Oropa - Un modello per i Sacri Monti

Un connubio piuttosto diffuso nelle vicende che caratterizzano i Sacri Monti

Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.

 

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Decisamente meno scenografico di altri, con una  distribuzione delle singole cappelle sul pendio che sale al monte Mucrone, quasi posticcio, o casuale, il Sacro Monte di Oropa è comunque uno dei complessi devozionali più importanti della religiosità piemontese.

In questo luogo di fede, il santuario dedicato alla Vergine Nera coesiste con il sacro Monte, anche se il primo ha decisamente preso il sopravvento sul secondo, sia dal punto di vista strutturale che devozionale. Resta il fatto che le due entità sono tra loro strettamente legate: infatti, soprattutto sotto il profilo ambientale, i due complessi risultano correlati se pur autonomi.

 

Sembra che, verso la fine del XII secolo, quest’area, chiamata “Montagna di Oropa” fosse un luogo frequentato dagli eremiti e in seguito (XIII secolo) vi sorgesse un primitivo sacello già meta di pellegrinaggio.

Situato a 1200 metri sul livello del mare, il santuario mariano di Oropa è uno tra i principali d’Italia e, anche sul piano architettonico e artistico, è un’opera di grande respiro, che ha raggiunto le sue dimensioni anche in ragione degli appoggi forniti dai Savoia.

Senza alcun fondamento storico le pretese radici “celtiche” relazionate a basi etimologiche difficilmente riconducibili alla storia locale.

 

Ancora leggenda, qualche volta sorretta dalla tradizione agiografica, nel legame tra Oropa e Sant’Eusebio: un connubio piuttosto diffuso nelle vicende che caratterizzano i Sacri Monti (ved. “Pellegrinaggi e luoghi santi”). A questo santo, in genere, viene riconosciuto il ruolo di custode “della” statua della Vergine Nera e che avrebbe poi lasciato nel luogo in cui, alcune volte, è indicato come evangelizzatore. Il santo si sarebbe rifugiato sulle alture di Oropa in occasione della lotta contro l’Arianesimo, nel IV secolo.

 

La statua, tradizionalmente attribuita all’evangelista Luca, sarebbe stata deposta in una piccola cappella che oggi è incorporata nella basilica secentesca. Misura un metro e trentadue di altezza ed è di legno di cirmolo; a differenza di quanto si riscontra nelle Vergini Nere più antiche, quella di Oropa è rappresentata in piedi, con il bambino seduto sul braccio sinistro. Stilisticamente è attribuita all’area aostana della fine del XIII secolo.

 

Se fosse possibile datare al IV secolo una qualche forma di culto cristiano organizzato in quest’area, si potrebbe certamente rivedere la geografia dell’evangelizzazione del Piemonte orientale, in realtà però le prime fonti che attestano la presenza di un luogo di culto dedicato alla Madonna in quest’area del Biellese, risalgono alla fine del XVI secolo, quando la città di Biella (con un atto del 1599, ancora conservato) deliberò che gli abitanti si recassero in processione penitenziale al santuario per espiare i peccati. Con questo documento, Oropa entrò nella storia della devozione del Biellese con tutti i crismi dell’ufficialità, anche se in realtà, in quel luogo, da tempo i fedeli avevano individuato uno dei fondamentali punti di riferimento del culto mariano.

 

Inoltre, bisogna anche aggiungere che nella genesi cultuale di Oropa, ebbero un ruolo importante i modelli coevi dei santuari prealpini del Piemonte e della Lombardia, oltre, naturalmente, alle istanze della Controriforma.

Fu in quel periodo che divenne sempre più impellente il desiderio di realizzare una nuova chiesa (entro la quale incorporare il primitivo sacello) e attrezzare l’area con edifici che potessero offrire riparo al crescente numero di pellegrini. L’impresa viaria venne completata nel 1620.

 

In vent’anni il complesso venne notevolmente ampliato, soprattutto sotto il profilo dell’accoglienza dei pellegrini: il notevole impegno per migliorare le condizioni di ospitalità fu possibile anche grazie all’intervento di Madama Reale, Cristina di Savoia.

L’inizio dei lavori per la realizzazione dell’ospizio risale al 1644: fu l’incipit per un’impresa che continuò nel tempo, fino a raggiungere l’attuale estensione.

Non conosciamo con precisione quando dovrebbe essere datato il progetto del Sacro Monte: risale al 1620 una Nota delle cappelle che si devono fabbricare nell’ordine incomeridiato e nel secondo ponticello appresso la chiesa della S.S. d’Oropa. Mentre in un atto di donazione di alcuni terreni, del 1624,  viene citato il “colle dove si stanno fabbricando le cappelle”.

 

Inoltre, l'intenzione di realizzare un complesso di notevoli dimensioni, è attestata da una tavola del Theatrum Sabaudiae (1682), in cui accanto al santuario sono chiaramente poste in evidenza le cappelle del sacro monte.

Il nucleo delle cappelle sorge sul lato sinistro della grande spianata di San Francesco, antecedente al complesso architettonico principale. Come appare evidente dalla cronologia, questo nucleo andò a sovrapporsi a quello precedente, che prevedeva cinque piccole cappelle, erette già nel XVI secolo, all'interno del santuario e lungo la strada della valle.

 

Con Breve del 12 aprile 1595, papa Clemente VIII concedeva l’indulgenza plenaria a chi, in occasione della festa dell’Assunta, visitasse la chiesa e le cappelle di Oropa “da molti anni esistenti” e “rappresentanti diversi misteri”.

Gli studiosi ci ricordano che allora le cappelle già realizzate erano quella di San Grato, del Sepolcro, dell’Annunziata e infine quella “nel prato sopra la Nunziata ove si comenza andar in genochion in si avanti allo altar di la Madona”.

Comunque, delle diciannove cappelle previste, ne furono realizzate solo dodici: Immacolata Concezione; Natività di Maria; Presentazione di Maria al tempio; Dimora di Maria al tempio; Mnatrimonio di Maria; Annunciazione di Maria; Visitazione di Sant’Elisabetta a Maria; Nascita di Cristo; Purificazione di Maria; Nozze di Cana; Assunzione di Maria; Incoronazione di Maria in cielo.

 

Nei dintorni di Oropa si trovano altre sette cappelle, scollegate strutturalmente e tematicamente dal complesso del Sacro Monte, anche se intrinseche al complesso devozionale: San Fermo, San Luca, Trasporto della Madonna, Santa Maria Maddalena, cappella del “Rocc”, Sant’Eusebio, San Giuseppe.

Osservando strutturalmente il complesso delle cappelle di Oropa, si evince che nell’insieme gli edifici costituiscono di fatto tre percorsi:

  1. percorso lungo la strada principale con cappelle che non fanno parte di un ciclo, ma sono dedicate al alcuni santi e al trasporto della Madonna
  2. Sacro Monte
  3. Cappelle situate a monte del santuario.

 

Tutto il XVIII secolo fu caratterizzato da numerosi interventi che non interessarono solo la chiesa, ma anche il complesso circostante; per la costruzione della nuova chiesa fu adottato il progetto dell’architetto Ignazio Amedeo Galletti: il cantiere per la realizzazione entrò in attività nel 1885, ma il completamento definitivo fu raggiunto solo nel 1960.

 

Al visitatore, il complesso di Oropa appare come una struttura eterogenea in cui convivono entità architettonicamente diverse, ma che comunque capaci di offrire un senso di armonia basata su una creativa simbiosi tra ambiente naturale e opera dell’uomo.

 

È affascinante trovarsi al centro del piazzale dove convergono la basilica “vecchia” e quella “nuova”, con lo sfondo delle montagne che accentua la solennità dell’insieme. Nella piazza di trova il Bönell: termine dialettale per indicare una fontana con ampia vasca che venne ricostruita verso la fine del XVI secolo e spostata nell’attuale posizione nel 1655. Intono al Bönell vi sono i caratteristici cassui, mestoli che servono ai pellegrini per raccogliere l’acqua e bere.

 

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Articolo pubblicato il 17/09/2023