Mongardino - Un modello per i Sacri Monti

Il Sacro Monte della trincea

Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.

 

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Realizzato sul modello della Via Crucis e oggi all’interno di un’area privata, il Sacro Monte di Mongardino è un complesso di limitata dimensione e estensione, posto tra i colli astigiani in una posizione di notevole bellezza.

Nella tradizione locale, l’insieme devozionale è definito “le cappelle”: si tratta di tredici edifici, strutturati appunto secondo il modello della cappella e realizzati a partire dal 1739.

All’interno di ognuna vi sono statue di gesso policromo, alcune in pessimo stato, che riproducono alcuni episodi della Passione d Cristo fino all’arrivo al Calvario: la cripta della chiesa di Sant’Antonio corrisponderebbe alla quattordicesima cappella.

 

Inoltre, altre quattro piccole cappelle costruite in tempi successivi, contengono scene dell’Annunciazione, Natività, Ultima cena e Orto del Getsemani. La disposizione intorno al colle Sant’Antonio di questi edifici consacrati al culto, segue però un’impostazione che vide la luce a seguito di motivazioni del tutto sconnesse dalla fede e dalla religione.

 

Infatti, nel 1706, quel sito che permetteva un’ultima visione dell’area sottostante, fu utilizzato per realizzare una struttura difensiva, resasi necessaria per difendere la località dalle azioni belliche francesi, in quel tempo impegnate nell’assedio di Torino.

 

In seguito tutta l’area fu affidata a don Giuseppe Taliano che volle convertire la funzione di quel luogo: si fece così via via sempre più forte l’idea di una Via Crucis da adagiare sul perimetro circolare del trincerone che cingeva il colle.

 

All’impresa parteciparono artigiani e artisti rimasti anonimi, che certamente subirono l’influenza della poetica dei Sacri Monti più noti e divenuti una sorta di archetipo per numerosi percorsi devozionali realizzati tra XVI e XVIII secolo.

 

Di certo, nel corso del XIX secolo, la Via Crucis di Mongardino subì un notevole degrado e solo agli inizi del Novecento furono attuati gli interventi necessari di restauro.

 

Indubbiamente, in quell’occasione, l’opera di salvaguardia ebbe anche il ruolo di variare l’aspetto primitivo del complesso; inoltre furono anche sostituite le statue con nuove realizzazioni di gesso e scagliola e ogni cappella fu affidata ad una famiglia del paesi perché provvedesse al mantenimento.

 

Ulteriori interventi alle soglie degli anni Quaranta del Novecento e altri in tempi recenti, hanno salvaguardato il Sacro Monte di Mongardino dal degrado, mantenendo viva una testimonianza di fede e di cultura che meriterebbe maggiore attenzione.

 

Interessante la disposizione delle cappelle che, in parte, si amalgamano ad una struttura abitativa privata, divenendone parte e assegnando all’insieme una vivida aura di sacralità. L’apparato decorativa dimostra limpidamente come l’impiantistica tipica dell’arte popolare riesca ad amalgamarsi con grande spontaneità ai modelli colti che, in questo caso, hanno il loro principale referente nella topografia e nella decorazione de Sacri Monti.

 

Anche se le statue policrome risultano fortemente scrostate e segnate dall’incuria, innegabilmente alcuni complessi conservano ancora tutta la spontaneità del primitivo progetto evocativo: di grande fascino, ad esempio, la cappelle dell’Ultima cena, in cui la differenza tra gli apostoli è scandita da una semplice ma robusta impostazione classificatoria, che ne accentua il legame con la tradizione evengalica.

 

Ormai molto deperiti i fondali dipinti, in alcuni casi la scenografia è vitalizzata dalla presenza di materiali contadini, semplici, ma che ben si adattano alle necessità rappresentative. Emblematica la cappella della Natività, in cui predomina il legno lavorato secondo un’impostazione che crea un continuum tra l’interno e il mondo esterno, dove il legno era un materiale necessario per il lavoro in campagna.

 

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Articolo pubblicato il 30/08/2023