La parrocchia dello Spirito Santo al Gerbido (Grugliasco) festeggia i 60 anni

Al confine fra città e campagna, storia e presente, cascine e modernità

Al limite del confine metropolitano, tra i comuni di Torino e Grugliasco, nel cuore della Borgata Gerbido, ecco la chiesa e parrocchia dello Spirito Santo, che risale a tempi remoti, nata dal sentimento religioso dei pochi abitanti della zona, anticamente chiamata “Gerbo” (1).

Nel Cinquecento sorge la prima cappella del Gerbido, sostituita da una più ampia nel secolo successivo, citata in una testimonianza del 1664: una «cappelletta non più alta di un trabucco (2), ne più capace di venti persone» (3), per il cui sostentamento si provvede con i soli mezzi e contributi dei borghigiani. Soltanto fra il 1820 e il 1833 sorgerà l’edificio che vediamo oggi. Nel 1869 diventa succursale di San Cassiano e, in quel periodo, l’ingegner Pasquale Lavista appronta un nuovo progetto, che non verrà realizzato, del quale ci rimangono i disegni. Il Comune di Grugliasco, come compensazione per la mancata esecuzione, stanzia una somma per un nuovo battistero. Dopo le Leggi Siccardi, avrà uno strenuo difensore nell’avvocato Federico Spantigati, al tempo proprietario della villa e cascina Villanis, che otterrà una rendita perpetua in denaro, in cambio dei terreni confiscati.

Dall’archivio parrocchiale è riemerso il documento che riassume i lavori di restauro del 1949, quattro pagine firmate dal parroco di Grugliasco, don Giacomo Perino, dal Rettore del Gerbido, don Carlo Levrino, e da Luigi Fornas, per i residenti. Di recente, uno spazio esterno è stato intitolato al gerbidese Giuseppe Garino (1939 – 2018), che ha profuso tante energie per la comunità.

In passato, la chiesa era retta da due Priori, eletti tra gli abitanti, con il compito di amministrarne i beni e incaricare un cappellano ad amministrare i sacramenti ed officiare le funzioni religiose, mantenere la chiesa, essere portavoce con il Comune e provvedere alla Messa Grande di Pentecoste, giorno di festa della borgata; il cappellano, dal canto suo, aveva obbligo di dimora in canonica e di fornire l’istruzione ai giovani (dall’anno scolastico 1905/1906 l’obbligo passerà a carico della Pubblica Istruzione). Ancora oggi, nel giorno di Pentecoste, la comunità attribuisce il titolo onorifico e simbolico di “Priori” a una coppia di coniugi locali.

Grazie alla fede e alla buona volontà dei borghigiani e a qualche lascito, la cappellania cresce nel tempo: diventa dapprima succursale della parrocchia di San Cassiano in Grugliasco (1799); quando inizia l’espansione demografica, con i molti insediamenti abitativi degli Anni Sessanta e Settanta del Novecento e la campagna si trasforma in città, in due decenni una borgata di 900 anime raggiunge e supera i 5 mila parrocchiani. In tema di beneficenza verso la chiesa, è bene ricordare la figura di Isabella Begino, ricordata in una lapide posta all’interno, sul lato destro. Il suo lascito testamentario risale al 1666, quando nomina la cappella sua erede universale; i beni donati erano cospicui, con un cascinale vicino alla chiesa e 16 giornate di terreno agricolo, circa 60.000 mq (4).

Nel 1963 viene elevata al rango di chiesa parrocchiale, con Decreto Arcivescovile, riconosciuto da un successivo D.P.R.

Volgendo le spalle alla chiesa, oggi si fa fatica a riconoscere i tratti originari della Borgata Gerbido, fra alte costruzioni e grandi condomini, auto che sfrecciano su un’arteria di collegamento e un capolinea di autobus in piazza don Borio, unico sacerdote ricordato nella toponomastica locale (4).

Sulla facciata ci colpiscono due inserti pittorici e architettonici. Una meridiana solare di tipo napoleonico, con lo gnomone inclinato verso il basso ed orientato a sud, restaurata a fine Novecento, reca la scritta “Sic mea vita fugit”, un monito sempre valido a non sprecare il tempo che ci è concesso dalla vita. E la lapide ai caduti nella Prima Guerra Mondiale ricorda chi non è tornato a casa, ed è giusto elencare elencare, a memoria di un microcosmo rurale e familiare.

«Il popolo gerbidese /ai suoi modesti eroi / che sacrificarono la vita / per la salvezza della patria

Sol. Barbero Giovanni - Cap.le Barbero Giuseppe - Sol. Borotto Paolo - Cap.le Grandi Marcellino - Sol. Gullino Andrea - Sol. Mattia Giovanni - Sol. Mina Marcello - Sol. Opizzo Francesco - Sol. Pejrani Guido - Sol. Pejrani Michele - Cap.le Raviola Giovanni - Sol. Sandri Giovanni -Cap.le M. Sanmartino Enrico - Cap.le Scaravaglio Giuseppe - Sol. Tuninetti Bartolomeo».

Cognomi locali, un popolo chiamato alle armi che si fa truppa, con il grado più alto di caporal maggiore. E, appena al di sotto, leggiamo altri due nomi di caduti, nell'ultima guerra mondiale:

Peretti Giovanni Battista - 26/6/1922 – 19/8/1944 - Castagno Domenico - 17/8/1918 – 2/7/1942.

La chiesa dello Spirito Santo, al suo interno, conserva due pregevoli opere d’arte: un quadro e un pulpito ligneo, che vediamo in dettaglio.

Don Natale Maffioli, salesiano e studioso di arte, commenta sul settimanale diocesano La Voce e il Tempo del 2 ottobre 2022, il dipinto, risalente al 1852, del quale offre una inedita chiave di lettura.

«Don Antonio Bosio, sacerdote torinese che visse per anni nella parrocchia di San Francesco da Paola, descrive, in un opuscolo del 1865, "Divozione alla Madonna Ausiliatrice in Torino – Cenni storici", sia la storia della devozione all’Ausiliatrice, nata all’indomani della battaglia di Lepanto e diffusa a Monaco di Baviera al tempo dell’assedio di Vienna, sia la sua introduzione, nella prima metà del ‘600, in Torino forse ad opera del card. Maurizio di Savoia. Il cardinale, nella chiesa di San Francesco da Paola fece realizzare uno splendido altare marmoreo dedicato appunto all’Ausiliatrice. Certamente l’immagine di Maria Ausiliatrice più accreditata è quella che si trova nel santuario a lei dedicato a Torino Valdocco.

Ma esiste un’ulteriore effigie che è anticipatrice di quella di Tommaso Lorenzone, e che si conserva nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo al Gerbido di Grugliasco. Si tratta di una tela, eseguita da Maria Nigra Bec nel 1852 (la tela del Lorenzone era terminata nel 1868) con una figura che nella forma e negli attributi regali rimanda direttamente alla tradizionale iconografia dell’Ausiliatrice: le teste coronate sia di Maria che del piccolo Gesù, lo scettro regale nella sinistra della Madonna mentre il Figlio tiene stretto il Globo, immagine del mondo, sormontato da una croce, La tela è firmata e datata sul lato inferiore sinistro: "M. Nigra Nce Bec 1852" ed è talmente vicina a quella di Valdocco che non si può fare a meno di pensare che il pittore, in cerca di un modello di riferimento, abbia guardato sì alle immagini dell’Ausiliatrice come si venerava a Monaco di Baviera o a quelle più vicine di San Francesco da Paola, ma rivolse la sua attenzione soprattutto a questa che ha le più convincenti affinità con quella che il Lorenzone avrebbe realizzato per don Bosco».

Il pulpito ligneo, in stile barocco, colpisce per la sua imponenza, dissonante con il contesto complessivo. Una tradizione orale che si tramanda vuole che si trovasse in San Filippo Neri, a Torino, dove predicava il Beato Sebastiano Valfré, poi trasportato al Gerbido in occasione dell’ampliamento, fra il 1820 e il 1830.

Alcuni elementi decorativi fanno riferimento alla Congregazione dell’Oratorio, fondata da San Filippo, ma al momento non si è rintracciata documentazione scritta sulle sue origini.  Ci soccorre ancora don Natale Maffioli (6), secondo il quale si tratterebbe di probabile fattura juvarriana, fra il 1727 e il 1730, con iniziale collocazione a San Filippo. Rimane il mistero del suo trasferimento, a rendere più affascinante questa piccola chiesa, un tempo di campagna, ora dentro la città, che ha mantenuto un forte senso di comunità.

Note

1) Per una breve storia del Gerbido, vedi articolo del 7 dicembre 2023 su Civico20News: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=49703

2) Il trabucco è una antica misura piemontese, utilizzato nei territori di Asti, Cuneo, Biella, Vercelli, Torino, Ivrea, Pinerolo e Susa: in lunghezza il trabucco equivale a m. 3,086; come misura di superficie il trabucco quadrato è pari a mq. 9,5259; si usava anche, come misura di volume, il trabucco cubo di mc. 29,401 e il "trabucco camerale da muro" di mc. 4,083.

3) L. Mina, Grugliasco appunti per una sua storia, vol. III, parte V, Per la storia del Gerbido, 1995.

4) Era usanza, per le donne non sposate, lasciare in eredità i loro beni ad entri religiosi. Isabella si differenzia dall’uso corrente, destinando ad una cappella le sue sostanze, con raccomandazione a far fruttare i beni per garantire un reddito costante alla chiesa del Gerbido.

5) Don Luigi Borio (1868 – 1946), è cappellano del Gerbido dal 1918. Grande predicatore, è anche un rimatore, che lascerà un ricordo speciale, nel 1940, a favore dei Priori e coniugi Garino, con i versi in cui compare il nome della scomparsa Cascina Blanc: «Possa questa canzon far lieti i cuori / dei laboriosi agricoltori priori / Domenico Garin e sua consorte / essi dal buon voler, dal braccio forte / giocando di badil e di carrettina / sepper al Blanc formarsi la Cascina / vivan felici coi figlioli sani / ne sian pel Ciel i lor travagli vani».

6) Don Natale Maffioli, Nuove scoperte per l’arredo della chiesa di San Filippo a Torino.

 

 

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Articolo pubblicato il 09/12/2023