandita la chiesa con le generose limosine di madama reale Cristina, e di altri principi; e nel 1714 vi fu un concorso straordinario di confraternite della città, e terre circonvicine.»
Dove finisce la storia e inizia la leggenda, o viceversa? La leggenda (o la storia?) narra che Margherita avverte l’urlo della figlia che era accanto a lei e si rende conto che è caduta in acqua e sta annaspando tra i flutti. La donna si inginocchia, disperata, davanti al pilone votivo, chiedendo l’intervento della Vergine. In un attimo, una luce scende dal cielo ad illuminare il punto in cui la bimba è in balia delle acque, permettendo ad alcuni uomini di raggiungerla con una barca e di riportarla a riva.
Del miracolo rimane traccia nell’affresco, un ex-voto, sopra la porta d’ingresso della chiesa; essa viene costruita nel 1645 per volere di Cristina di Francia e del cardinale Maurizio di Savoia, inglobando il pilone votivo. Della primitiva decorazione si conservano gli stucchi, di Giovanni Andrea Casella, e gli affreschi della cupola. Nella cappella laterale destra si trova la statua del Sacro Cuore, con una galleria costituita da tanti piccoli ex-voto. Sull’altare campeggia il Pilone dell’Annunciazione, che ha dato il nome alla chiesa; il quadro dell’Annunciazione sull’altare è stato restaurato una prima volta nel 1816, su richiesta dell’allora parroco don Gaetano Bologna, ed una seconda volta nel 1925, su richiesta del parroco e teologo collegiato don Stefano Griffa.
Per esiguità di spazio, dovuta all’unica e piccola navata, l’altare ha mantenuto la disposizione precedente il Concilio Vaticano II in tema di liturgia, quando il sacerdote celebrava dando le spalle ai fedeli.
Una curiosità: il cimitero scomparso di Madonna del Pilone era, di fatto, a Sassi, dopo l’attuale piazza Pasini, oltre il ponte sul Po: a una piccola e breve via che si distacca da corso Casale è stato dato di recente il nome di strada Cimitero di Madonna del Pilone.
Lasciata la chiesa, poche decine di passi ci fanno entrare nell’area verde del parco, con il moderno monumento a Fausto Coppi, di fronte al MotoVelodromo, da poco ristrutturato per ospitare un nuovo sport, il padel, ed altre attività sportive e ricreative. Il 29 giugno 1951 Serse Coppi qui ha finito la sua vita: fratello meno dotato e meno fortunato dell’Airone, cade al termine di un Giro del Piemonte. In un primo tempo, l’incidente viene sottovalutato, ma un veloce aggravamento delle condizioni di Serse costringe al ricovero in una clinica privata, la Sanatrix di Borgo Crimea, e questa è un’altra storia ai margini della collina: Civico20News - La Clinica Sanatrix di Torino, il Motovelodromo e i fratelli Coppi
Il MotoVelodromo di Torino viene terminato nel 1920, su progetto dell'architetto Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana (3), uno dei protagonisti dell’epoca liberty torinese. All’inizio ha ospitato numerose gare di ciclismo su pista, nonché partite di calcio e di rugby; il Torino vi ha disputato il campionato 1925-26 e il torneo di guerra 1943-44. Il 30 settembre 1990 è intitolato a Fausto Coppi, nel trentennale della sua scomparsa; nel 2004 l'impianto serve per riprodurre lo Stadio Filadelfia nelle riprese della miniserie televisiva “Il Grande Torino”. Poi l’oblio, malinconico, fino alla recente riapertura.
Dove termina la sagoma del MotoVelodromo, possiamo fermarci ad osservare due angoli di corso Casale.
A sinistra, al numero 134, una palazzina ospita la S.O.M.S. De Amicis, nata nel 1908: un locale d’altri tempi al primo piano, al cui interno si respira l’aura antica del Borgo, che riprende, non solo nel nome, lo spirito cooperativistico di fine Ottocento e primo Novecento, quando l’assistenza pubblica era inesistente. Oltre alle attività per i soci, il locale ospita le presentazioni e gli eventi della Associazione ArteCiPare, creata da Paulin Siròt in nome della salvaguarda della tradizione e della cultura piemontese.
Sul lato opposto, al numero 139, riprendono le costruzioni dopo il parco e l’area giochi dei bambini. Fermiamoci a leggere la targa collocata sopra le vetrine di un mobilificio, purtroppo assai sbiadita del tempo e dalla dimenticanza: ricorda Adriana Volpi, una sfortunata ragazza uccisa da un proiettile vagante durante una sparatoria tra forze dell’ordine e malviventi, il 2 marzo 1970. Si tratta di una vicenda dai risvolti tragici che ha suscitato poco interesse, i cui colpevoli non sono forse mai stati cercati, in anni in cui per le strade si sparava con troppa facilità.
In una manciata di spazio, misurabile con un’occhiata, siamo andati alla scoperta di antico Borgo torinese, che offre molte scoperte a un camminatore attento all’ambiente, fra il bianco e il noir di questa città dalle due anime.
Note
(1) G. G. (Giovanni Gaspare) Craveri – Guida de’ forestieri per la Real Città di Torino – 1753.
(2) Onorato Derossi – Nuova guida per la città di Torino – Torino – 1781. Derossi cita un testo settecentesco a cui avrebbe attinto: Sacco Teol. Massimo Antonio - Origine miracolosa, progressi, e grazie della Vergine santissima del Pilone nelle fini della città di Torino. Torino (1726) - Giambatista Boetto
(3) Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana (Torino, 05.07.1880 – 12.03.1948). Fra i suoi molti progetti per edifici ad uso residenziale si ricordano in particolare: la palazzina in via Vespucci 39, angolo via Cassini (1909); la casa Bellia in corso Fiume 11, angolo via Cosseria (1912); le torri Rivella, situate in corso Regio Parco 1 e 2.
Nel 1910, in collaborazione con l’ingegner Gonella, progetta lo Stadium, grandiosa arena (a pianta pseudo ovale di m 360x200) con una capienza per 40.000 spettatori, inaugurato in occasione dell’esposizione Universale del 1911. Lo Stadium, situato fra i corsi Duca degli Abruzzi, Einaudi, Castelfidardo e Montevecchio, interamente costruito in cemento armato, fu demolito prima della Seconda Guerra mondiale.
A ricordare questo edificio rimane l’insegna di un bar. I suoi due progetti più grandi sono il Motovelodromo di corso Casale 144 (1920) e il campo di calcio del Torino in via Filadelfia 38 (1926). Alla sua maturità dobbiamo: l’Istituto Elettrotecnico “Galileo Ferraris” (1931-1933) e l’Istituto di Medicina Legale e Obitorio (1940), in corso Galilei angolo via Chiabrera, progettato per l’Università di Torino.
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Articolo pubblicato il 03/08/2023