Particolare attenzione la cappella chiamata Santo Sepolcro
Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.
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Noto come il Santuario dei Piloni, quello di Montà d’Alba è un Sacro Monte originale, in cuil’impostazione tipica del percorso devozionale si coniuga in un dettato formale contrassegnato daun originale equilibrio tra arte e decorazione.
Nucleo principale del complesso, la chiesa dedicata a San Giacomo apostolo che in passato condivideva il titolo con un altro apostolo, Filippo; dall’edificio si snoda l’itinerario cultuale, trapuntato da tredici cappelle con statue in gesso policromo e di fatto organizzate come stazionidella Via Crucis.
È ormai confermato che il sito sul quale poggia il Santuario dei Piloni fu già un luogo di culto inepoca precristiana. Poche ma suggestive le testimonianze archeologiche: una lapida funerariaromana, oggi perduta, e due altorilievi (romani?) in pietra inseriti nella facciata della chiesa.
Questo il testo della lapide perduta - che documenta l’esistenza di un tempio funerario - cosìriportato nelle fonti del XIX secolo:“Al divo Flavio, padre di modesta famiglia,a Lucio Flavio del divo Flavio primogenito,presule dell’VIII coorte di legionari romaniad Itrullia di Giunio Flavio moglie Clemente,a Modesta Flavia,Frontone Pollione della tribù di Asino PollioneQuesto tempio funereo eresse”.
Per avere qualche informazione in più dobbiamo andare al 1625: in quell’anno il vescovo di Astiscriveva che la chiesa dei San Giacomo era in pessime condizioni, ormai priva di arredi esuppellettili, trascorreranno quasi quarant’anni prima della riapertura al culto; fu possibile solo dopoun’importante opera di ricostruzione, ma anche di trasformazione.
Così la lapide in latino (che proponiamo tradotta) posta nel santuario ricordava l’importanteimpresa: “Con l’ottenuta munificenza del Sommo Pontefice / con l’aiuto dei Cavalieri di Malta /con l’offerta dei fedeli, / questa antichissima ara dedicata all’apostolo San Giacomo , / che fusempre incompleta e misera, / celebra il suo completamento nel maggio 1651, / essendo priori iSignori Giovanni Bornengo, / Stefano Gandolfi e Giacomo Aprile, Montanesi”.
Le cappelle più antiche (la prima e l’ultima, quella del Santo Sepolcro) risalgono alla metà delXVIII secolo; le prime dodici presentano una struttura architettonica identica: pianta ottagonale conqualche accenno neo-gotico. Le attuali statue di gesso sono del XIX secolo. Il complesso non segue un ordine urbanistico preciso e si snoda sulla base di un’impostazionelibera, che comunque bene si armonizza con l’ambiente naturale circostante.
È quindi certo che, originariamente, i piloni in realtà fossero veri e propri “piloni”, con scene dellaVia Crucis dipinte sulla facciata. A partire dal 1887 quelle strutture furono sostituite con le attualicappelle. L’opera di rifacimento fu affidata a Placido Massello, che disegnò le cappelle esagonalicon un’impostazione standardizzata; comunque a differenza dei primitivi piloni, le cappelle vennero arricchite dal corpus plastico. Nel 1903 il Sacro Monte era completato; nel 1933 fu aggiunta laGrotta dell’Agonia e nel 1956 la Croce luminosa dedicata ai soldati caduti in combattimento.
?Merita particolare attenzione la cappella chiamata Santo Sepolcro, indicata nelle fonti per la primavolta nel 1742: ha pianta centrale ottagonale ed è circondata da un porticato .All’interno della costruzione è collocata la statua di Cristo morto, con tutta una serie di segni tipiciderivati dalle sofferenze subite nel corso della Passione, l’opera in legno d’ulivo di Palestina, èconservata dentro un’urna di vetro e si dice sia il dono di un cavaliere reduce dalla crociate. Secondo il parere degli storici dell’arte, si tratterebbe però di una realizzazione del XV secolo.
Osservandolo globalmente, il Santuario dei Piloni di Montà si constata che costituisce una nitidatestimonianza di fede popolare, scandita attraverso un linguaggio semplice ma di indubbia forzaevocativa. Contribuisce ad accentuare la sua atmosfera colma di echi di antica sacralità, lacollocazione in un ambiente, tra Langa e Monferrato, che risulta la cornice più adatta per contenerequesto piccolo gioiello di devozione popolare.
Un contributo interessante per saperne di più sulla chiesa di Montà proviene dalla scritta “AGATONI PONT”, presente su uno dei mattoni. Qualcuno ha legato quelle parole a papaAgatone, che salì al trono di San Pietro dal 678 al 681, il che tenderebbe a collegare il primitivoedificio al XVII secolo. Ipotesi affascinante ma difficilmente relazionabile alla storia; è inveceprobabile che il primo nucleo del santuario debba essere collocato nel XI secolo.
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Articolo pubblicato il 13/09/2023