Lorenzo, Cesare, Giuseppe e Marianna Valerio

Si conclude la nostra ricognizione tra i fratelli Valerio, personaggi della Torino ottocentesca ormai ingiustamente dimenticati

Abbiamo tracciato in due precedenti articoli la biografia di Gioacchino Valerio (1809-1882), medico filantropo torinese, evidenziando il suo fortissimo legame con i fratelli, in particolare con Lorenzo (Torino, 1810 - Messina, 1865), il più insigne esponente della cultura sociale torinese, prima del 1848, poi importante uomo politico, uno dei più autorevoli esponenti della sinistra parlamentare.

Lorenzo, nella Torino ante 1848, è un filantropo laico, promotore del progresso civile, morale, intellettuale, politico del popolo. Fonda una Cassa di risparmio fra gli operai ad Agliè e il primo Asilo infantile del Piemonte; in Torino si prodiga - spesso con la collaborazione del fratello Gioacchino - per gli asili infantili, per scuole serali e domenicali destinate ad adulti e bambini, per i pubblici scaldatoi in inverno, fonda il settimanale «Letture Popolari», poi «Letture di Famiglia», per educare il popolo.

Come deputato al Parlamento subalpino, Lorenzo è avversario politico di Cavour al quale però si avvicina nell’imminenza della seconda guerra di indipendenza. Nel 1859, il governo Rattazzi nomina Lorenzo commissario del re per la provincia di Como, carica mantenuta anche dopo il ritorno al governo di Cavour nel 1860. Il 12 settembre 1860 Lorenzo è nominato commissario nelle Marche, dove rimane fino al 19 gennaio 1861, poi il 30 novembre 1862 è nominato prefetto di Como e senatore del regno. Nel luglio 1865 viene trasferito come prefetto a Messina, dove muore il 26 agosto.

Lorenzo Valerio è il personaggio più noto della famiglia, anche se gli storici non gli hanno dedicato molti studi. A Torino è ricordato da una via di un solo isolato, ad andamento non rettilineo, che collega via della Consolata con via Bligny.

Ricordiamo che Gioacchino, nato a Torino il 25 aprile 1809, è il primogenito dei cinque fratelli Valerio. Seguono Lorenzo (nato a Torino, il 23 novembre 1810), Marianna (nata il 17 luglio 1818), Cesare (nato il 10 marzo 1820, a Carmagnola) e Giuseppe (nato il 2 dicembre 1822).

Rispettando l’ordine cronologico di nascita, ricordiamo le scarse notizie disponibili a proposito di Marianna. Nel 1838, sposa Carlo Lattout di Pinerolo e si trasferisce in questa cittadina, dove muore il venerdì 10 gennaio 1894, a 76 anni. Il fratello Gioacchino le ha dedicato la poesia bene augurale “Alla sorella Marianna nel giorno delle sue nozze” ma, a quanto pare, Marianna è rimasta presto vedova, dopo la nascita di alcune figlie.

Cesare è ingegnere e coltiva studi matematici. Appare come personaggio dai vari interessi e molto aperto alle innovazioni. È uno dei promotori della Società Ginnastica nella riunione del 17 marzo 1844. Già in precedenza il giornale del fratello Lorenzo «Letture di Famiglia» ha caldeggiato la diffusione dell’insegnamento della ginnastica ai giovani.

Nell’autunno del 1856, insieme all’ingegner Severino Grattoni, propone al consiglio comunale di attivare delle ferrovie a cavalli nell’interno della città di Torino.

Progetta alcuni edifici torinesi, come il grandioso edificio del Collegio degli Artigianelli in corso Palestro. Cesare collabora amichevolmente con don Giovanni Cocchi che nel 1850 ha creato gli Artigianelli, per far sì che giovani poveri, orfani o abbandonati, divengano onesti e laboriosi operai.

Quando don Cocchi crea, nel 1853, la Colonia Agricola di Moncucco, si avvale delle prestazioni professionali di Cesare, che cura gratuitamente la ristrutturazione degli stabili e concepisce nuovi edifici agricoli. Nel 1861, don Cocchi gli esprime pubblicamente la sua riconoscenza.

Cesare progetta anche i magazzini generali di Torino (docks), in via Cernaia presso la stazione di Porta Susa. I lavori per realizzare il grandioso edificio, destinato a deposito doganale, iniziano nel 1865 e si concludono rapidamente. Di questi magazzini, demoliti nei primi decenni del ‘900, resta il ricordo nell’Hotel Dock Milano di via Cernaia.

Cesare è un patriota: nel 1848, allo scoppio della prima guerra di indipendenza si arruola e, per la sua competenza matematica, ottiene immediatamente il grado di tenente d’artiglieria. Riprende il servizio militare nel 1859, per la seconda guerra d’indipendenza.

Viene eletto deputato al Parlamento in cinque legislature, nella VII, l’ultima del regno sardo, per il collegio di Casteggio, oggi in provincia di Pavia, dove fin dal 1848 era sempre stato eletto il fratello Lorenzo, e nelle prime quattro del regno d’Italia, come deputato di Camerino, oggi in provincia di Macerata (VIII e IX legislatura) e di Carmagnola (X e XI legislatura).

Come parlamentare si occupa di lavori pubblici e di questioni ferroviarie, sui cui bilanci è più volte relatore per il ministero; il conguaglio dell’imposta fondiaria è il suo ultimo impegno.

Cesare muore prematuramente a Torino, il 16 marzo 1873, dopo una lunga malattia di cuore. È commemorato alla Camera dei Deputati, il 18 marzo 1873, dal presidente Giuseppe Biancheri, poi prendono la parola Giovanni Battista Michelini, antico collaboratore alle «Letture» di Lorenzo Valerio, e Quintino Sella, ministro delle finanze.

Carmagnola lo ricorda con una lapide, posta il 24 aprile 1873 in Borgo Salsasio, nell’attuale via Torino, con testo scritto da Francesco Domenico Guerrazzi:

«A Cesare Valerio / perché / nato di popolo col popolo stette / lo illustrò con gli studi lo difese in Parlamento / lo soccorse con le opere / in tempi tristissimi si mantenne incontaminato / il popolo di Borgo Salsasio di Carmagnola / al conterraneo benemerito / questa lapide ha posto / non tanto in onoranza di lui / che di se stesso / e ponendola augurava / duri sempre nei posteri /venerato il suo nome profittevole l’esempio / morì a Torino il 16 marzo 1873 cinquantatreenne».

Evidentemente la lapide ha rischiato di scomparire, visto che oggi vi leggiamo che il Lions Club Carmagnola l’ha ripristinata nel 2000.

Il più giovane dei fratelli, Giuseppe, che i familiari chiamano Pinotto, nato nel 1822, intraprende nel 1848 la carriera diplomatica: quando Maurizio Farina si reca a Berna come Ministro della Legazione del regno sardo in Svizzera, Giuseppe lo segue come segretario di Legazione. Dopo alcuni anni è destinato, con lo stesso incarico, presso la Confederazione dell’America Settentrionale. Vi rimane 12 anni e ricopre anche la carica di reggente della Legazione. Nel 1862, non accetta il trasferimento in Spagna e lascia la carriera diplomatica. Torna al commercio che esercita per più anni a New York per poi trasferirsi a Genova. Muore nel 1870, «Nel meglio dell’età e della prosperità commerciale» come scrive Amilcare Carlotti, autore di un “Elogio di Lorenzo Valerio” pubblicato a Torino nel 1872, l’unico scrittore che abbia fornito qualche cenno biografico, sia pure sintetico, di Giuseppe Valerio.

I fratelli Valerio sono stati a vario titolo protagonisti della Storia che oggi li ha ingiustamente dimenticati: sono dei veri “desaparecidos”, trascurati dagli storici, ignoti ai libri di storia e alle figurine Lavazza. Non sono entrati nel nostro attuale Risorgimento di maniera, che loro non avrebbero certo apprezzato.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 05/05/2016