Dalla Palestina a Israele, ogni risposta nella Bibbia

Oltre la Storia di Silvia Licata - parte seconda

Parte prima: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=49674

 

Avendo analizzato le ragioni economiche e geopolitiche del nuovo conflitto arabo-israeliano è bene approfondire la ricerca da un punto di vista meno esclusivamente economiche e politico.

Esiste infatti anche una ragione affettiva. Gertrude Stein disse: «L’America è la mia patria, ma Parigi è la mia città».

Ebbene, gli Ashkenazim trovarono la loro patria nello Stato di Israele, come dagli accordi della Dichiarazione di Balfour, ma in quanto non semiti, questa terra non rappresenta realmente la loro origine, né la loro storia.

Una nuova domanda sorge: perché una massa ingente di profughi israeliani, in fuga dal loro Paese in guerra, stanno scappando in Ucraina, che è un altro Paese in guerra?

Perché si fugge da una guerra per entrare in un’altra?

Apparentemente non vi è risposta, ma l’apparenza a volte inganna.

L’Ucraina sta agli israeliani, così come Parigi sta a Gertrude Stein.

Il tentativo è di appropriarsi, o meglio riappropriarsi dei territori ucraini per compiere il proprio ritorno alle origini.

Erétz Ysraél, ovvero la Terra Promessa, non sarebbe quindi Israele e, in fondo, neanche la Striscia di Gaza, che viene inseguita solo per scopi economici e di controllo.

Si tratterebbe, invece, dell’Ucraina.

Il perché si trova nelle origini degli Ashkenazim: questa tipologia di “ebrei” non semita e, pertanto, non originaria del Medioriente, ebbe le sue radici tra le steppe dell’Asia e il nord della Siria, quindi tra Turchia, Armenia, Ungheria, Georgia e, soprattutto Ucraina, dove ebbe luogo la conversione di tale popolazione all’ebraismo, il cui culto era in origine, il tengrismo.

Le analisi di questa teoria trovano conferma in studi linguistici, storici e filologici; tuttavia la maggiore conferma arriva direttamente dall’attualità.

Volodymir Zelensky, il presidente ucraino è Ashkenazim, ed egli stesso in una conferenza stampa ha apertamente dichiarato che l’Ucraina sarà la nuova Israele.

In tale ottica, è qui che potrebbe trovarsi anche una delle risposte al conflitto russo-ucraino.

Posto il fatto che, in realtà, il conflitto era già presente nell’area nel 2014 ai danni della popolazione russofona presente in Ucraina, come mai sono “scoppiate” ben due guerre nell’arco di meno di due anni, e in entrambe l’Occidente, inteso come Europa e Stati Uniti, è intervenuto a spada tratta a difendere i “valori occidentali” ed “europei”?

Esattamente, da quando l’Ucraina fa parte dell’Europa occidentale?

Da quando, evidentemente, ha senso per la parte più Ashkenazim degli Stati Uniti fare in modo che civili ucraini e russi si uccidano tra loro per liberare il territorio al fine di accogliere una quarta aliyah, ovvero una quarta migrazione, questa volta in Ucraina, di Ashkenazim in provenienza da Israele.

E, volendo trovare un’altra risposta nella Bibbia, il Levitico 25:37-39, valido non solo per i cristiani ma anche per gli ebrei, recita: «Non gli presterai il tuo denaro a interessi, né gli darai i tuoi viveri per ricavarne altro utilizzo. Io sono l’Eterno, il Vostro Dio, che vi ha fatto uscire dal Paese d’Egitto per darvi il Paese di Canaan e per essere il vostro Dio. Se tuo fratello che vive presso di te diviene povero e si vende a te, non lo obbligherai a servire come uno schiavo.»

Pertanto, la guerra arabo-israeliana non è promossa dagli ebrei, perché essi non permetterebbero e non avrebbero permesso che i palestinesi divenissero loro schiavi; allo stesso modo, il mito degli ebrei banchieri e prestatori di denaro a interesse non corrisponde alla verità.

Il loro credo non glielo avrebbe permesso e non glielo permetterebbe.

Si tratta di una ulteriore prova del fatto che gli Ashkenazim non sono realmente ebrei e che essi sono alla ricerca e alla conquista di un’altra patria, che non è Israele, ma che risiede in quella antica Ashkenaz a nord della Siria

Gaza non rappresenta che il controllo sul Mediterraneo e il monopolio del mondo intero.

La Bibbia docet.

 

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Articolo pubblicato il 02/12/2023