L’Aquila ferita: Il monumento di Superga al Re Buono

Di Alessandro Mella

Tutta Italia sprofondò, in quei giorni dell’estate del 1900, nel lutto più profondo. Una sofferenza sentita e sincera, un popolo sconvolto dal più abbietto dei crimini, dal più efferato regicidio che la storia ricordasse.

Un cordoglio unanime percorse il paese sconvolto dall’assassinio di un sovrano che, al netto di certe vulgate non disinteressate, fu tutt’altro che impopolare. I fatti dimostrarono, concretamente, il contrario e quanto la popolazione fosse saldamente legata alla dinastia che, nel bene o nel male, aveva reso possibile la sospirata unità nazionale.

Così Torino che, ovviamente, con Casa Savoia aveva un rapporto profondo radicatosi lungo i secoli e le glorie e sventure della Storia. Sentimento che condusse la città e la popolazione ad erigere, a Superga, un ricordo del defunto Re Umberto I. Realizzazione figlia della devozione popolare proprio perché voluta da una commissione delle società operaie ed artigiane dell’antica capitale.

In nome di un legame che la stessa estetica dell’opera volle in qualche modo sottolineare scegliendo, per merito ovviamente in prima battuta dello scultore Pozzi, il sovrano raffigurato non nella consueta divisa militare od in posa imperiale bensì in quella di capo celtico gallico rievocando in questo modo le radici più antiche della storia e della cultura subalpine del Piemonte.

Un guerriero con la spada sguainata, pronta a colpire, a ricordo anche della vocazione militare di una dinastia che tutto dovette conquistare e difendere con coraggio e determinazione.

In cima un’aquila ferita da un dardo, icona del colpo proiettato da mano vile e traditrice contro il sovrano. Ovviamente la sua creazione suscitò la curiosità dei giornali del tempo:

Il giorno 8, per cura di un Comitato di benemeriti cittadini, s'inaugurerà sul fatidico colle di Superga il monumento ricordo al Re martire, al non mai abbastanza rimpianto Umberto I.

Tale monumento, che frutto di una sottoscrizione popolare, fu ideato ed eseguito dallo scultore Cav. Tancredi Pozzi, il distinto artista filantropo tanto stimato ed amato dai torinesi.

Questo ragguardevole monumento consiste in un fusto di colonna in marmo della lunghezza di 5 metri e in un sol pezzo, sormontata da un ricco capitello da cui sembra spiccare il volo una grande imponentissima aquila in bronzo. Nella parte inferiore il basamento, formato da una serie di gradini sui quali sono posati la corona ferrea, lo scudo, un bel trofeo ed il marziale e severo Allobrogo tutti in bronzo.

La figura dell'Allobrogo che è in atteggiamento di giurare, con un ginocchio piegato sulla base della colonna e la spada abbassata, è veramente riuscitissima e piena di espressione e di fierezza pregevolissima.

L'altezza complessiva del monumento misurerà metri 7,50.

Le relative fusioni furono eseguite dal rinomato stabilimento Sperati di Torino, ed il cav. Sperati, da schietto patriota e bravo artista, curò personalmente con scrupolosa diligenza la bella riuscita dei molti pezzi fusi.

Questo monumento riuscirà certamente degno dell’immortale Monarca al quale fu dedicato. (1)

L’importanza dell’evento non sfuggì al Quirinale ed i sovrani, Vittorio Emanuele III ed Elena, partirono da Roma per salire a Torino ove sempre tornavano volentieri così da assistere all’inaugurazione dell’8 maggio 1902. (2)

La cerimonia riuscì davvero imponente con grande partecipazione di popolo e di autorità, le quali iniziarono ad affollare con largo anticipo il grande piazzale antistante la basilica sabauda. E con loro le bandiere delle associazioni e società e tante persone radunatesi sotto una fine pioggia che, purtroppo, seguitava a cadere. Quasi il cielo si fosse unito nel lutto per il defunto Umberto. (3) Tutti in attesa dell’importante cerimonia:

Giovedì, festa dell’Ascensione, fu inaugurato un ricordo marmoreo a Umberto alla presenza dei Reali e dei Principi del sangue e delle autorità politiche militari e amministrative a Superga.

Il monumento consiste in una colonna di granito di Baveno, su cui sta l'Aquila di Savoia (che misura tre metri in larghezza da una punta all’altra delle ali) colpita al petto da una frecciata e con le ali spiccate.

Essa volge lo sguardo fieramente al punto donde partì il dardo feritore, quasi a dimostrare che il suo dolore non fiaccherà la sua energia.

Ai piedi della colonna, su di un cuscino posato sulla gradinata, sta la corona ferrea circondata da palme, ed un allobrogo misurante l'altezza di m. 3, volgendo la punta della spada a quella corona, il braccio sinistro levato in alto rinnova il giuramento di fedeltà.

Il monumento è opera dello scultore Tancredi Pozzi. Parlarono l’assessore municipale Albertini, il Sindaco Casana, e il Prefetto della basilica Mons. Bonnet. (4)

All’arrivo il re e la regina, accompagnati dai duchi d’Aosta e di Genova, dai conti di Torino e di Salemi, da Giolitti, da Zanardelli, da Saracco e tanti altri, furono accolti con una vera ovazione. Al termine della cerimonia incontrarono i bambini delle scuole, i militari e la gente ed il sovrano, in particolare, si intrattenne volentieri con i veterani e soprattutto con il Poggio, medaglia d’oro al valore militare, mutilato di entrambe le braccia nelle guerre risorgimentali.

Vittorio Emanuele III rimase poi favorevolmente colpito dall’efficacia dell’inconsueto monumento. Al punto che volle ringraziare lo scultore Pozzi attraverso la concessione dell’Ordine della Corona d’Italia con il grado di cavaliere ufficiale. (5)

Oggi, a distanza di tanto tempo, il monumento si trova ancora al suo posto dopo guerre, calamità, secoli di maltempo e purtroppo dopo la stupidità degli uomini che, in nome del puro vandalismo, ne hanno guastato più volte varie parti arrivando a spezzare la spada stessa del re gallico:

Sporco per la vernice e mutilato nella spada: è il monumento più dimenticato di Torino. Ce lo hanno segnalato molti lettori. Si trova a Superga.

È un bronzo, opera del modenese Pozzi Tancredi, inaugurato l'8 maggio del 1902.

Ritrae Re Umberto I nei panni di un guerriero celtico: venne pagato da società operaie e artigiane torinesi che si firmarono «popolo subalpino» per «riaffermare» «l'antica fierezza» piemontese a una monarchia che aveva trasferito la Capitale a Roma. (6)

Tanti sono i turisti che passano vicino alla statua quasi ignorandola, non conoscendone la storia ed il significato, snobbandola per recarsi a rievocare altre memorie di quel colle. E nemmeno le autorità cittadine sembrano volersene curare quel minimo sindacale che si richiederebbe.

Forse per distrazione, forse per ignoranza, forse per via di decenni di storiografia denigrante e tale da alimentare i peggiori istinti vandalici di troppi giovani cui aprire qualche serio di libro di storia non farebbe affatto male.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Gazzetta di Mondovì, 48, Anno XXXIV, 26 aprile 1902, p. 6.

2) Il Re e la Regina sono partiti oggi da Roma per Torino, ove assisteranno alle feste per l’inaugurazione del monumento al compianto Re Umberto a Superga e dell’esposizione internazionale d’ arte decorativa. Le feste hanno principio domani 7 maggio (L’Unione Monregalese, 37, Anno V, 15 maggio 1902, p. 2).

3) La Stampa, 12, Anno XXXVI, 2 maggio 1902, p. 2.

4) L’Unione Monregalese, 38, Anno V, 15 maggio 1902, p. 3.

5) Onorificenza allo scultore Pozzi. Il Re decorò delle insegne di ufficiale della Corona d'Italia il cav. Tancredi Pozzi, autore del ricordo monumentale a Superga (La Stampa, 127, Anno XXXVI, 9 maggio 1902, p. 3).

6) La Stampa, 55, Anno CXXXI, 25 febbraio 1997, p. 35.

 

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Articolo pubblicato il 25/10/2023