Nascondere il passato per il business del futuro

La scorsa settimana, la visita del Presidente iraniano in Italia ha creato polemiche per le statue “oscurate”

Pochi giorni fa, è venuto in visita a Roma, il Presidente della Repubblica dell’Iran Rohani, al fine di intelaiare alcuni accordi economici col nostro Paese.

Tenuto conto di quanto era accaduto mesi fa a livello internazionale, dopo l’apertura anche da parte degli Stati Uniti nei confronti di un Iran verso cui c’e sempre stata una certa frizione da decenni, il fatto di aver definito strategie commerciali redditizie per la nostra economia è di per sé qualcosa di positivo.

Ciò che, tuttavia, ha creato diversi malumori tra politici, intellettuali e commentatori vari, è il fatto che lungo il percorso che ha condotto Rohani e Renzi nei Musei Capitolini, diverse statue antiche sono state nascoste all’interno di pannelli stile IKEA poiché la visione delle loro pudenda avrebbe potuto create imbarazzo al Presidente iraniano.

Ammesso e non concesso che alcune battute sarcastiche verso l’islam da parte di un giornale come Charlie Hebdo possano essere state giudicate eccessive e irrispettose verso un credo che, purtroppo non è laicizzato e secolarizzato come l’occidente cristiano, ma che ha in seno ancora molte frange di fondamentalismo, ciò non può sicuramente valere per delle statue che di offensivo e sacrilego hanno ben poco, dal momento che non prendono in giro nessuno e rappresentano il nostro passato.

Se veramente pensiamo che la nostra cultura sia riuscita a laicizzare le nostre coscienze che si sono lasciate indietro un certo tipo di fondamentalismo che in Occidente si chiamava caccia alle streghe, lotta agli eretici, crociate in Terra Santa, inquisizione e molto altro, e che attraverso questa cultura del rispetto, della tolleranza, della libertà di pensiero si possano “convertire” a un processo di secolarizzazione anche gli islamici, non dovremmo aver paura di offendere, non l’ultimo dei fondamentalisti, ma un Presidente.

Invece, con l’amara vicenda romana di pochi giorni fa, abbiamo ancora una volta mostrato, non solo di aver paura, ma forse, ed è ancora peggio verso popoli che fanno della propria cultura, soprattutto religiosa, un credo, una ragione di vita, abbiamo dato l’impressione di essere dei materialisti, dei rinnegatori del proprio passato, gente che si affretta a coprire delle statue per non far saltare un affare di circa diciassette miliardi di euro.

Il fatto è ancor più grave se si pensa che si debba avere più rispetto per il Presidente di uno Stato in cui gli omosessuali vengono impiccati in piazza, nel quale si contano lapidazioni, torture, mutilazioni, e che, per dirla come Daniele Capezzone, “è uno Stato campione mondiale di pena di morte, è uno Stato che tuttora vuole cancellare Israele dalla faccia della terra, è uno Stato che (al di là dei recenti accordi) lavora a minacciosi obiettivi nucleari”.

La notizie, assieme alle critiche e allo stupore, ha fatto il giro del mondo e di molti quotidiani. Uno degli articoli che più mi ha colpito, per la nota ironia del suo editorialista, è quello di Fernandes Ferreira del quotidiano portoghese Diario de Noticias che, alla fine del pungente e sarcastico articolo, si domanda se, giunti nella sala di rappresentanza dove si sono confrontati Renzi e Rohani, i genitali del cavallo dell’Imperatore Marco Aurelio non possano aver recato turbamenti all’ospite.

Probabilmente, sarà stato proprio Marco Aurelio, ultimo tra gli stoici, condottiero ma filosofo, uomo a favore della pace, pensatore che al di là della sua posizione sociale era stato umile e tollerante verso chi stava sotto di lui, a sentirsi offeso da tanta ignoranza e paura che trasuda tra i sui pronipoti italici che temono di offendere per così poco in cambio di un po’ di business.

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Articolo pubblicato il 04/02/2016