Ghiffa - Un modello per i Sacri Monti

Il Mistero della Trinità

Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.

 

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Posto sulla riva piemontese del Lago Maggiore, il Sacro Monte di Ghiffa è dedicato al mistero della Trinità, poiché sorse in un sito n cui era preesistente un oratorio con questa dedicazione.

Globalmente presenta un impianto non omogeneo, è incompiuto e sono piuttosto vaghe le informazioni sui promotori e sugli autori, comunque dimostra di essere il risultato di un’accurata ricerca compositiva in cui gli aspetti monumentali e quelli ambientali si armonizzano limpidamente. Il luogo è infatti affascinante, posto sulle pendici del monte Gargiago, nel tratto del lago compreso tra Verbania e Oggebbio. Un’area che fu influenzata dalla cultura milanese post-tridentina e quindi il complesso di Ghiffa potrebbe essere considerato una delle numerose emanazioni dell’impegno pastorale di Carlo Borromeo.

 

Queste zone furono già precedentemente trapuntate da numerosi luoghi di culto, sorti per rispondere all’autentica e spontanea fede della gente del luogo.

Come già indicato, il complesso di Ghiffa si presenta come un’entità eterogenea, determinata probabilmente dalla mancanza di un progetto preciso e da uno sviluppo non regolato da un solo cantiere operativo.

 

Il nucleo più antico è costituito dal santuario della Trinità, intorno a questo edificio hanno poi trovato forma le cappelle dell’Incoronazione della Vergine, quella di San Giovanni Battista, quella di Abramo e la Via Crucis.

Dalle fonti più antiche che conosciamo (ultimi decenni del XVI secolo) sappiamo che a Ghiffa  l’oratorio precedente l’attuale santuario, era oggetto di grande devozione: “tale chiesa è oggetto di molta devozione e per visitarla molti convengono da ogni parte (…) tanto che la chiesa stessa non può contenere nei giorni di festa tutti i fedeli (…) questa grande devozione perdura dagli antichi tempi”.

 

La fonte è costituita dagli Atti di visita del vescovo di Novara, Speciano, in cui sono elencate le chiese della Valle Intasca. Di qualche anno dopo l’Historia del Lago Maggiore di Paolo Morigia (1603) che specifica “gran folla di pellegrini saliva al Monte nelle tre domeniche dedicate alla SS. Trinità”.

 

Nel primo decennio del XVII secolo si affermò il progetto di ampliamento del primitivo complesso che di fatto venne inglobato nella nuova costruzione. Il risultato è costituito da una chiesa caratterizzata da una forma originale, in particolare per quanto riguarda la facciata, contrassegnata da un avancorpo con porticato.

Nel 1728 venne realizzato il piccolo edifico chiamato “casa del romito”, probabilmente su un nucleo più antico che in passato, secondo una tradizione non confermata, ospitò uno o più eremiti.

 

La prima cappella del Sacro Monte (Incoronazione della Vergine), venne costruita nel 1647 (per volontà della locale famiglia Canetta): di forma ellittica a pianta ottagonale, nel suo interno otto nicchie semicircolari contengono altrettante figure di profeti e dottori della Chiesa; il complesso plastico e ormai di difficile lettura. Nell’insieme la cappella è caratterizzata da una forma elegante, che lascia intravedere, a monte, un progetto accurato, certamente influenzato da echi dell’architettura rinascimentale.

 

Identiche le considerazioni per la cappella di San Giovanni Battista, probabilmente del 1659 di cui, come per la precedente, non sono noti l’architetto, i plasticatori e i pittori.

Se ci affidiamo alla data incisa sull’architrave del cappella di Abramo (1722) possiamo constatare che il progetto del Sacro Monte di Ghiffa (se mai ci fu un progetto), subì un significativo rallentamento.

 

Forse, venendo meno la realizzazione primitiva, intorno alla metà del XVIII secolo fu realizzato il porticato (citato per la prima volta nel 1752), posto parallelamente alla chiesa e costituito da quattordici campate con colonne di granito corrispondenti alle edicole della Via Crucis strutturata con quattordici scene dipinte nel 1824.

Negli anni Trenta del Novecento, a causa del pessimo stato di conservazione delle pitture, vennero applicate formelle in terracotta che illustrano gli episodi salienti della Passione.

A margine ricordiamo che termine e concetto di Trinità (dal latino Trìnitas; derivato da trinus = triplo) furono creati da Tertulliano che di fatto definì questo importante aspetto della divinità. In estrema sintesi: Dio è uno solo, unica e assolutamente semplice è la sua Sostanza, ma comune a tre Persone (o Ipostàsi) uguali (consustanziali) e distinte. Dopo vari fasi di discussione, che furono anche oggetto di accese polemiche, questa dottrina fu condivisa da cattolici, ortodossi e dalla maggior parte delle chiese protestanti.

 

Queste chiese ritengono che la dottrina della Trinità e unicità di Dio sia un'esplicitazione dei dati teologici presenti nel Nuovo Testamento e nei primi Padri della Chiesa. Questa visione non è condivisa dalle altre religioni. La Trinità è costituita da Dio Padre: il creatore, dell'universo; il Figlio, generato dal Padre prima della creazione del mondo, fatto uomo nella persona di Gesù Cristo nel seno della Vergine Maria; lo Spirito Santo, che il Padre manda nel nome di Cristo ai discepoli e che ha il ruolo di favorire la comprensione e testimoniare le verità rivelate.

 

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Articolo pubblicato il 02/09/2023