L’autoguarigione è veramente possibile?

Cosa dicono le neuroscienze e la fisica quantistica. Parte 1

Per dare seguito con una risposta il più approfondita possibile bisogna sfatare un errore cognitivo, per cui stabiliamo subito la differenza sostanziale tra cura e guarigione. 

Per Ippocrate la prima cosa da fare era rispondere sinceramente alla domanda: “Vuoi guarire?”

A questa domanda, oggi, si risponderebbe: “Certo! Mi sto curando per quello!”

Purtroppo l’atto di curare e curarsi è diverso dall’idea di guarire e guarirsi.

Nel primo caso, curarsi,  ci si prende cura di ciò che viene chiamato male, disagio, dolore.

Nel secondo, guarirsi, quel dolore, disagio o male, è visto come un evento, un messaggio che ci dice: “sta mutando qualcosa in te”, oppure, “ti prego fermati un attimo, hai necessità di rientrare in armonia con te stesso”.

Ora è necessaria una domanda per spiegare meglio il concetto: uccidereste il postino se vi porta una lettera? Oppure : siete soliti rompere il pc ad ogni email che ricevete?

E’ quello che si fa quando, invece di comprendere a pieno il messaggio della malattia, si ricorre subito ai farmaci per “uccidere” il suo segnale. Facendolo però si diviene sordi al messaggio che il corpo ci stava dando.

Perché è importante questo?

Pasteur e Bernard; sono stati due scienziati a cui si deve molto. Hanno battuto, però, due strade diverse.

A Pasteur si deve infatti la scoperta dei germi causa delle malattie. Da questa scoperta la medicina di noxa, ovvero, quella rivolta alla scoperta delle cause del danno patogeno, è incentrata tutta la pratica medica e farmacologica moderna.

Claude Bernard dal canto suo, aveva già capito che tutto dipende dal terreno* "le terrain c'est tout", inteso come elemento che permetterebbe o meno lo svilupparsi delle malattie.

E qui entrano in gioco le neuroscienze e la fisica quantistica.

Neuroscienze

Il concetto di terreno ci porta a considerare, grazie alla tecniche di neuroimmagine, una particolarità estremamente importante: la funzione dell’amigdala.**

L’amigdala ha un tempo di risposta di 12 millisecondi di fronte ad uno stimolo. Il più rapido rispetto a qualsiasi altra ghiandola o apparato.

Una delle sue funzioni è quella legata alla memoria prima che questa venga gestita dall’ippocampo dopo i primi anni di vita.  Il che significa che la memoria più antica si trova in uno spazio di reti neurali proprie. 

Tali reti neurali hanno il potere di definire modalità di pensiero e di reazione automatica impossibili da gestire per la parte corticale cosciente.

Questa mente sub conscia automatica vive di emozioni, ricordi e impressioni del passato. Purtroppo questi si ripercuotono nel presente.

Autoguarire è possibile, per le neuroscienze quando si cambiano i processi mentali e quando si creano nuovi schemi mentali. Un aiuto in questo lo si può ottenere cambiando il modo di parlare, di esprimersi, di emozionarsi. 

Ogni parola si lega ad un fatto o elemento mnemonico specifico presente, da qui il costrutto di base crea emozioni corrispondenti. 

Un esperimento di qualche anno fa ha dimostrato che la solo idea di sviluppo di una malattia era essa stessa la causa del suo avverarsi.

Sono stati intervistati dei malati di demenza al primo stadio e gli è stato chiesto come essi immaginavano il loro futuro rispetto alla malattia. Da lì ai prossimi 5 anni. Altrettanto è stato fatto con soggetti con forte predisposizione familiare ma perfettamente sani al momento dell’intervista. In entrambi i gruppi si è avverato ciò che essi avevano immaginato. Chi del primo gruppo aveva pensato un futuro disastroso lo ha avuto con il peggioramento della malattia. Chi del secondo gruppo temeva di prendere la malattia e che questo potesse essere devastante per la loro vita, in quanto immaginavano una situazione pessima, hanno avuto ragione. Lo stesso dicasi di coloro che si erano visti peggiorare poco o per nulla colpiti dalla malattia.

Ciò che si pensa tende a legarsi alla memoria e se ci si identifica con tale idea ci si condiziona.

Il cervello odia contraddire se stesso.

Per la mente e il suo partner, il cervello, vige una legge: il modello della realtà è legato a come la si descrive.

Se cambiano le parole, cambiano le azioni. E se cambiano le azioni, cambia il destino.

…(continua)…

 

(*) Il terreno è la sommatoria tra il patrimonio genetico (la costituzione) e sue predisposizioni (diatesi) e dall'interazione tra stile di vita e costituzione. Terreno = Costituzione + Diatesi

(**)L'amigdala, o corpo amigdaloideo, è una parte del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura[1]. A livello anatomico scientifico viene definita anche come un gruppo di strutture interconnesse, di sostanza grigia facente parte del sistema limbico, posto sopra il tronco cerebrale, nella regione rostromediale del lobo temporale, al di sotto del giro uncinato (uncus) e anteriormente alla formazione dell'ippocampo.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 15/11/2016