San Vivaldo/Cervenno - Un modello per i Sacri Monti

Da tempi lontani l’oratorio dedicato a San Vivaldo fu custodito dagli eremiti

Vent’anni fa i Sacri monti del Piemonte e della Lombardia sono stati inseriti dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Proponiamo quindi una serie di articoli che ripercorrono la storia e la cultura di queste importanti testimonianze dell’arte e della devozione e create sulla spinta delle istanze sorte in seno al Concilio di Trento.

 

15

Anche se situato in posizione decentrata rispetto agli altri Sacri Monti italiani, che hanno il loro luogo deputato in area prealpina, la Nuova Gerusalemme di Montaione (Firenze) ha un’antica radice nella storia. Sappiamo che tra il 1185 il 1280 in zona era possesso dei frati della Croce di Normandia. Nei primi vent’anni del XIV secolo, qui visse il beato Vivaldo Stricchi; dopo la sua morte (1320), i successori del terz’ordine Francescano vollero indicare quel luogo con il suo nome.

Da tempi lontani comunque l’oratorio dedicato a San Vivaldo - chiamato Santa Maria in Camporena - fu custodito dagli eremiti, poi l’area fu assegnata dal Comune ai Francescani. Artefice del progetto padre Tommaso da Firenze che, come altri promotori dei Sacri Monti, era reduce da un viaggio in Terra Santa. Dal 1513 al 1516 furono realizzate numerose delle cappelle previste: fu un’esecuzione molto importante, che quasi certamente coinvolse tutta la comunità.

 

Le cappelle, diverse di forma e dimensioni, furono collocate nell’area boscosa attigua al convento, con il contributo i figurazioni plastiche e pittoriche, venne così ricostruita la “Via Dolorosa” secondo i canoni tradizionali. Molte di queste realizzazioni sono anonime, anche se per alcune si avanza l’ipotesi che tra le maestranze abbiano operato Giovanni della Robbia e Benedetto Bugliani.

 

Centro di gravità del complesso devozionale la chiesa e il convento; la prima è contrassegnata da un avanportico a cinque arcate, in cui si trovano tre statue in terracotta; altre statue di santi sono presenti nelle cappelle della chiesa, strutturate in scene sacre, collocabili al periodo della realizzazione del percorso cultuale.

Le cappelle rimaste sono diciannove, disposte senza un apparente ordine che rispecchi la struttura della Via Crucis; inoltre, nella seconda parte, sono anche contrassegnate da una disposizione che non si attiene all’ordine cronologico della Passione.

 

La prima che si incontra è quella del Cenacolo, nei pressi della quale è stato allestito in Museo del Sacro Monte adattando brillantemente allo scopo un vecchio fenile.

 

Queste le altre cappelle: Casa di Anna; Annunciazione; Fuga in Egitto; Casa di Simone il fariseo; Casa di Pilato (la struttura della cappelle pone in risalto in cortile interno chiamato lithostros, dove si svolse gran parte della procedura giuridica contro Cristo); Casa di Erode; Salita al Calvario; Chiesa dello spasimo; Le pie donne; Veronica; Calvario (significativa la raffigurazione dello squarcio che si verificò nel tempio a seguito del terremoto che seguì la morte di Cristo e qui presente ne basamento); Sepolcro; Noli me tangere; Carcere di Cristo (questa cappella, nel progetto originale, doveva essere dedicata alla Resurrezione). Ritornando in direzione del convento si trova la cappella di San Giacomo, poi vi è la Casa di Caifa; riprendendo il percorso che conduce alla strada provinciale si incontrano ancora due cappelle: quella della Valle di Giosafat e dell’Ascensione.

 

Come già osservato, questo Sacro Monte presenta una struttura alquanto libera, che lo rende quindi originale e ricco di sorprese: ad esempio la cappella dello Spasimo di fatto si presenta come una vera e propria chiesa con portico, abside e sacrestia. Inoltre bisogna ricordare che anche quando l’impronta architettonica delle cappelle si presenta alquanto dimessa, spesso nel loro interno sono presenti gruppi scultorei di notevole pregio.

 

Una singolarità caratterizza San Vivaldo: a differenza degli altri Sacri Monti, i gruppi statuari non possono essere visti attraverso finestre o grate, ma solo accendendo all’interno delle singole strutture. Alcune (Crocifissione e Cenacolo) sono munite di scaletta: tale accorgimento ha il ruolo di enfatizzare la complessità architettonica dell’insieme, trasformando il singolo edificio una chiesetta in piena regola. I gruppi plastici sono costituiti da opere a tutto tondo e in altorilievo.

 

UNO SGUARDO A CERVENNO

 

Anche se non è riconosciuto come Sacro Monte vero e proprio, crediamo sia corretto citare in queste pagine anche il santuario della Via Crucis di Cerveno (localmente detto le Capéle), in Val Camonica, costituito da quattordici di stazioni, inserite in un solo edificio, lungo una scalinata che culmina nella cappella della Deposizione e si innesta nel santuario attraverso un portone laterale.

 

Le cappelle-nicchie raccolgono 198 statue in legno e gesso a grandezza naturale e sono quasi tutte (dalla I alla VII e dalla X alla XIII) dello scultore camuno Beniamino Simoni “fabricator di statue”, nato a Fresine, in Valsaviore (nel 1712 [secondo altre fonti nel 1723] – 1787) e attivo nell’area lombarda: suo anche il gruppo del Santo Sepolcro dell'Oratorio di Sant'Emiliano di Padenghe del Garda, della chiesa di San Maurizio a Breno, del santuario della Maddalena a Bienno.

 

Committente della Via Crucis di Cerveno don Andrea Boldini, parroco di Cerveno; il lavoro proseguì fino al 1764, quando venne interrotto a seguito delle liti tra l'artista e i parrocchiani di Cerveno. Per completare il complesso furono chiamati Donato e Grazioso Fantoni, che realizzarono l’ottava e la nona nicchia; probabilmente conclusero anche la decima.

 

La quattordicesima cappella venne però realizzata solo nel 1869 dal milanese Giovanni Selleroni. Gli affreschi sono dello Scotti e dei fratelli Corbellini.

 

Per quanto di piccole dimensioni e forse un po’ “soffocate” nelle nicchie laterali della scalinata, le scene di questa Via Crucis costituiscono un esempio di grande fascino dell’arte devozionale e rivelano sorprendenti aperture a livello estetico, che si estrinsecano soprattutto nella partecipata espressione di alcuni personaggi.

 

Si accede a questo singolare complesso attraverso la porta principale della chiesa parrocchiale, da qui si raggiunte la prima cappella; la altre stazioni seguono sul muro settentrionale in discesa e poi risalgono sul lato opposto fino alla grande cappella della Deposizione, situata sul fondo dell'edificio.

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 26/09/2023