Scontro TV fra la Santanché e l’ex brigatista Raimondo Etro

L’ingiustizia del reddito di cittadinanza (anche agli ex terroristi)

Domenica 13 ottobre, nella puntata del programma “Non è l’Arena” condotto da Massimo Giletti, è avvenuto un duro scontro verbale fra la rappresentante di Fratelli d’Italia Daniela Santanché, in collegamento da Milano, e l’ex brigatista Raimondo Etro, ospite in studio.

 

L’argomento in discussione era il reddito di cittadinanza, ormai appannaggio di alcuni ex brigatisti, argomento che merita qualche riflessione, malgrado gli esponenti del M5S facciano di tutto per non parlarne, così come anche gli organi di informazione allineati a questa politica di assistenzialismo di sinistra, che però ha superato ogni limite di decenza e di giustizia sociale.

 

Prima delle relative considerazioni in merito, riepiloghiamo il fatto di cronaca televisiva avvenuto l’altro giorno.

Daniela Santanché nel corso del suo intervento a “Non è l’Arena”, ha così giustamente sentenziato, riferendosi a Raimondo Etro:

Non posso considerarlo un cittadino come me.

Bastava che il governo accogliesse il nostro emendamento, e quindi nessuno che fosse stato condannato oltre i due anni definitivamente avrebbe potuto avere il reddito di cittadinanza.

Una legge sbagliata, fatta in maniera arrogante, presuntuosa e non volendo assolutamente discuterne”.

“Trovo scandaloso”, ha poi proseguito, “che chi come Etro ha combattuto, ha partecipato ad ammazzare e sequestrare, venga considerato un cittadino come me. Voleva sovvertire e distruggere questo Stato.

Penso a quei lavoratori che devono partecipare a pagare quel reddito di cittadinanza a un ex terrorista“.

 

La risposta di Etro non merita nemmeno un misero spazio nella cronaca attuale. Si voglia solo ricordare che Etro è la stessa persona che sui social network, alcune settimane fa, ha postato “insulti osceni e irripetibili” a un’altra donna della politica italiana, Giorgia Meloni.

 

Tanto è vero che nel diverbio è intervenuto anche il conduttore, facendo notare il grado di cattiveria e i toni usati da Etro negli attacchi sui social.  Che banalmente e miseramente, ha detto: “Io faccio battute da osteria … per cui non le chiedo scusa …”

 

La conclusione migliore sono state le ultime parole della Santanchè: “Si dovrebbe vergognare”.

 

Ma chi più si dovrebbe vergognare sono i politici del M5S che hanno portato avanti questa ingiusta e moralmente inaccettabile forma di assistenzialismo, anche per gente che ha commesso reati di gravità estrema.

 

Per la cronaca il reddito di cittadinanza di Raimondo Etro, partecipante al sequestro Moro, corrisponde a 780 Euro. E non è l’unico caso.

623 Euro mensili anche a Federica Saraceni, l’ex brigatista condannata a 21 anni e 6 mesi per associazione con finalità di terrorismo e per l’omicidio di Massimo D’Antona.

500 Euro ogni trenta giorni anche a Massimiliano Gaeta, nonostante i cinque anni e tre mesi per banda armata. E forse ce ne sono anche altri, ancora da scoprire.

 

Fa rabbia sapere che questa gente intasca soldi pagati con le tasse degli onesti cittadini.

Il reddito di cittadinanza era inteso, così dicevano quelli del M5S, come uno strumento per avviare al lavoro.

Ma quale lavoro può fare gente come Etro, che ancor’oggi passa il suo tempo a insultare e odiare alcuni politici italiani non allineati al suo pensiero.

Con la complicità di una sinistra sempre zitta in questi casi.

 

In conclusione, ma è un’ovvietà che risulta addirittura imbarazzante dirla e scriverla, questa legge deve essere assoltamente modificata, perché non è accettabile regalare dei sodi pubblici a della gente che anni addietro ha seminato terrore e morte, mentre ancor’oggi semina solo odio e insulti.  Altro che cercare un lavoro.

Ma sempre ovviamente, come al solito, il M5S e i nuovi compagni di merende del PD, faranno orecchie da mercanti.

Alla faccia degli italiani onesti che continueranno a pagare, anche per gli ex terroristi.

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Articolo pubblicato il 15/10/2019