Racconto a puntate: " Il giocatore"

Tra la Cina ed il Giappone i rapporti sono sempre stati tesi

Il giocatore –  parte I

Ero sbarcato sulle coste giapponesi il primo marzo 1256, consapevole che non correva buon sangue tra i miei compatrioti cinesi e il Giappone.
Anni di guerra dura e sanguinosa avevano intaccato i secolari rapporti tra i due popoli, il cinese grande e potente, e Yamato ( Giappone ) isolato e feudale. Eravamo a quel tempo però in tempo di pace, se si può chiamare pace un breve intervallo di tempo tra due guerre.


Io, cinese, ero giovane e forte nel cuore e nello spirito, duro e flessibile nel corpo come una grande canna di bambu, tenero nei sentimenti come un germoglio di soia, ancora puro come acqua di fonte, pronto allo scontro come un giaguaro affamato. Poco dopo il mio arrivo a Yamato era diventata mia sposa Wan Tung, una giapponese di circa vent' anni, di una bellezza semplice ma sfolgorante allo stesso tempo, e radiosa di rare virtù. L' avevo conosciuta durante una mia visita in Giappone al seguito della delegazione commerciale cinese  a Tokyo, dove lei era addetta alla traduzione. Dopo la cerimonia nuziale avevo esaudito il suo desiderio di vivere insieme in Giappone, che lei amava definire " il Paese dei ciliegi in fiore", dove c'è la tradizione dell' Hanami, l' osservazione in primavera di questi rigogliosi alberi fioriti.


Oggi mi avevano convocato a Kyoto per uno spettacolo di arti marziali, dove la millenaria arte della battaglia del popolo cinese sarebbe stata messa alla prova da un grande maestro di haikido giapponese. 
Il mio vestito era di raso giallo, cintura di seta bianca, i capelli raccolti in uno chignon di filo d'oro, regalatomi dal gran maestro di Wushu, il nobile  Cho Wan.

L' avversario un giovane dall' aspetto borioso, vestito con tunica in satin color viola, raccolta ai fianchi da una fusciacca nera e blu, stivaletti di pelle di lupo neri, dipinto in volto con i colori dell' arte Chan.
Eravamo come due macchie di colore all'interno dell' anfiteatro " Hoshima", situato poco fuori le mura merlate di Kyoto. Sentivo battere forte il cuore al ritmo degli applausi della folla al loro beniamino. La posta in palio era alta: una grossa somma di denaro, e la liberazione della mia sposa imprigionata che, pur essendo nata in Giappone, era stata accusata e condannata per avere tenuto contatti con i suoi due fratelli andati in Cina per commerciare. Questa era la legge.


Se avessi perso, avrei lasciato tutto, compresa la mia dignità di uomo e combattente, e sarei dovuto rientrare col pensiero della mia donna imprigionata e triste. Avrei preferito la morte a questo orrenda sensazione. Ma la morte non mi ha mai fatto paura. Consapevole di questo aspetto del mio carattere, mi preparai allo scontro...

CDM 18 / 01 / 2014 IL GIOCATORE parte I



Il giocatore - parte II

Lo scontro era stato preparato dai massimi esperti in arti marziali dei due versanti opposti. Io sono un maestro di Wushu, l' arte marziale cinese per eccellenza. Lui di Daitôryû Aikijujutsu, l' antico termine oggi noto come haikido.

Scegliemmo come arma il bastone, invece della lancia o del pugnale, un' arma neutrale e poco offensiva che entrambi i contendenti sapevano maneggiare con maestria. D' altronde la nostra doveva essere solo un' esibizione incruenta, che doveva servire per far conoscere al popolo avversario la capacità e le tecniche marziali dei contendenti in tempo di pace. Una sorta di torneo organizzato dalla corte imperiale giapponese. Per questo ero stato definito “ il giocatore”, un valido elemento che non doveva uccidere, ma dimostrare lo stato dell' arte marziale avversaria. Ciò era insito nella cultura orientale, che dà per scontato di essere attaccati prima o poi. Da qui nasce lo sfoggio di arti marziali atte a scoraggiare il nemico. Il pericolo arriva sempre dall' est, mi confidò una volta una vietnamita molto suadente.
Per me è sempre stato il Giappone il nemico. Come per i coreani.


Quello che sapevo del Sol levante mi incoraggiava al combattimento. Fieri e valorosi combattenti, tuttavia i samurai sono poco propensi a combattere fuori della loro isola, e non conoscono le sottili arti del combattimento asiatico continentale, dove bisogna affrontare spesso sul terreno nemici terribili come i Tartari. Il Giappone è un' isola, di conseguenza è un popolo che ama soprattutto mangiare il pesce in tutte le sue forme, e che teme una conquista . I cinesi sono sempre stati il popolo da essi temuto, una grande nazione con grandi menti e grandi idee, a partire da Lao Tsu.


Mi allacciai bene la cinta e mi preparai all' attacco, stringendo bene il bastone in mano.
La mia mente era sgombra... l' unica cosa a cui tenevo era Wan Tung , la mia sposa. Non volevo ripensare a quando le spie dell'imperatore lessero le lettere scritte ai fratelli giapponesi di Wan Tung, ravvisando messaggi segreti circa la forza militare in patria di cui il Giappone è un gelosissimo custode, condannandola a venti anni di prigionia. 

CDM 18/01/2014 fine parte II



Il giocatore – parte III

Dunque, mi ero preparato bene alla lotta. Il mio fisico, allenato a correre sulle montagne vicino allo Yang Tse, era tonico e resistente ad ogni fatica.


Di giorno mangiavo solo due pugni di riso con germogli di soia, la sera mi permettevo anche poca cacciagione o mezzo pollo fritto.
Non sono magro come il mio avversario, e questo mi dava un certo vantaggio nella potenza dei colpi con la mia muscolatura ben conformata dall' allenamento costante. Egli, invece, avrebbe sfruttato la sua magrezza per la velocità dei movimenti. Era temibile, e lo vedevo dai suoi occhi lampeggianti che mi fissavano senza perdere una sola mia mossa.


Al centro dell' anfiteatro, ci salutammo inchinandoci l' uno verso l' altro.
Venni a sapere che si chiamava Tung Woo.
Ci separò il giudice di gara, vestito di un immacolato kimono bianco, con cintura rosso carminio.


Il primo colpo arrivò all' improvviso, netto e secco. Mi fece male al braccio sinistro, che tenevo basso lungo il corpo. 
Avevo capito d'istinto che la forza dell' avversario stava nella sorpresa. La sua magrezza lo aiutava nel roteare del bastone, che di nuovo arrivò improvviso, ma parai il colpo col mio attrezzo. Però l' avversario era anche molto abile nei salti intorno e davanti a me che, più massiccio di corporatura, risultavo più lento di lui nei movimenti del corpo.


La tecnica è molto importante in quest' arte, più che la forza. Bisogna avere la visione dell'insieme del corpo dell' avversario per indovinare dove abbattere il bastone all'improvviso. Devo mantenere la calma, pensai, Tung Woo è bravo ma non ha un maestro abile e astuto come il mio, che mi ha insegnato molti trucchi.


I bastoni roteavano veloci, parati quasi sempre, ed io ero in lieve svantaggio. Il giapponese era scattante come un felino che attacca, mentre il pubblico urlava  'woo, woo ' ad ogni suo colpo. Io avevo solo pochissimi amici a sostenermi. Giocava di anticipo, come ballando ad un ritmo infernale scandito da quegli ' woo' che mi rimbombavano nelle orecchie.
Devo trovare il sentiero magico della vittoria, mi ripetevo.
Mi tornò in mente la moglie e una frase che spesso mi ripeteva nei momenti più duri.

CDM 19/ 01/ 2014 - Il giocatore - parte III- continua...

 

 

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Articolo pubblicato il 26/01/2017