Crea - Un modello per i Sacri Monti

Adagiato nel basso Monferrato in un ambiente suggestivo e colmo di fascino

Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.

 

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Adagiato nel basso Monferrato (nel comune di Serralunga di Crea, in provincia di Alessandria), in un ambiente suggestivo e colmo di fascino, il Sacro Monte di Crea (oggi parco naturale e area attrezzata della Regione Piemonte) si trova in una posizione elevata che certamente favorisce ed accentua la dimensione sacrale del complesso.

All’origine di tale gioiello della tradizione devozionale, vi sarebbe Sant’Eusebio che si rifugiò a Crea per sottrarsi agli Ariani.

Come abbiamo già visto, anche in altri Sacri Monti incontriamo la figura di Sant’Eusebio che, in alcuni casi, viene anche indicato come il fondatore di un santuario. Come spesso capita in altri siti di culto, anche a Crea il santo avrebbe portato con se la statua della Vergine, indicata in quella conservata nel santuario, che però risulta incompatibile sul piano cronologico.

 

Sappiamo che fino al XV secolo nell’area era presente un centro fortificato, Cardalona, appartenente ai marchesi del Monferrato.

Dal secolo successivo, con la scomparsa del borgo, il luogo divenne un importante centro devozionale. Punto focale del complesso il santuario, dedicato a Santa Maria Assunta e di origine romanica, che fu retto dai canonici di Vezzolano fino al 1468; da allora, fino al 1798, dai Lateranensi; fino al 1801 dai Serviti e dal 1820 al 1992 dai Minori Francescani; attualmente è condotto dalla Curia di Casale.

Ampliato nel 1483 da Guglielmo Paleologo, marchese del Monferrato, il santuario ha subito diversi rimaneggiamenti: soprattutto la facciata che, dalla prima metà del XVIII secolo alla metà del XX, è stata oggetto di numerosi interventi.

 

All’interno si trova un interessante ciclo di affreschi con le “Storia di Santa Margherita d’Antiochia”, attribuito a Francesco Spanzotti (che la critica identifica con l’appellativo di “Maestro di Crea”), fratello di Martino, più noto e attivo in varie località del Piemonte nel XV secolo.

All’origine del progetto del Sacro Monte il canonico Costantino Massino che sostenne la realizzazione a partire dal 1589; la sua impresa è nitidamente tracciata in uno dei più antichi  testi sui Sacri Monti il Trattato dell’antichissima devozione nel Sacro Monte di Crea posto nel Ducato del Monferrato (Pavia 1590), scritto dallo stesso Massino.

 

Inoltre, nella supplica mandata dal promotore al duca Vincenzo Gonzaga, signore di Mantova dal quale dipendevano anche le terre del Monferrato dopo l’estinzione dei Paleologo, si possono evincere alcune informazioni sulla prevista struttura del Sacro Monte di Crea: “che sì come il Monte di Varali è circondato da molte cappelle, ove si rappresentano i Misterii del Signore, così quello di Crea, con favor suo sii circondato di cappelle dove si rappresentino i Misteri della Reina de Cieli”.

Il progetto iniziale prevedeva quindici cappelle che avrebbero dovuto rappresentare i Misteri del Rosario; il progetto però ha subito tutta una serie di ricostruzioni e ampliamenti: infatti, attualmente, le cappelle sono ventitré con cinque romitori.

 

Questo l’elenco: Martirio di Sant'Eusebio; Cappella II Riposo di Sant'Eusebio; Maria prefigurata e profetata; Concezione di Maria; Natività di Maria; Presentazione di Maria al tempio; Sposalizio di Maria; Annunciazione dell'Angelo a Maria; Visitazione di Maria ad Elisabetta; Natività di Gesù; Presentazione di Gesù al Tempio; Disputa di Gesù nel Tempio; Orazione di Gesù nell'orto; Flagellazione di Gesù; Incoronazione di spine; Salita di Gesù al Calvario; Nozze di Cana; Crocifissione; Resurrezione di Gesù; Ascensione di Gesù; Discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli; Assunzione di Maria; Incoronazione di Maria. I romitori, che si trovano sulla cosiddetta “Via del Ritorno”, rappresentano: San Luca che scolpisce la statua della Madonna; San Francesco; San Rocco; L’Addolorata; Sepolcreto dei frati.

 

A Crea operarono alcuni artisti importanti, che hanno lasciato una traccia profonda della loro opera nel complesso dei Sacri Monti lombardo-piemontesi: Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, i Wespin, della Rovere e i Prestinari, tanto per citare i più noti. Accanto a queste personalità operarono, soprattutto nella realizzazione dei gruppi statuari, anche artigiani rimasti anonimi.

Nel XIX secolo molte della cappelle furono al centro di un’impegnativa opera di restauro che si protrasse fino ai primi anni del secolo successivo; l’intervento vide impegnati artisti come Bistolfi, Morgari, Maggi e altri.

 

L’area in cui si trova il Sacro Monte di Crea fu teatro di sanguinose battaglie tra i Savoia e i Gonzaga, che culminarono con il saccheggio del santuario nel 1657. Molte statue furono mutilate e i beni preziosi asportati; alcuni affreschi vennero brutalmente cancellati. Il degrado andò via via accentuandosi toccando i livelli più alti nel 1789 con la soppressione del convento e quindi l’intervento delle leggi napoleoniche che avocarono al demanio e lottizzarono tra i privati i terreni del Sacro Monte.

Solo a partire dalla Restaurazione ebbe inizio l’opera di recupero che, in mezzo secolo, condusse il complesso devozionale verso la riconquista del primitivo volto.

 

Tutto il complesso fu inserito all’interno di un progetto di sostanziale recupero da quando il servizio religioso fu affidato ai Minori Francescani, che si stabilirono nel monastero, o meglio: in quel restava del monastero. L’edificio fu infatti ricostruito e le cappelle sottoposte ad una totale opera di restauro.

Merita particolare attenzione l’ultima cappella, quella dell’“Incoronazione di Maria” e detta il “Paradiso”. Si tratta di un’opera di straordinario fascino in cui è riconoscibile l’intervento del Moncalvo e del Tabachetti; il risultato è una massa plastica di notevole effetto e potenza scenica.

 

Raffigura un gruppo di angeli su cu poggia la Trinità fissata nell’atto di incoronare la Madonna. Tutto intorno: sante, santi e altri angeli emergono trionfalmente dal blocco scultoreo centrale. L’immagine che ne scaturisce è grandiosa e raggiunge la sua più acuta potenza dialettica con un linguaggio vibrante e ricco di atmosfera. Il pathos è prodotto interamente del miracolo artistico, scandito da un assemblaggio tutto giocato sull’effetto scenografico, dove pittura e scultura si fondono in un’apoteosi di impenetrabile maestosità.

 

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Articolo pubblicato il 16/09/2023