Racconto: " Il mutante"

Quando la realtà supera la fantasia

 

Il mutante

Frank si accorse che quella sera qualcosa non andava. Seduto davanti al camino, sentiva una strana vibrazione attorno a sé, come se qualcosa o qualcuno lo stesse avvolgendo in un velo invisibile, ma perfettamente palpabile. Lui, che era un uomo influenzabile dai sogni e dai voli improvvisi della fantasia, si diede un pizzicotto per controllare se fosse ancora sveglio. Era la sera del 24 dicembre, e l' uomo aspettava il S. Natale sorseggiando un Cognac davanti al fuoco. Lentamente si assopì, non senza avere dato un' ultima occhiata fuori della finestra, dove la neve scendeva lentamente con fiocchi grandi come palline da ping pong. Nel Nord Dakota quell' anno faceva ancor più freddo degli inverni passati.

Portava bene i suoi settant'anni. Voleva ancora godere della vita, anche se ultimamente aveva sofferto molto per via di un problema al cuore e conseguente trapianto .
Non poteva più correre, cavalcare, praticare alpinismo.

Prima di addormentarsi un  fremito gli percorse la spina dorsale...  poi un altro ed un altro ancora.
Era il 2048. La chirurgia aveva fatto passi da gigante, rendendo possibile trapiantare il cuore di un animale nell'uomo, come nel caso di Frank.
A lui toccò quello un po' grande di un cervo morto in un impatto con una vettura, durante la nevicata dell'inverno prima. Si sentiva fortunato, poteva capitargli quello di un maiale, animale che giudicava troppo sporco, però dal cuore molto affine a quello dell'uomo, e meno difficile da trovare.

La mattina di Natale sentì ancora un fremito, fu preso da una strana agitazione, come se dovesse fuggire da quelle quattro pareti.
Si passò una mano sul capo, sentì che gli era spuntato un piccolo palco appena abbozzato in testa... aprì la porta furiosamente, si mise a correre nella strada all'impazzata, incurante delle macchine. Vedeva gli alberi laggiù, invitanti,  tutte le creature nascoste nel folto del bosco e ne percepiva gli odori.


La bestia aveva preso il sopravvento. Una volta su trenta milioni la scienza aveva predetto che ci potesse essere il picco massimo di probabilità che alcune cellule dell' organo trapiantato da un animale sull' uomo potessero contaminare tutto l' organismo, riproducendosi velocemente: le nuove, infatti, appartengono ad animali selvatici, la cui vita è molto più breve di quella umana, e così le loro cellule sono più vitali di quelle di un essere umano che ha una aspettativa di vita che si avvicina oggi agli 80 anni.

Le cellule dell' animale si sarebbero cioè comportate come delle vere e proprie cellule staminali, prendendo il posto di quelle umane preesistenti, che muoiono nel giro di poche settimane. Peccato che questo evento è puramente stocastico: per nessuno infatti è possibile determinare in anticipo e con esattezza quale soggetto umano potrebbe subire le conseguenze di tale mutazione genetica.

L' ultimo pensiero da essere umano di Frank fu il rimpianto che la sua mutazione avvenisse in un cervo e non in una renna. Sarebbe stato felice di passare l' inverno in Lapponia insieme alle altre renne, dove si favoleggia ancora di Santa Claus.

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Articolo pubblicato il 24/12/2016