Le sfide mancate dal Governo

Molti sussidi non ancora arrivati e investimenti sullo sviluppo quasi nulli

La fase 2 è già iniziata da più di una settimana, il numero dei contagi è in calo, ma il problema ora sembra essere quello della ripresa che, dalle previsioni, sembra condurre l'Italia verso un PIL decisamente basso per quest'anno ma anche per il prossimo anno.

Durante la fase 1, il Governo ha dimostrato di sapersela cavare abbastanza bene, tenuto anche conto della situazione completamente nuova in cui si è trovato il nostro Paese, cercando di isolare le zone di focolaio, dando informazioni molto dettagliate su come difendersi dal virus (non uscire, mettersi la mascherina, ridurre le distanze fisiche, ...).

Nella fase 2, però, ossia quella della ripresa, l'Esecutivo di Giuseppe Conte si sta mostrando in linea con il solito approccio all'italiana: molti sussidi sul presente, pochi investimenti sul futuro.

Attualmente, al di là del fatto che la solita burocrazia di cui siamo da sempre vittime stia rallentando il flusso di aiuti a chi ne ha bisogno, il Governo ha messo in atto un piano di sussidi non da poco: cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione in deroga, aiuti agli autonomi, abolizione dell'Irap di giugno, bonus vacanze per aiutare le famiglie ma anche l'indotto del turismo, congedo parentale straordinario, reddito di emergenza, bonus baby sitter per famiglie con bambini, premio di cento euro netti in busta paga a chi non ha potuto ricorrere allo smart working a marzo e altri provvedimenti.

Se affianchiamo questi provvedimenti a quelli del reddito di cittadinanza del governo gialloverde e agli ottanta euro del Governo di Matteo Renzi, ciò che emerge è che, ancora una volta, in Italia si rischia di avere più facilità ad avere sussidi se si perde il lavoro piuttosto che la probabilità di trovarne uno nuovo per un Paese dove si investe poco.

Le politiche cosidette passive vanno bene, altrimenti la forbice sociale sarebbe a livelli di quella degli Stati Uniti, ma sarebbe anche importante avere una visione del Paese in termini di nuovi sviluppi, di investimenti pubblici massicci sulle opere civili, sull'edilizia, sulla digitalizzazione, sulla green economy, e invece il rischio è di ritrovarsi ad avere aiuti di Stato se si è in difficoltà economiche ma pur sempre in un Paese senza futuro, tant'è che non solo molti Italiani (i così detti cervelli in fuga) lasciano il Belpaese, ma che anche gli immigrati che approdano in Italia tendono a volerla lasciare per trovare fortuna nel nord e centro Europa.

 

 

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Articolo pubblicato il 14/05/2020