La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini
Gazzetta del Popolo del 18 novembre 1943 (Fonte: Ebay.it)

«Accadde al commissariato» (seconda e ultima parte)

E veniamo ora a parlare di biciclette che, come anticipato, sono diventate preziose:

Quattro ladri di biciclette / arrestati in un sol giorno. - Bel colpo, bellissimo colpo, quello verificatosi sabato scorso e del quale diamo subito notizia. Quattro ladri di biciclette, in punti diversi della citta, sono stati «fermati» e consegnati alla Polizia. S’intende che questo risultato eccezionale è molto dovuto all’attenzione che ormai - il pubblico impiega per custodire le sue macchine che hanno assunto ora un ruolo di prlm’ordine, nella circolazione stradale. E che hanno raggiunto, nei prezzi, da categoria automobili utilitarie, dopo qualche anno di usaggio. Infatti, alcuni anni fa per 2000, 1500 lire ed anche per molto meno, si potevano comperare vecchie macchine ancora servibilissime. Vedi le popolari «509» di buona memoria. Per acquistare una bicicletta, ora, quando si trova, di almeno buona marca, ci vogliono dalle due alle tremila lire. Ne consegue che ciascuno presta maggiore attenzione al suo «cavallo di acciaio» e mentre le denuncie alla Polizia tendono a diminuire, l’arresto dei lestofanti aumenta.

Come dicevamo quattro sono stati arrestati sabato. Il primo, tale Raimondo Giacomino di Bernardo, nato in Svizzera trentasei anni fa ed abitante in strada Bertulla 147, è stato dichiarato in arresto dal Commissariato di P. S. di Borgo S. Paolo, pel furto di una bici che aveva tentato di rubare quando sembrava incustodita, e... non lo era. Alla loro volta: Mario Paoletta di Francesco, di 18 anni, senza fissa dimora, è pure stato fermato per tale reato. Francesco Valentino, di anni 18 per furto di una bici in danno di Ernesto Musso (Commissariato Monviso) e Mario Viglietta fu Giovanni, di 33 anni, abitante in corso Vercelli 90 per quello in danno di Giuseppe Avagnina (Commissariato di Borgo Dora) (La Stampa, 6 settembre 1943).

E per concludere, l’evergreen del truffatore che si spaccia per nobile: Il marchese nei pasticci / e la “topolino” nel fosso. - Il signor Cesare Budino titolare di un’autorimessa in via S. Ottavio 19, il 21 febbraio scorso denunciava al Commissariato di P.S. di Borgo Dora che un individuo, sedicente marchese, tal Ermanno Peiroleri di 23 anni, si era presentato a lui per chiedere che gli venisse noleggiata una macchina con la quale poter trasportare un medico al capezzale della madre gravemente ammalata. Il Budino, che non fa il noleggiatore di macchine, sulle prime nicchiò, ma tanto disse e fece il Peiroleri, che in ultimo egli acconsentì a noleggiargli una macchina «Topolino». Narra il Budino che la mattina dopo, la macchina gli fu dal giovane riconsegnata, ma che il noleggio non gli fu pagato, essendo che il Peiroleri, che pur vestiva come un figurino e non aveva fatto mistero di essere agiatissimo, disse di trovarsi momentaneamente senza denaro liquido, e che sarebbe passato di lì a qualche ora a fare il suo dovere. Tornò difatti, ma non per pagare, sì per chiedere con rinnovate e più forti preghiere che la macchina gli fosse noleggiata un’altra volta, il che anche questa volta ottenne. Dice il Budino che il giorno dopo il Peiroleri gli venne bel bello dinanzi ad annunziargli che la «Topolino», per un incidente successo durante il viaggio, era ribaltata in un fosso donde sarebb stato suo pensiero levarla e farla rimorchiare a un’officina per le necessarie operazioni. Il Budino venne così a trovarsi creditore di circa 8000 lire, tra spese di noleggio e di riparazioni. E tale, a sua detta, è rimasto, non avendogli il Peiroleri ancora dato il becco di un quattrino. Dagli atti allegati alla denuncia mossa dal Budino, si rileva che il Peiroleri va piuttosto soggetto a dimenticarsi dei suoi creditori. Un sarto e un camiciaio – entrambi di gran nome – avanzerebbero da lui rispettivamente 2880 e 1774 lire; un’altra celebrata sartoria, 2000; persino un cameriere del bar d’un grande albergo gli sarebbe creditore di una discreta sommetta.

Il processo a carico del Peiroleri doveva aver luogo ieri, ma non avendo potuto l’imputato presentarsi, il Pretore cav. Corsi l’ha rinviato a nuovo ruolo (La Stampa, 28 settembre 1943).

Ci sono purtroppo anche episodi legati alla guerra, in particolare ai bombardamenti terroristici degli Alleati.

Ritrovato pesto e sanguinante / in fondo a una cantina. - Verso le ore 8 di ieri mattina un agente dell’Ufficio di P.S. Borgo Dora, passando dinanzi alla casa sinistrata n. 110 di corso Regina Margherita, udiva giungere dalla cantina fiochi lamenti. Calatosi per un largo squarcio, ritrovava, illuminandolo con la lampada a mano, il corpo di un individuo che giaceva fra le macerie, pesto e sanguinante. Trasportato alle Molinette costui veniva identificato per Lorenzo Mascherpa, da Moncalieri, senza fissa dimora e trattenuto in osservazione per fratture e abrasioni al torace e al viso. Andava ieri sera per corso Regina Margherita – ha poi narrato all’agente di servizio – quando all’improvviso gli si erano avvicinati due sconosciuti che senza proferir verbo l’avevano derubato del portafoglio con 800 lire, pestato e gettato nella buca (La Stampa, 2 novembre 1943).

Questa indagine ci presenta il triste fenomeno dello sciacallaggio nelle case bombardate: ANCORA SCIACALLI! - Cinque arresti di persone / che svuotavano / un alloggio sinistrato. - Un alloggio di corso Giulio Cesare, sinistrato nell’ultimo bombardamento, aveva avuto non soltanto le finestre infrante ma la porta di entrata sventrata. Per cui il proprietario, recatosi una prima volta a controllare se tutto fosse a posto (egli era sfollato), dopo di avere fatta la dolorosa constatazione, aveva rimediato, otturando l’entrata con quattro assi. Li aveva inchiodati ai pannelli e si era riservato, non appena possibile, di far sfollare pure il mobilio e le suppellettili. Ma alcuni giorni fa, ritornato in corso Giulio Cesare, notava su di un carretto, trainato da uno sconosciuto, un materasso. Sembrava il suo. Aveva la stessa forma, lo stesso rigaggio. Per cui seguiva per un tratto il veicolo e poscia fermava l’individuo. Era proprio così! Il materasso era stato prelevato nel suo alloggio. Due agenti del Commissariato di P.S. di Borgo Dora, accompagnati dal derubato, si recavano prima nella casa di corso G. Cesare. Nel cortile erano altre tre persone che tranquillamente, come se fosse roba loro, stavano «imballando» mobili e suppellettili asportati dagli alloggi. Come fossero cosa loro i tre «lavoravano» facendo belle fischiatine tanto che la gente di passaggio, rimaneva sorpresa, credendoli sinistrati, felici nella disgrazia. Al Commissariato essi venivano identificati per Silvino Massera di anni 66, Giuseppe Aguzzi di anni 47, Guido Parodi di 57 anni e Lodovico Valpiano di anni 42 che sono stati denunciati, in istato di arresto per furto aggravato. […] Particolare curioso quello, che il Massera ed il Parodi erano stati alla loro volta sinistrati nel disastroso scoppio di una bomba in corso R. Margherita 110, dove la casa è stata completamente distrutta e numerose vittime sotto le macerie. «Non avevamo più nulla, perciò tentavamo di rifarci!» - hanno dichiarato al funzionario che li interrogava (La Stampa, mercoledì 8 settembre 1943).

Non manca il “giallo” di Natale: Voleva portarsi a casa / un cestello di vimini. - A Porta Palazzo, fra i bancherottoli di cianfrusaglie, una donnetta, tale Alessandrina Barretta gironzolava in atteggiamento sospetto; a un tratto era sorpresa a portar via un cestello di vimini, del valore di ottanta lire; con quello tentava di allontanarsi alla chetichella. È facile immaginare con qual valanga di improperi e con quali mezzi la venditrice abbia investito la malcapitata che, confusa, ha restituito l’oggetto maltolto, e contrita, ha seguito un vigile che l’ha consegnata poco dopo ad un agente del commissariato di P. S. di Borgo Dora, il quale l’ha dichiarata in arresto (La Stampa, giovedì 23 dicembre 1943).

Un “giallo” di Natale troppo modesto? Per la conclusione ci affidiamo al già citato libro di Michele Tosca: Dall’inizio della guerra, nel periodo 12 giugno 1940 – 31 dicembre 1943, Torino ha subito 29 incursioni aeree, per un tempo complessivo di 19 ore e 55 minuti. Gli aerei alleati nei bombardamenti terroristici hanno gettato su Torino 3.315 bombe dirompenti che hanno ucciso 4.741 persone, ferendone altre 2.220.

Michele Tosca “I ribelli siamo noi. Diario di Torino nella Repubblica Sociale Italiana. La crudele cronaca di una guerra civile”, 2da edizione ampliata, Roberto Chiaramonte Editore (Collegno, 2019): vedi Volume I. 1943-1944.

Le copertine de “La Domenica del Corriere” e della “Gazzetta del Popolo” sono tratte da Ebay.it

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Articolo pubblicato il 01/09/2019