Ansia Sociale

Errori mentali e sociali che la producono.

Per la nostra mente, che cerca di risparmiare tempo e fatica, esiste uno schema mentalmente facile nonché  credibile sul comportamento umano.
Questo schema facile ritiene che siano le caratteristiche personali degli individui ad indurli ad agire un comportamento specifico piuttosto che le situazioni in cui si trovano.

Tale schema mentale è chiamato: errore di attribuzione.

Numerosi studi hanno dimostrato il forte impatto sul comportamento quale conseguenza di interazione sociale. Tuttavia, per la ragione dell’errore di attribuzione individuale, si tende a sottovalutare.

Ma perché questo errore?

Spesso si hanno informazioni sulla persona  - nascita, segno zodiacale ( è del segno ….. si comporterà così), dove abita ( lì, nel suo quartiere, si usa fare così), idee e orientamenti ideologici, etnia, vestito, andatura, sguardo (secondo i miei canoni questo è un aggressore, ora mi picchia)  - piuttosto che sulla situazione in cui ci si trova e nessuno  ci ha insegnato la coscienza situazionale. (sbagliato, io la insegno NdA)

In base a ciò che vediamo e sentiamo, legandolo con le varie idee personali che abbiamo, cataloghiamo l’individuo che abbiamo di fronte. Ed ecco la sfilza di giudizi e ipotesi comportamentali attesi affacciarsi alla nostra mente. Per la nostra mente basta un punto di riferimento ben visibile e concreto  per realizzare ciò che prende il nome di salienza percettiva. 

Cosa avviene a causa della salienza percettiva e dell’errore di attribuzione?

Anche se siamo consapevoli di un fatto: le altre persone fanno i nostri stessi errori, diamo importanza alla nostra salienza percettiva più del dovuto ampliandone l’azione con quello che viene definito effetto riflettore. Con questo fenomeno riteniamo che quello che facciamo susciti una elevata attenzione negli altri mentre in realtà non è propriamente così.  

Grazie alla interazione di questi piccoli errori cognitivi è ormai certo che gli altri ci giudicano meno severamente di quanto crediamo. Così facendo sottovalutiamo la l’empatia. Se lo facciamo ci sentiamo in imbarazzo o in difficoltà  più di quanto la situazione richiederebbe. 

Quindi è socialmente e mentalmente più facile, essendo rivolti alla persona e non alla situazione, scoprire quanto, in realtà,  siamo meno “salienti” di come temiamo.

 

 Sergio Audasso

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Articolo pubblicato il 01/07/2015