Staminali, tra pochi anni i primi test sull’uomo

Trial clinici per sconfiggere il Parkinson

Dal 2018 prenderanno il via  i primi test sugli effetti  delle cellule embrionali sull’uomo.

Questa è la dichiarazione da parte degli esperti  che in questi giorni si trovano riuniti in un convegno a alazzo Giustiniani, sede del Senato, sulle terapie con le cellule staminali per le malattie degenerative.

Nella progettazione  dei test da effettuare, saranno coinvolti per primi i sofferenti del Morbo di Parkinson.

Se i risultati daranno esito positivo sulla remissione della patologia, si allargherà il fronte della sperimentazione anche ai malati di sclerosi multipla, di SLA, e corea di Huntington. (una malattia che colpisce la coordinazione muscolare e porta al declino cognitivo) 

Questa modalità di programmazione dei test possiede caratteristiche di innovazione.

Nel 2018 verranno utilizzate cellule staminali embrionali anziché, come fatto in passato, cellule estratte dai feti abortiti.

La senatrice a vita e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano Elena Cattaneo, organizzatrice del convegno afferma:

"Ci troviamo a tirare le fila di una storia cominciata 25 anni fa, quando in Svezia cellule prelevate da feti abortiti sono state trapiantate nel cervello di persone con il morbo di Parkinson. (…) Se non ci si riesce col Parkinson credo che sarà difficile pensare un’applicazione in medicina rigenerativa per le cellule staminali. Il Parkinson è la scommessa, il banco di prova”

Questa è la scommessa che, a partire dall’Europa, con il NeuroStemcellRepair, il programma coordinato dalla Professoressa Cattaneo, mira a generare neuroni dopaminergici (quelli persi nel Parkinson) attraverso l’utilizzo di cellule staminali embrionali.

Spiega ancora la Senatrice Cattaneo: “Sostanzialmente si tratta di prendere una cellula nuda, la embrionale, e di vestirla degli abiti giusti per farla diventare autentica: un vero neurone.

L’obiettivo è di produrli in vitro e poi trapiantarli”. (...)

“Dal 2005 è partito un lavoro per istruire le staminali a trasformarsi in neuroni”, ha spiegato ancora la senatrice a vita Cattaneo.

“Sono stati dieci anni di lavoro molto intenso, nei quali si sono gettate le basi per individuare le tecniche più efficaci per stimolare le cellule immature a trasformarsi in cellule nervose".

Nuove speranze si aprono all’orizzonte.

Sergio Audasso

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Articolo pubblicato il 12/11/2015