Ammalarsi di salute

Quando la ricerca dei cibi sani diviene malattia

La sindrome prodotta dalla ricerca di cibi sani in grado di mantenerci in salute si chiama  Ortoressia è un termine poco conosciuto composto dalle parole ortho: giusto, corretto; orexis: appetito.

Tale sindrome, come il suo nome, è poco pubblicizzata tuttavia, pensandoci un po’ sicuramente ognuno di noi potrà riconoscere qualche amico o se stesso colpito in modo più o meno lieve dalla sindrome. C’è da dire, innanzitutto, che l’ Ortoressia significa un’ossessione maniacale per i cibi sani e che tutti, senza entrare nell’ossessione continuativa, ne siamo un po’ colpiti.

La causa? Siamo costantemente sottoposti ad un bombardamento di informazioni su ciò che fa bene o fa male alla salute, sugli alimenti “buoni” e “cattivi”, sui rischi che corriamo scegliendo o meno certi prodotti.

Ai giorni nostri l’ortoressia sta prendendo la forma di problema sociale. L’ortoressico diviene spesso il promotore di iniziative propagandistiche nel tentativo di far capire “ai più”, intorno a lui, la via giusta per la salute attraverso il cibo sano.

Per fortuna gli ortoressici classici, quelli cioè assolutamente adombrati dalla sindrome, sono pochi. Tuttavia il pericolo si cela dietro l’angolo. Sempre più è crescente importanza data all’alimentazione come “farmaco” del benessere.  Questo tipo di informazione, ha creato dei potenziali ortoressici snaturando dei modelli alimentari, equilibrati e corretti in origine, del loro senso dell’equilibrio intrinseco.  

Fin qui questo articolo sembra assumere una posizione di denuncia nei confronti degli ortoressici o in chi cerca, nel suo piccolo, leggendo bene l’etichetta, solo cibi più sani di altri.

A questo punto è bene precisare quanto segue: il dietologo Steven Bratman , ex ortoressico, ha stabilito i sintomi che contraddistinguono la sindrome. Non solo. Ha anche affermato che ortoressico è chiunque abbia una posizione integralista in alcuni aspetti della propria alimentazione.

Bratman scrive:  “una persona che riempie le giornate mangiando tofu e biscotti a base di quinoa può sentirsi altrettanto pia di chi ha dedicato tutta la vita ad aiutare i senza tetto”, ma di fronte ad uno strappo alla regola la stessa persona si trova a dover affrontare forti sensi di colpa, e spesso si punisce mettendo in atto restrizioni ancora più severe (Bratman & Knight, 2000).

Se chi legge non è così non è ortoressico.

I sintomi della sindrome:

1.     alta preoccupazione ansiogena al pensiero di cosa mangiare,

2.     pasti pianificati per mantenere un giusto equilibrio delle sostanze introdotte.

3.     utilizzare gran parte del tempo quotidiano nella ricerca e nell’acquisto degli alimenti “sani”

4.     preparare il cibo seguendo procedure particolari ed “igeniche”

5.     sentimenti  postivi o negativi in base al comportamento adottato ed autoimposto. (es: cucinato secondo le regole = autostima e compiacimento; essersi dimenticati di acquistare il sale “speciale” già finito = senso di colpa e forte disagio)

 Fino ad ora abbiamo stabilito cosa è essere ortoressici ed è bene, in questo punto fare una domanda:

visto che viviamo in una società dove una limonata è creata con aromi naturali e acido citrico mentre un detersivo per i piatti altamente sgrassante è fatto con limoni veri, è possibile diventare ortoressici perché, con tutti i conservanti, coloranti e aromi si cerchi semplicemente di fare attenzione a ciò che si mangia?

Quindi, altra domanda, la colpa, se c’è, di chi è?

Sergio Audasso

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Articolo pubblicato il 13/12/2014