L’amica di mia madre …

… quel giorno non poté resistere!

No cari miei, spiacente di deludervi!

Non si tratta del titolo di un racconto erotico come andava di moda qualche decennio fa (ma non si sa mai cosa possa scatenare in noi una cosa apparentemente tanto innocente). Tuttavia in qualche modo a qualcuno ha procurato una conseguenza dai risvolti ambigui ed opinabili.

La signora in questione, emiliano-romagnola di origine, era di aspetto e carattere tali da mettere il buonumore anche all’ultimo degli sfigati. Ed io a quei tempi ero uno di quelli. Lungo e secco, pochi amici, avevo intorno ai dieci anni o poco più ed ero già quasi alto come da adulto. Inoltre e naturalmente, non avevo ancora chissà quali propositi per salvare il mondo o impostare una vita piena di traguardi da raggiungere o sfide essenziali da vincere. Giocavo ancora a biglie e pensavo solo a divertirmi ogni volta che potevo.

Anche quella volta tale era il mio intento intanto che, io, mia madre e lei, l’amica, andavano passeggiando verso piazza d’Armi per fare un po’ di movimento e prendere un po’ d’aria. Non mi ricordo bene quale fosse il periodo, ma ricordavo che c’erano le giostre.

Infatti, arrivando all’inizio della piazza, ne scorsi una in particolare sulla quale giravano alcune automobiline. Affrettai il passo facendo da traino alle due finché giungemmo nei pressi. Quindi feci di tutto per convincere mia madre a darmi i soldi per comprare un biglietto per una corsa. Senonché le trattative si protrassero oltre il necessario, per cui nel frattempo tutti i posti della giostra erano stati occupati ed essa era in procinto di partire. Si sa che da bambini (ancora) non si conoscono le conseguenze dei propri atti irruenti e sembra che esista solo il tempo presente per fare quello che si desidera. Così, ottenuta la moneta necessaria, e cercando di fermare il tempo fuggente, corsi a comprare il biglietto e cercai di infilarmi nell’unica automobilina rimasta. Che era una piccola berlina con tanto di tetto. Ciò però non impedì al mio circa un metro e settanta di bambino di contorcersi fino al punto di riuscire ad entrarci, riempiendola come un uovo in ogni sua parte.

La giostra partì con me rannicchiato dentro quella “cosa” suscitando l’ilarità dell’amica di mia madre, che, come ebbi ad osservare pieno di vergogna, cresceva ad ogni giro, sottolineata da movimenti sussultori del corpo e pacche sulla parte anteriore delle cosce (ecco il particolare erotico per chi se lo fosse perso).

Il fatto, già di per sé divertente per qualcuno, era destinato ad un epilogo inaspettato.

Giunta, infatti, la fine della corsa, nonostante tutti i tentativi per cercare di uscire dalla “scatoletta” da solo, non riuscii a farcela e dovettero intervenire il giostraio e un volenteroso spettatore per trarmi fuori dalla imbarazzante situazione.

Il tutto si svolse sotto gli occhi delle mie due accompagnatrici e mentre mia madre si cominciava a preoccupare di quanto stava accadendo, la sua spudorata amica non poté trattenersi dal farsela sotto (letteralmente) dalle ormai irrefrenabili convulse risate.

Ne sento ancora presenti la scena e il suono a distanza di più di sessanta anni e, adesso (diversamente da allora), mi viene immediatamente da sorridere.

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Articolo pubblicato il 30/11/2023