Combattere il pregiudizio ingannando il cervello

Come l’utilizzo delle illusioni sensoriali fanno diminuire il pregiudizio e d il razzismo.

E’ da alcuni anni nell’ambito delle neuroscienze che si conoscono le procedure di come il cervello, automaticamente, si autoinganna. Ora, un team di Un team di ricercatori della Royal Holloway University of London è riuscita a dimostrare, in modo scientifico, che, ingannando il cervello, razzismo e pregiudizi diminuiscono.

La tecnica sperimentata è stata quella di far “credere” al proprio cervello che si occupa il corpo di un’altra persona appartenente a gruppi etnici, sociali religiosi diversi.. Altro che empatia!  

Il gruppo di volontari  è stato, durante l’esperimento, ingannato, con l’ausilio di stimoli multisensoriali ed illusioni percettive, a far credere agli stessi di essere all’interno del corpo di un’altra persona.

Tali, “corpi” illusori erano sia di adulti che di bambini. Lo scopo era di stabilire come tale cambiamento di struttura corporea modificasse il comportamento.

Con questo stratagemma, la ricerca ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che lo scambio dei corpi, anche se solo  percepito, è in grado di modificare in modo significativo e profondo sia la percezione del modo che del comportamento. 

La ricerca ha messo in luce un altro elemento importante. Quando i volontari erano in corpi di bambini, agivano e reagivano in modo più infantile. Come se  il percepirsi bambini facesse riemergere atteggiamenti di quel tempo.  Mentre quando erano in un corpo etnico differente – come razza, religioso, sociale – i pregiudizi rispetto a tali gruppi diminuivano drasticamente.  

Spiega Manos Tsakiris,  uno tra gli autori dello studio “Si tratta di risultati importanti, che dimostrano la necessità di maggiori ricerche su come viene costruita la propria identità personale, e come possono essere modificati i confini tra quello che viene considerato ingroup (il gruppo di appartenenza, ndr.) e l’outgroups (il gruppo diverso, nrd.) Ancor più importante, dal punto di vista della società i nostri risultati potrebbero aiutare a comprendere come affrontare fenomeni quali il razzismo, l’odio religioso e le discriminazioni di genere, perché il metodo offre l’opportunità di fare esperienza del mondo dalla prospettiva di qualcuno che è completamente diverso da sé”.

Il coautore dello studio,  Mel Slater, aggiunge “l’integrazione di diversi segnali sensoriali può permettere al cervello di aggiornare la rappresentazione del proprio corpo, e in questo modo aiutare le persone a cambiare attitudine nei confronti degli altri”.

La ricerca quindi dimostra che è l’immagine di noi che determina ogni aspetto della vita; e come si dice nel neurocounseling:

è come immagini il tuo futuro che determini come vivi il tuo presente.

Buone feste.

Sergio Audasso.

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Articolo pubblicato il 22/12/2014