Una poesia

“Orizzonti”

Come un’onda in balìa di se stessa

sospinta fra la spiaggia e il blu aperto,

come la luna che rifulge

col suo sorriso non di fuoco ma di deserto,

come un gabbiano nella corrente che non cessa

e per un attimo indulge,

fisso,

se volare solo, o posarsi solo per un attimo tra i flutti canori.

 

La superficie dell’abisso

è il confine sottile di orizzonti nuovi e oscuri:

non la vedono gli occhi perché la sentono i cuori,

come botta cicatrice o luce

di un naviglio incagliato nell’alto dei marosi bisogni

e che da veliero vuole navigare verso i propri sogni.

 

 

di Sara Garino

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Articolo pubblicato il 04/08/2020