R. incredibilmente fortunata, …

… bei tempi.

Eh, sì! Altri tempi in cui la vita scorreva placida e monotona. Io andavo ancora alle scuole medie e con la mia famiglia abitavo al primo piano di un condominio di cinque piani, sviluppato in due ali ad angolo, con un piccolo cortile interno. 

Dalla nostra abitazione, e ancor meglio dal balcone della cucina che sporgeva sul cortiletto, potevamo facilmente osservare quelle dell’altra ala.

In una di quelle abitava una bambina di due o tre anni, R., insieme alla sua numerosissima famiglia, giunta a Torino, come noi, alcuni anni prima, in cerca di lavoro e sistemazione.

I membri di quella famiglia erano così numerosi che, come prassi, per dormire dovevano fare i turni. Tuttavia tutti riuscivano a trovare sistemazione attorno alla tavola per pranzare insieme. 

Ed è proprio in una occasione simile che, mentre anche la mia famiglia stava pranzando e si stava scatenando un temporale estivo, accadde loro un fatto particolare.

Ci fu un gran rumore, un boato, poi urla di terrore a non finire. Ci precipitammo fuori e vedemmo tutta la famiglia di R. riempire il loro balcone fin in ogni angolo, mentre alcuni di loro tentavano di raccontare qualcosa tra urla e strepiti, indicando l’unico alberello presente, situato quasi al centro del cortile,

L’alberello era stato centrato da un fulmine!

Già questo fatto avrebbe di per sé sufficientemente giustificato la reazione terrorizzata, specialmente dei più piccoli, ma ciò che l’aveva scatenata in realtà era stato il precedente avvenimento.

Cosa era accaduto infatti?

Era accaduto che, preso atto di essere in tanti intorno alla tavola e facendo molto caldo, per approfittare dell’aria agitata che accompagnava tuoni e fulmini e ricavarne un po’ di refrigerio, alcuni commensali avevano aperto tutte le porte e le finestre delle due arie dell’alloggio per fare corrente d’aria nelle stanze.

Di tale situazione ne aveva approfittato un fulmine che, dopo essere entrato dalla portafinestra del balcone verso la strada e aver percorso tutti i muri di un lato dell’alloggio ad una altezza di circa un metro dal pavimento, lasciandovi una traccia scura evidente ed una ancora percepibile scia di caratteristico odore di ozono, finì per scaricarsi sul povero alberello, schiantandolo.

Incredibilmente senza fare altri danni, nonostante l’assembramento di persone e il poco spazio libero a sua disposizione.

R. fu l’ultima a smettere di piangere!

 

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Articolo pubblicato il 29/11/2023