La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini
Caricatura di Casimiro Teja (Pasquino, 1871)

Il «lunediante» cattivo

In questa ricognizione fra «barabba» e «lunedianti» della Torino degli anni ’70 dell’Ottocento capita anche di imbattersi in piccole vicende di cronaca che per la loro vivacità un po’ surreale fanno subito pensare alle scene di un film neorealista o di un bonario poliziottesco.

È il caso di questo «Ubriaco frenetico», descritto dalla «Gazzetta Piemontese» del 24 ottobre 1876.

Leggiamo:

Ubriaco frenetico. Il 23 ottobre 1876, verso le 6 di sera, un giovane operaio, venuto ad alterco coi compagni di lunediata per causa di donne, ebbro di vino e di collera, percorreva i portici di piazza Milano [la parte con i portici di piazza della Repubblica, dove si apre la via Milano, N.d.A.], minacciando di coltello chiunque gli si avvicinava.

Accorsero Guardie [Municipali, N.d.A.], ma tant’era robusto e destro quell’ubriaco che non lo poterono arrestare, neanche trattenere e per miracolo uno degli agenti schivò una coltellata.

Altre Guardie corsero in aiuto, ma il loro numero non impaurì il forsennato che, afferrata l’elsa della sciabola di una di esse, tentò di sguainare l’arma. Nacque una colluttazione: due Guardie furono colpite, una cadde e l’ubriaco caduto anche esso si rifiutò di cedere e di obbedire.

Fu necessario portarlo e trascinarlo, e tuttavia resisteva e si rotolava ed imbestialiva in modo che quando giunse al Palazzo di Città aveva in brandelli la giubba e non aveva più calzoni.

Poco a poco, con le buone, si riuscì a calmarlo un tantino ma ci volle tempo e pazienza assai: si ostinava a voler campo libero per un duello coi «quattro civici più campioni» e più volte si slanciò furibondo contro i suoi custodi. Buttò in terra i danari, due orologi in argento, portafogli e giubbettino, imprecando ira di Dio un po’ a tutti.

Gli si procacciò un paio di calzoni, ma si rifiutò di calzarli se non fosse presente all’operazione «il Sindaco d’Acceglio».

Fu necessario vestirlo come un bambino riottoso e persuaderlo che la carrozza cittadina che l’aspettava l’avrebbe condotto a casa.

Quando invece si trovò alla Questura ricuperò tosto il suo sangue freddo e senza turbarsi menomamente disse alle Guardie di P. S.: «Non s’incomodino: so già dov’è; terza porta a sinistra, dal delegato di guardia».

Pare che abbia lunga pratica del sito e difatti risultò essere uno dei più pericolosi mascalzoni di Porta Palazzo.

 

Così si conclude la cronaca dell’ubriaco «frenetico». Peccato che il cronista ci abbia tramandato le frasi del nostro aggressivo lunediante soltanto in uno sbiadito italiano e non nell’originale gergo malavitoso torinese!

Scenette dello stesso genere recitate in romanesco o in napoletano, come dicevamo, compaiono nei film neorealisti oppure poliziotteschi. Ma noi, in conclusione, vogliamo nobilitare il nostro lunediante: così ce lo immaginiamo come il bullo del quartiere, interpretato da Eric Campbell, nel film «Charlot poliziotto» (Easy Street), noto in Italia anche come «La strada della paura», recitato, diretto e prodotto da Charlie Chaplin (1917).

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 05/02/2019