Giovanni Battista Mura: Da Ittiri a Viù travolto dalla bufera

Di Alessandro Mella

Questa vicenda è davvero complessa e probabilmente di difficile, se non impossibile, risoluzione.

Tutto accadde in un periodo drammatico della nostra storia quando le opposte passioni esplosero in una guerra fratricida terribile. Quella che vide i partigiani cercare di conquistarsi la sospirata libertà lottando contro gli occupanti tedeschi e le ormai crepuscolari e disperate truppe della Repubblica Sociale Italiana.

Furono mesi di costante orrore in cui la vita umana perse il proprio valore ed in cui la morte divenne una costante così quotidiana da spingere quasi la gente ad abituarsi. Ed in questa bufera di odio e rancore furono molte le vittime innocenti.

Il fatto accadde il 22 maggio 1944 a Viù, nelle Valli di Lanzo in provincia di Torino, ed esso non parve diverso da tanti avvenimenti analoghi ed allora frequenti:

Il 22 corrente, alle ore 10, in Viù, alcuni banditi armati costrinsero il segretario comunale Gian Battista MURA e certo RIVALTA, non meglio identificato, a seguirli. (1)

Il Rivalta si chiamava, in verità, Giovanni Rivolta. Ma chi erano queste due figure rapite dai partigiani per ragioni apparentemente ignote?

Il personaggio meno chiaro parve essere proprio il Rivolta dato per viucese in alcune fonti e per forestiero in altre:

Rivolta ed il Muro (un romagnolo) (in verità Mura e sardo nda). Uccisi e lasciati nudi. L’averli raccolti e seppelliti si deve all’opera del dottor Arzani. (2)

Il problema probabilmente si deve ad un caso di omonimia che creò, nel dopoguerra, confusione circa la sua identità poiché in alcune sedi esso viene indicato come poliziotto nato e morto in circostanze diverse. C’è da supporre che la sua fotografia sia stata attribuita per errore ad un omonimo generando confondimento. Il Rivolta rapito a Viù era nato il 6 febbraio 1916 e scomparve con Mura nel maggio 1944.

Era veramente un poliziotto come qualcuno ipotizzò o forse il membro della Polizia Repubblicana era il suo probabile omonimo? Difficile, almeno al momento, a dirsi.

Certo l’eventuale appartenenza alla polizia della RSI renderebbe comprensibile il suo diventare obbiettivo strategico dei partigiani. Nel quadro di quel violento conflitto ciò avrebbe avuto una sua violenta ma sensata logica.

E Mura? Chi fu? Domanda legittima cui si cercherà di dare risposta. Sappiamo che nacque a Ittiri (Sassari), figlio di Pietro Mura, il 4 maggio 1885 e che si traferì a Viù per assumere il ruolo di segretario comunale. (3)

Aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di fanteria portandosi con coraggio e perizia al punto da vedersi riconoscere, nel 1920, una medaglia di bronzo al valore militare:

MURA Giovanni Battista, da Ittiri (Sassari), tenente complemento 234 reggimento fanteria (M.M.). Prezioso collaboratore del comandante di una colonna operante contro nemico preponderante in numero e trincerato in posizione minutissima, con calma, sprezzante del pericolo, si lanciava alla testa della sua compagnia, penetrando profondamente nelle linee nemiche, avvolgendone, schiacciandone il presidio e catturandone i superstiti. Lasciava le posizioni conquistate solamente dopo aver assolto completamente il compito affidatogli e dopo aver distrutto le difese avversarie. Casa Ambrosini Fortino Stella, 24 ottobre 1918. (4)

Questa esperienza bellica doveva aver segnato profondamente il Mura tant’è vero che l’unica sua foto al momento nota lo mostra con, al bavero, il distintivo dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia. L’associazione ex arma tutt’oggi viva ed attiva nel nostro paese. Successivamente egli si era spostato in Piemonte e poi a Viù nel 1944 per prendere servizio nel ruolo civico assegnatogli.

In ogni caso dal rapimento dei due passò del tempo finché, nel mese di giugno, il giorno 28, quattro salme furono rinvenute in alcune bare lasciate da ignoti nel cimitero di Viù e poi qui tumulate. Tra quei resti furono riconosciuti anche Mura e Rivolta ed il sindaco redasse a riguardo un verbale dedicato, in data 1° novembre 1950, cui seguì una sentenza di rettifica dello stato civile il 25 gennaio 1951. Il tutto per merito dell’iniziativa assunta dalla figlia Maria Luisa Mura. (5)

Perché questo assassinio? Se il Rivolta fosse stato davvero un poliziotto si potrebbe ipotizzare che il vero obbiettivo dell’agguato fosse lui e che il Mura fosse finito nella tragedia perché presente, per caso, e quindi testimone dei fatti da mettere rapidamente a tacere. Ma come abbiamo detto non abbiamo certezza del ruolo del Rivolta vista la confusione che si creò attorno alla sua figura dopo il conflitto.

Nella sua corposa opera “I Ribelli siamo noi”, Michele Tosca, attento ricercatore, attribuisce il delitto a partigiani della 18ª Brigata Garibaldi della 2ª Divisione Piemonte.

Egli, inoltre, ipotizza che l’assassinio fosse avvenuto a scopo intimidatorio per scoraggiare coloro i quali meditassero di assumere incarichi nell’amministrazione pubblica che, obtorto collo, dipendeva formalmente dalle autorità della RSI. Anche perché mai furono individuate accuse specifiche a carico del cinquantanovenne sardo da poco giunto in quelle valli.

Sempre secondo Tosca e le sue ricerche la vedova tentò nel dopoguerra di ottenere che fosse riconosciuto come il marito fosse stato ucciso per errore e non per colpa al fine di poter beneficiare, per i figli, dell’assistenza di istituti e colonie per minori. (6)

Tutta la vicenda resta, ancora oggi, molto ingarbugliata con dati e notizie che talvolta si contraddicono tra loro. Rivolta e Mura furono rapiti il 22 maggio ma secondo le lapidi funebri morirono l’uno il 24 e l’altro il 29.

Dove sta la verità?

Molti anni sono passati da quei fatti ed è difficile sperare di poter un giorno svelare del tutto il mistero. Quel che è certo è che la furia del conflitto fu feroce con tutti e non risparmiò nessuno. Ed oggi, talvolta, diventa difficile distinguere le situazioni che si crearono.

Ma doveroso resta indagare, provare a capire, per custodire ed impedire che eventi drammatici come quelli del Novecento si ripetano ancora.

Alessandro Mella

NOTE

1) Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana, 31 maggio 1944, p. 20.

2) ‘L vicari, Torino, febbraio 2017, p. 32. (Questo volumetto fu una simpatica e graziosa raccolta di memorie dedicata a don Manassero. Pubblicazione benemerita ma in qualche caso con qualche refuso dovuto al passaggio del tempo ed all’offuscarsi di qualche ricordo oltre, forse, alla difficoltà di lettura di alcuni documenti). Nino Arzani fu invece il medico condotto a Viù per molti anni.

3) Torino 1943-1946 – Martirologio, L’Ultima Crociata Editrice, 2005, p. 338.

4) Archivio Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare.

5) Torino 1943-1946 – Martirologio, L’Ultima Crociata Editrice, 2005, p. 338.

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Articolo pubblicato il 31/07/2023