La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Capodanno 1897: il furto del mandolino

Per continuare con l’ormai tradizionale racconto di un delitto torinese ricollegato al Capodanno, propongo ai Lettori di “Civico20News” la vicenda del furto del mandolino, avvenuta sul finire dell’800.

Location della nostra storia è la via Roma, la “vecchia” via Roma precedente al radicale rifacimento degli anni ’30 del ‘900: priva di portici e con vecchi palazzi un po’ fatiscenti, soprattutto nel tratto compreso tra piazza Castello e piazza San Carlo, ma con negozi molto qualificati e ben forniti.

Al civico 25, nel vasto isolato che accoglie anche la chiesa di Santa Cristina, si trova la bottega del signor Carlo Bruno, fabbricante di strumenti musicali, specializzato nella realizzazione di mandolini e di violini (esporrà alcuni suoi strumenti alla Esposizione Generale Italiana del 1898 di Torino).

Verso le 17 e ¾ due giovanotti sconosciuti scassinano la vetrina e gli rubano un lussuoso mandolino ornato d’argento e di madreperla del valore di ben 600 lire. La portinaia arriva appena in tempo a vedere i due giovani ladri in fuga ma non riesce a farli trattenere.

«Alle 17 ¾ e in via Roma!!» questo il commento dell’anonimo cronista che riporta la notizia su La Stampa di venerdì 11 dicembre 1896.

Un commento che suona ironico per le forze dell’ordine: il furto è stato commesso a due passi dalla Questura, al tempo collocata di fianco alla Chiesa di Santa Cristina, al civico 2 di via dell’Ospedale, oggi via Giolitti. Il cronista si è contenuto e non ha insistito su questo aspetto della vicenda ma i lettori del tempo conoscono questa vicinanza e colgono appieno l’ironia.

Il giorno seguente, sotto il titolo «Il ladro del mandolino», il giornale annuncia che la Questura ha scoperto il ladro e l’ha arrestato «ieri», cioè all’11 dicembre: sarebbe lo studente Alfredo Monsanto, di 18 anni, di San Remo. Lo «sciagurato giovane» lo aveva impegnato in una agenzia di pegni per la somma di lire… dieci!

La Questura si è data da fare perché colpita dalla ironica osservazione del giornale? Il fabbricante Carlo Bruno si è attivato per recuperare il suo prezioso strumento? Domande senza risposta, possiamo solo lavorare di fantasia…

Dopo la notizia dell’arresto dello studente sanremese non compaiono più altre notizie in Cronaca fino al 1° gennaio del 1897 quando il giornale ci racconta, col titolo «Ancora del furto del mandolino», che lo studente Alfredo Monsanto «poveretto, si protestava innocente; e ben a ragione» perché dopo pochi giorni la Questura ha scoperto i veri ladri: Teresio Barbero, Carlo Bianchi e Adolfo Lobosco.

Barbero, arrestato per primo, ha confessato il furto e ha raccontato che il mandolino era stato impegnato da Lobosco, per dieci lire, in una agenzia di via Assietta, dove infatti è stato ritrovato.

Un lieto fine, in primo luogo per il signor Carlo Bruno, e anche per lo studente sanremese Alfredo Monsanto che, forse, ha trascorso il Natale alle Carceri Nuove.

Questa storia non appare certo né clamorosa né truculenta ma ritengo che debitamente implementata da qualche sceneggiatore hollywoodiano, potrebbe costituire la trama di un film per le feste di fine anno, basato sul tema evergreen dell’innocente ingiustamente accusato.

In ogni caso, buon Capodanno e felice 2019!

 

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Articolo pubblicato il 01/01/2019