La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini
Torino: eroico salvataggio durante un bombardamento (La Domenica del Corriere, 28-11-1943) (Fonte: Ebay.it)

«Accadde al commissariato» (prima parte)

Questo scritto nasce dal casuale ritrovamento di una notiziola di cronaca torinese del 1943 quando al 26 novembre si poteva leggere sotto il titolo “Le inutili affettuosità / di una ubriacona”: «Gli ubriachi si direbbe subiscano una speciale attrazione verso il commissariato di P.S. di Borgo Dora. Settimane fa fu proprio sotto le finestre del Commissariato un beone fu arrestato per essersi dato fuor di misura al bel canto. Ieri è stata la volta di una donna la cinquantenne Camilla Aimaretti di Giovanni: costei, dopo una solenne bevuta, nel bel mezzo della strada, se la prese contro invisibili avversarie, abbandonandosi poi a bizzarri ululati e ad inconsulti scoppi di pianto e di riso. Lo spettacolo durò alcuni minuti; dopo di che un maresciallo è sceso dal Commissariato e, in dispregio degli affettuosi tentativi di abbraccio da parte di lei, ha dichiarato in arresto l’ubriacona».

Il Commissariato, in quell’anno, aveva sede in via Carlo Noè, la prima traversa a destra del corso Giulio Cesare dopo piazza della Repubblica (a sinistra inizia la via Borgo Dora). La via in precedenza era chiamata degli Orti ma nel 1924 era stata intitolata a Carlo Noè, costruttore del Canale Cavour. Incuriosito dall’incipit di questa notiziola ho iniziato a cercare altre notizie riguardanti questo ufficio di polizia, nei limiti del periodo settembre-dicembre 1943, che poi ho radunato sotto il titolo «Accadde al commissariato», in ricordo del film del 1954 diretto da Giorgio Simonelli con Nino Taranto come commissario e Alberto Sordi. Questo breve periodo, da me arbitrariamente definito, costituisce una sorta di storia parallela all’interno della grande storia che registra un momento molto tormentato della vita torinese (e italiana) tra guerra civile e bombardamenti terroristici degli Alleati. Questo periodo è molto ben documentato dal libro di Michele Tosca “I ribelli siamo noi. Diario di Torino nella Repubblica Sociale Italiana. La crudele cronaca di una guerra civile”, del quale Roberto Chiaramonte Editore (Collegno, 2019) ha appena pubblicato una seconda edizione ampliata.

Tornando al Commissariato Borgo Dora, ecco la notizia originale del beone canterino: È imprudente cantare / sotto le finestre del Commissariato. - Il maresciallo di P.S. di Borgo Dora, mentre, nel suo ufficio, badava al fatto suo, fu assordato da una roca voce proveniente dalla strada: «Eri tu che macchiavi quell’anima quell’anima…» urlava a squarciagola lo sfiatato baritono. Allo scantazzare facevan seguito fischi e risate. Il maresciallo, infastidito, dalla finestra scorse, all’angolo della via, un tizio che traballando col cappello sulla nuca, attorniato da un gruppo di ragazzi, accusava melodrammaticamente un lampione di avergli rapita l’amata. Il sottufficiale, sceso in istrada, dichiarò in arresto il fastidioso ubriacone canoro, tale Celestino D’Andrea di 49 anni (La Stampa, 21 ottobre 1943).

Ma i poliziotti del Commissariato, dalle finestre, riescono persino a effettuare arresti a distanza di ladri di biciclette, mezzi di locomozione che, con le restrizioni della guerra, hanno assunto un particolare valore, come si dirà più avanti.

La malavventura di un ladro. - Sono le otto di sera. Il signor Francesco Tiberti abitante in via Balbis 14, entra in un negozio sito dinanzi all'ufficio di P. S. di Borgo Dora e lascia alla porta la bicicletta. Fulmineamente il pregiudicato Secondo Trive fu Pietro si impossessa della macchina, ma altrettanto fulmineamente il Tiberti, accortosi del tiro, riesce dalla bottega e grida: «al ladro! al ladro!». L'invocazione è udita da un maresciallo del commissariato, il quale, spalancata una finestra, con la voce tonante intima «Fermo, in nome della legge!». Il manigoldo, esterrefatto, perde l'equilibrio e cade, fratturandosi un braccio; ma prima di essere accompagnato all'Astanteria Martini viene dichiarato in arresto (La Stampa, giovedì 25 novembre 1943).

Altri reati comportano indagini più tradizionali, come nel misterioso caso del “Mulo” che tira pugni. Lo raccontiamo con due ritagli del giornale La Stampa, il primo del 28 ottobre 1943: Preso a pugni dal… «Mulo». - Si è presentato ieri all’Astanteria Martini il guardiasala Pietro Santi fu Giuseppe di 51 anni, abitante in via Leini 45. «Che cosa vi è successo? – ha voluto sapere il maresciallo di servizio vedendolo arrivare tutto pesto e mortificato – vi siete accapigliato con un viaggiatore senza biglietto?». Non questo era accaduto. Il Santi se ne andava pian piano per corso Savona quando ad un tratto, era stato avvicinato da un tizio che, qualificandosi per «Mulo», l’aveva dapprima redarguito e poi caricato di busse. «Ma le ragioni?» ha insistito il maresciallo. «Non le so. Mai visto un simile Mulo» ha dichiarato il guardiasala. Per cui il sottufficiale, nel registro, accanto al nome del Santi ha scritto: preso a pugni da un certo… Mulo (La Stampa, 28 ottobre 1943).

La soluzione compare su La Stampa di lunedì 1° novembre 1943: Il “Mulo” che dava pugni / è stato arrestato. - Abbiamo dato notizia, giovedì scorso, della disavventura del guardiasala Pietro Santi, aggredito e picchiato da un tale che era poi fuggito gridandogli «Ricordati di me che sono il “Mulo”!». Le lesioni inferte al Santi sono state di natura tale da indurre l’ufficio di P.S. di Borgo Dora a procedere all’arresto del “Mulo”, identificato per Ottavio Lusso di 25 anni da Bra. «Perché avete preso a pugni il Santi?» gli chiese il maresciallo mentre lo accompagnava al Commissariato.

«Un giorno – si scusò il giovanotto – mi volle esaminare così minuziosamente il biglietto da farmi perdere il treno!». Il Lusso è stato adunque dichiarato in arresto per lesioni aggravate.

Vediamo ora altre indagini di quel periodo, alcune più tradizionali, altre dove si può talora intravedere il particolare clima del tempo di guerra. La prima riguarda un rigattiere sospettato di ricettazione: I candelabri del rigattiere. - Il Commissariato di P. S. di Borgo Dora sospettava che il rigattiere Luigi Castellino, di 50 anni, da Garessio, esercitante senza la debita autorizzazione il commercio di cose usate, ricettasse oggetti di provenienza furtiva. Pertanto, il 1° giugno scorso fu disposto per una perquisizione nell’alloggio e nel negozio del Castellino. Furono trovati quattro candelabri di ferro zincato, due lampade e un orologio che parvero alle autorità di provenienza sospetta. Il Castellino asseriva di aver acquistato tali oggetti per 700 lire da un certo Guido Guglielmo Pio, commerciante di cose usate, di cui non conosceva il recapito. Inoltre faceva il nome di due persone che avrebbero assistito alla compra-vendita. Ma queste due persone, interrogate, non sapevano dire nulla di preciso. Rinviato così a giudizio, il Castellino, fortunatamente, poteva esibire la ricevuta rilasciatagli dall’introvabile Guido Guglielmo Pio, per cui il Pretore cav. Corsi […] lo assolveva dalla imputazione di ricettazione per non costituire reato il fatto. Lo condannava invece a 330 lire di ammenda per esercizio abusivo di compra-vendita di oggetti usati (La Stampa, lunedì 4 ottobre 1943).

Dai candelabri al parmigiano: Forme di formaggio / tramutate in forme di terriccio. - La negoziante Onorina Divari in Barino di quarantaquattro anni, abitante in corso Regina Margherita, vende formaggi al mercato di Porta Palazzo. In questi ultimi giorni occhieggiavano sul suo banco numerose forme di parmigiano che, alla sera, la donna, con un furgoncino triciclo, si riportava a casa. L’appetitosa merce attirò le cupidigie di alcuni furfanti. Infatti, la notte scorsa, ignoti ladri penetravano, scassinando una porta, nell’alloggio della negoziante, immersa nel sonno, levavano dagli scatoloni dove erano riposte, le forme sostituendole con terriccio e sassi. Il mattino dopo la Divari s’installò a Porta Palazzo, e allora soltanto si accorgeva della sostituzione. Ella sporgeva denuncia all’ufficio di P.S. di Borgo Dora (La Stampa, 16 novembre 1943).

Giunto a questo punto della narrazione, vedendo quante storie restano ancora, ritengo che per questo articolo, ispirato a un film, ci voglia un sequel

Michele Tosca “I ribelli siamo noi. Diario di Torino nella Repubblica Sociale Italiana. La crudele cronaca di una guerra civile”, 2da edizione ampliata, Roberto Chiaramonte Editore (Collegno, 2019): vedi Volume I. 1943-1944.

Le copertine de “La Domenica del Corriere” sono tratte da Ebay.it

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Articolo pubblicato il 25/08/2019