Cronache criminali del passato

1° settembre 1975: viene trovato il cadavere di Cristina Mazzotti

Cristina Mazzotti, milanese, di diciotto anni, figlia di un agiato commerciante di cereali, viene rapita a scopo di estorsione il 30 giugno 1975 a Eupilio, nel Comasco, dove è in vacanza.

La famiglia paga un riscatto di un miliardo e 50 milioni, ma Cristina è ormai morta per i maltrattamenti subiti: è stata rinchiusa in una piccola e umida cella sotterranea in una cascina di Castelletto Ticino, nel Novarese, e ripetutamente sottoposta a somministrazione di farmaci sedativi ed eccitanti.

Il suo cadavere viene trovato, il 1° settembre 1975, grazie alle indicazioni fornite da uno dei suoi rapitori, sapientemente interrogato dalla Polizia elvetica. È stato occultato in una discarica a Varallino di Galliate (Novara).

Mi sono occupato tangenzialmente di questo caso, quando collaboravo alla biografia del Commissario Giuseppe Montesano, il quale aveva partecipato alle indagini. Ho voluto ricordare il tragico rapimento di Cristina Mazzotti sulla scorta del volume collettaneo «Miserabili quegli anni» (Tarab, Firenze, 1999) che costituisce un’opportuna e documentata rettifica alle affermazioni di Mario Capanna esposte nel libro «Formidabili quegli anni» (Rizzoli, Milano, 1988).

Da «Miserabili quegli anni» attingiamo notizie che permettono di ricostruire il clima di quel periodo che ha visto anni sicuramente molto significativi, nel bene ma soprattutto nel male, per l’Italia.

Iniziamo col contributo di Giano Accame intitolato «La politica. Fra corruzione e terrorismo», che elenca i seguenti governi: 

secondo governo Andreotti: 26 giugno 1972 - 7 luglio 1973;

- quarto governo Rumor: 8 luglio1973 - 13 marzo 1974;

- quinto governo Rumor: 14 marzo 1974 - 22 novembre 1974;

- quarto governo Moro: 23 novembre 1974 - 11 febbraio 1976;

- quinto governo Moro: 12 febbraio 1976 - 28 luglio 1976.

In questo periodo che vede l’inizio del calo demografico, si assiste ad un miglioramento delle condizioni igieniche parallelo ad un peggioramento delle condizioni di sicurezza: in quindici anni, dal 1960 al 1975, i delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale passano da 863 mila a quasi 1 milione e 900 mila.

Appare abnorme la lievitazione dei furti, ormai quasi totalmente impuniti.

Comincia ad affacciarsi sul territorio nazionale l’industria dei sequestri di persona a scopo di estorsione, soprattutto in Lombardia.

Nel 1975, l’anonima sequestri incassa il riscatto più alto col rapimento del gioielliere romano Gianni Bulgari: rapito a Roma, la sera del 13 marzo 1975, è rilasciato il 13 maggio 1975, a Tor San Lorenzo, dopo il pagamento di un miliardo e 300 milioni.

La punta più alta di indignazione presso l’opinione pubblica si verifica con l’assassinio della giovane Cristina Mazzotti, uccisa malgrado il pagamento di un riscatto di oltre un miliardo di lire.

Statisticamente il fenomeno ha proporzioni poco rilevanti, 65 rapimenti nel 1975 e un massimo di 77 nel 1977, comprendenti una minore casistica di sequestri politici e una più ampia ad opera della malavita, con casi di commistione. Ma assai più estese sono le conseguenze psicologiche e pratiche sul deterioramento della qualità della vita, per la sempre più diffusa insicurezza che ne deriva.

La «banda in guanti bianchi»

Può essere interessante a questo proposito ricordare il caso dell’inconsueta banda di rapitori formata da tre piccoli imprenditori torinesi, incensurati e insospettabili, in pesanti difficoltà economiche, trasformatisi in sequestratori per rimettere in sesto le proprie finanze.

Si sono specializzati nei rapimenti di bambini di famiglie facoltose, che trattano con riguardo, guadagnandosi l’appellativo di «banda in guanti bianchi». 

Rapiscono Pietro Garis, figlio di un industriale torinese del legno (22 gennaio 1975), Giorgio Garbero, nipote di Orfeo Pianelli, Presidente del Torino Calcio (3 ottobre 1977), Federica Isoardi, figlia del titolare dell’agenzia di viaggio Alpitour (Cuneo, 12 gennaio 1984).

Sono arrestati nel 1990, quando hanno sequestrato Patrizia Tacchella, figlia del titolare veronese della Carrera Jeans, in una villa-prigione di Santa Margherita Ligure (Genova).

 

Il 1974 - conclude Giano Accame - è l’anno di maggiore intensità di scandali.

Tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976, lo scandalo Lockheed, fonte di maggior crisi morale del regime.

 

Alle radici della illegalità diffusa

Secondo Francesco Sidoti, autore del capitolo «Ordine pubblico e criminalità. Alle radici della illegalità diffusa» dal punto di vista criminologico, gli anni ‘70 cominciano nel 1968.

Nella breve vita dell’Italia unitaria, gli anni ’50 e ’60 sono stati i migliori; gli anni ’70 sono stati i peggiori, da allora si sviluppano alcune patologie che fra l’altro mettono in questione l’esistenza stessa dello stato unitario.

Sidoti considera le cifre: la voce Istat «rapine, estorsioni e sequestri», propone un quoziente per 100.000 abitanti che nel 1970 è pari a 5,9 mentre nel 1983 sale a 70,9. I numeri di questi reati aumentano progressivamente: sono 3.293 (nel 1961), 4.660 (nel 1971), 28.206 (nel 1981), 35.618 (nel 1982).

Dal 1968 matura uno straordinario aumento del numero di quasi tutti i reati, in particolare per i delitti contro il patrimonio. La percentuale dei furti denunciati, stabile dal 1880, con oscillazioni soltanto dopo le due guerre mondiali, triplica in soli sei anni. Dopo il 1968, si assiste ad una inversione di tendenza, visto l’aumento spaventoso del numero di tutti i reati, in particolare quelli più gravi come rapina, estorsione, sequestro di persona.

Fino al 1972, nell’Italia Settentrionale non avviene nemmeno un sequestro di persona mentre, dal 1972 al 1977 in Italia, avvengono 252 sequestri, di cui 72 in Lombardia. Si rileva la grande trasformazione della criminalità italiana, questa la conclusione di Francesco Sidoti.

 

Un mondo dominato dalla quotidiana insicurezza dell’esistenza

A nostro avviso è Enrico Nistri a illustrare meglio, al di là delle cifre, il clima di quegli anni, nel capitolo «Costume e società. Il ’68 istituzionalizzato fra tradizione e continuità» dove descrive: «… un mondo dominato dalla quotidiana insicurezza dell’esistenza. Quando i delinquenti sono trattati da galantuomini invece di finire dietro le sbarre, i galantuomini sono costretti a chiudersi loro dietro porte blindate e cancelletti.

L’esplosione della delinquenza è il prodotto di molte concause: il relativo mitigarsi delle pene, il “garantismo” di parte della magistratura, i ridotti poteri degli inquirenti, i massicci fenomeni migratori interni, la diffusa aspirazione a un crescente benessere, da conquistare anche attraverso la scappatoia del crimine, la scristianizzazione della società e la conseguente caduta di molte remore di ordine morale.

Vi contribuisce persino la diffusione tra i giovani di fumetti per adulti - dal Diabolik delle sorelle Giussani in poi - in cui ad essere esaltata è la figura del delinquente, non del buon cittadino o del poliziotto che lotta per il trionfo della legge.

Ma le responsabilità morali più pesanti ricadono su una certa sinistra, che, difendendo il delinquente come vittima della società, ha finito per fare apparire il furto, le rapine a mano armata, i sequestri di persona forme abbreviate e personalizzate di lotta di classe.

Non a caso le rapine costituiscono una delle più diffuse forme di autofinanziamento dei primi gruppi rivoluzionari, il bandito Cavallero, ex dirigente di sezione del Pci, ha rivendicato nel ’68 durante il processo la propria fede comunista, i gruppuscoli dell’autonomia praticano gli “espropri proletari” e il dilagare dei rapimenti coincide con la massima crescita elettorale della sinistra».

Sono osservazioni che trovano riscontro nei miei personali ricordi di quel periodo e che ho voluto condividere con i Lettori di “Civico 20 News” anche a dimostrazione della validità di una adeguata ricostruzione e contestualizzazione dei delitti del passato, soprattutto di quello recente.

AA. VV., Miserabili quegli anni, Tarab, Firenze, 1999.

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Articolo pubblicato il 01/09/2020