Un cavaliere per Torino

Il monumento all’arma equestre (di Alessandro Mella)

Passeggiare per piazza Castello, a Torino, è sempre piacevolissimo e la città abbraccia turisti e cittadini con tutte le sue bellezze. I palazzi e gli innumerevoli monumenti, spesso dimenticati, talvolta trascurati, rare volte rispettati. Fa male vedere statue erette in memoria di grandi eroi e martiri trasformate in bivacco quando non in pista per skateboard, pattini ed altri ammennicoli più o meno ruotati.

Forme di vandalismo curiosamente tollerate, non guardate, ignorate anche dalle autorità e dalle istituzioni.

Un esempio può essere il bel “monumento al cavaliere” posto oggi a poca distanza dalla figura fiera del Duca d’Aosta comandante dell’invitta Terza Armata.

Al termine della Prima Guerra Mondiale si avvertì l’esigenza di innalzare monumenti che potessero ricordare il sacrificio dei soldati nei singoli comuni ma anche le specialità ed i reparti del Regio Esercito. Opere talvolta volute anche dai reduci, fieri dei fregi indossati gloriosamente in guerra.

Nel 1922 fu fondato, a Roma, un comitato per onorare l’arma di cavalleria la quale, malgrado i mutamenti delle strategie belliche, era riuscita nel conflitto appena finito a dimostrare ancora grandi potenzialità.

Il senatore Filippo Colonna lanciò l’idea di collocare un’opera che commemorasse i cavalieri in piazza Castello, a Torino, ove già sorgeva il monumento al soldato sardo di cui ebbi modo di parlare tempo fa.

Fortunatamente il comune ed il consiglio approvarono con entusiasmo la proposta cui offrirono il massimo sostegno mentre il Ministero della Guerra offrì il bronzo necessario allo scultore Pietro Canonica per realizzare l’opera. La quale, per le grandi dimensioni, richiese molto lavoro per la fusione e soprattutto per la collocazione:

L'altro giorno è stata trasportata in piazza Castello, dall’officina di costruzione dove venne fusa, la statua, in bronzo, del cavallo, modellato dal Canonica, che dovrà ornare il monumento al cavaliere d'Italia che sarà tra breve inaugurato in piazza Castello, al lato orientale di Palazzo Madama.

Poiché si tratta di una massa di bronzo di peso considerevole il trasporto non fu dei più agevoli. La statua venne caricata sopra un basso robusto carro e avviata all'uscita dal portone che dà sul corso Re Umberto. Ma qui sorsero le difficoltà.

L'apertura del portone era troppo bassa: la testa del cavallo superava la luce dell’apertura e si dovettero compiere non lievi manovre per ovviare all'inconveniente. Ora il cavallone è già in piazza Castello e ieri mattina fu issato sul basamento, che è un enorme dado di pietra rossastra con delle iscrizioni in lettere d'oro.

Manca ancora la statua del cavaliere, ma è affare di qualche giorno, e poi il nuovo monumento, veramente imponente sarà pronto per la cerimonia inaugurale. Salvo nuovi impedimenti non prevedibili, pare che lo scoprimento avverrà il giorno 20 corrente col probabile intervento del Re e di membri del Governo. (1)

Poiché il comitato aveva a suo tempo offerto la presidenza onoraria al Re Vittorio Emanuele III, fu prevista la sua partecipazione alla cerimonia inaugurale:

Il Re a Torino per il monumento al cavaliere. Domani domenica a Torino sarà inaugurato il monumento al cavaliere in una grande apoteosi celebrante le virtù del soldato italiano. Alle ore 9 giungerà a Torino S. M. il Re, che si recherà al palazzo reale, donde alle 11 partirà per assistere all'inaugurazione del monumento in piazza Castello.

Il discorso ufficiale sarà pronunciato dal valoroso comandante della quarta Armata generale Giardino, il difensore del Grappa, che la vicina Marentino ha l'alto onore di ospitare spesso.

Rappresenteranno il governo i ministri generale Diaz e Teofilo Rossi. 

Nel pomeriggio alle 14,30, avrà luogo il grandioso carosello storico in piazza Vittorio Veneto. (2)

Un carosello storico, la parata di militari e reduci con le loro associazioni ex arma, completarono la bella giornata del 21 maggio 1923. Evento cui il Re presenziò tra il giubilo generale. Festeggiamenti che l’allora presidente del consiglio forse temette di non ricevere, nel capoluogo sabaudo, in egual misura:

L'on. Mussolini, che doveva accompagnare il Re a Torino per l'inaugurazione del monumento al Cavaliere d'Italia eretto in piazza Castello, ha definitivamente rinunciato ad intervenire, in considerazione della situazione del fascismo in talune zone del Piemonte. (3)

La statua parve subito meravigliosa con il suo cavaliere avvolto nel pastrano con bandoliera, la lancia nella mano, l’elmetto Adrian in capo.  In spalle il moschetto 1891 e sul lato sinistro la borraccia “Guglielminetti”.

Cavallo e cavaliere hanno lo sguardo fiero, la posa sicura, con sobria posa, in veglia quasi fossero pronti allo scatto, alla carica.

Quando, tuttavia, nel 1937 fu installato ed inaugurato il monumento ad Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, fu necessario spostare la statua sul lato destro di Palazzo Madama:

Con la visita di ieri, tra l’altro, del Maresciallo De Bono alla zona ove sorgerà il monumento al Duca d'Aosta i lavori per l'importante opera sono entrati in una fase definitiva di realizzazione. (…) Importanti lavori saranno eseguiti dal Comune per sistemare definitivamente la piazza ed armonizzarla con la nuova opera d'arte.

Come è noto il monumento al Cavaliere sarà trasportato su di un lato del Palazzo Madama e precisamente dove un tempo si elevava la statua a Galilea Ferraris. (4)

La bella statua lì si trova ancora e proprio lì, nel 2008, fu oggetto di un accurato restauro grazie al quale le fu restituita la tinta originale.

Passando, le migliaia di cittadini ed avventori, certo non immaginano e forse nemmeno ricordano le gesta gloriose della cavalleria nel Risorgimento, nella Grande Guerra ed ancora nella guerra 1940-1945 quando perfino i tedeschi, che si credevano i massimi esperti del mondo militare, di fronte all’eroismo dei nostri eroi in Russia dovettero ammettere che: “Noi queste cose non le sappiamo più fare!”. Gli italiani invece sì, lo sapevano, lo sanno, fare ancora. Ed in piazza Castello una bronzea effige ricorda quegli squadroni indomiti e gloriosi.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Stampa, 256, Anno LVI, 9 novembre 1922, p. 4.

2) L’Arco, 20, Anno XXXI, 19 maggio 1923, p. 1.

3) L’Alfiere, Corriere di Chieri e dintorni, 19, Anno IV, 12 maggio 1923, p. 1.

4) La Stampa, 248, Anno LXX, 17 ottobre 1936, p. 4.

 

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Articolo pubblicato il 04/10/2023