Ossuccio - Un modello per i Sacri Monti

Lungo l’itinerario che conduce al santuario della Vergine del Soccorso

Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.

 

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Situato sul lato occidentale del lago di Como, il Sacro Monte di Ossuccio si articola lungo l’itinerario che conduce al santuario della Vergine del Soccorso ed è scandito da quattordici cappelle,  costituenti la struttura portante del complesso devozionale. Sorge davanti all’isola Comacina, in un’area naturale di grande fascino, in cui dominano prati, uliveti e boschi.

 

Se ci affidiamo alla tradizione popolare, apprendiamo che l’origine del culto risalirebbe al ritrovamento di un’antica statua in marmo bianco della Madonna (vi sono però altre fonti che fanno riferimento a un dipinto), che con tutta probabilità fu nascosta per di essere rubata o distrutta in occasione di non precisare “invasioni barbariche”. Successivamente l’effigie venne ritrovata da una  bambina sordomuta che, quando la scoprì in una grotta, riacquistò miracolosamente i sensi perduti.

 

Attualmente la statua si trova in una cappella votiva annessa al santuario; mentre nell’edificio principale è conservato anche un dipinto che raffigura la Vergine con il Bambino e sant’Eufemia, patrona della vicina parrocchia di Isola e risalente al 1501.

 

Va segnalato che il tema del veggente sordomuto, o muto, costituisce un leitmotiv ricorrente nelle esperienze miracolose legate alla Vergine (o mediate da una sua immagine) e va considerato come un segno particolarmente emblematico nella dinamica dell’evento soprannaturale. Infatti, il testimone che diventa portavoce della Vergine, ritrovando l’udito e la voce, costituisce la “prova” più concreta del miracolo, ponendosi come un’espressione indiscutibile secondo i canoni che governano i valori devozionali della religiosità popolare.

 

Ricordiamo che sul colle vi sono anche testimonianze che confermano la presenza in loco di eremiti, probabilmente dei terziari francescani: sono loro a essere considerati gli autentici promotori della costruzione del Sacro Monte. Ebbe un ruolo rilevante lo svizzero fra Timoteo Snider, che oltre a essere l’interlocutore principale nel progetto del complesso devozionale di Ossuccio, fu anche certamente in possesso delle competenze tecniche necessarie all’attuazione del cantiere.

 

Il santuario – posto sui resti di un tempietto pagano dedicato a Cerere – è stato realizzato in vari periodi: mentre la parte centrale fu terminata nel 1537, il campanile venne completato nel 1719, dopo vent’anni di lavoro; le decorazioni e gli ampliamenti proseguirono fino al 1730, mentre l’altare maggiore fu terminato solo nel 1740. La chiesa è costituita da un’unica navata a quattro campate, in cui a dominare è l’impianto barocco finalizzato alla celebrazione della Vergine, che si estrinseca soprattutto negli affreschi raffiguranti: “La nascita della Vergine”, “La visitazione”, “L’Assunzione” e “L’Incoronazione”.

 

Oltre il già indicato affresco con la Madonna, il Bambino e sant’Eufemia, è anche al centro di una diffusa devozione la pala d’altare del XIX secolo, che raffigura san Giuseppe e proveniente dalla basilica vaticana di San Pietro e donata al santuario di Ossuccio da Giovanni XXIII.

 

A una distanza di circa mille metri dal santuario, ha inizio il percorso devozionale costituito dalle cappelle: quattordici e sono dedicate ai misteri del Rosario; mentre la quindicesima (Incoronazione della Vergine) si trova all’interno del santuario.

 

Seguendo l’impostazione tipica dei Sacri Monti, l’impianto narrativo è garantito da una serie di statue in stucco e terracotta di grandezza naturale e dagli affreschi: insieme si armonizzano con notevole pathos all’interno delle cappelle, che furono realizzate tra il 1635 e il 1710. Qui operarono gli stuccatori della Scuola Intelvese, tra i quali si distingue lo scultore italo-svizzero Agostino Silva di Morbio (1628-1706).

 

La costruzione delle prime tre cappelle risale intorno agli anni 1620; alcune cappelle presentano un pronao di notevoli dimensioni, la cui funzione è quella di integrare in vialetto che si snoda all’interno del complesso di Ossuccio e inizia a snodarsi dalla piazzetta di Garzola (vicino alla quarta cappella). Venne realizzato avendo come riferimento quello del Sacro Monte di Varese, progettato e costruito tra il 1604-1680.

 

Tra gli scultori che qui operarono nelle cappelle, oltre il già citato Agostino Silva, ricordiamo anche il padre Francesco (1560-1643) e Cristoforo Prestinari; tra i pittori furono attivi Carlo Gaffuri, Francesco Innocenzo Tonion, Gian Paolo Recchi.

 

La fusione tra il corpus plastico e quello pittorico, determina un’armoniosa convivenza che fa di questo Sacro Monte un piccolo gioiello colmo di fascino; anche qui gli artisti hanno optato per una ricostruzione in cui le vicende evangeliche e agiografiche descritte si conformassero in ricostruzioni aventi come sfondo la semplice quotidianità del XVII secolo.

 

Più volte il Sacro Monte di Ossuccio è stato posto in relazione a quello di Varese, anche se il secondo si è sviluppato su un progetto di ben più ampie dimensioni. La critica ha posto in rilievo le assonanze tra alcune sculture di Varese realizzate da Francesco Silva e quelle che il figlio Agostino produsse per Ossuccio.

 

Uno tra i picchi qualitativi è stato raggiunta nella X cappella (quella della Crocifissione), dove Francesco Silva ha saputo enfatizzare tutta la drammaticità dell’evento con una cinquantina di statue che danno vitalità a un teatro tragico molto coinvolgente.

 

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Articolo pubblicato il 10/09/2023