Sindaci e amministratori contro il governo. Decaro: "Irrealizzabile chiudere piazze con la sola polizia locale"

Caos dopo le parole di Conte ma dal DPCM sembra scomparso il riferimento ai sindaci. Il decreto colpisce pesantemente anche le scuole di montagna

Sono trascorse poche ore dall’emanazione del nuovo DPCM calato dall’alto e senza coinvolgimento degli interlocutori, per far scoppiare il caos. Oltre a non aver interpellato preventivamente i partiti di opposizione, Conte non ne ha azzeccato una.

 

Nel testo del nuovo Dpcm, illustrato domenica sera in tv dal presidente del Consiglio Conte, si prevede che i sindaci dispongano dopo le 21 la chiusura di vie e piazze dove si possono creare assembramenti, fatta salva la possibilità di deflusso e di accesso per chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private. E’ una previsione non concordata con i rappresentanti dei sindaci, mai discussa negli incontri che si sono tenuti con il Governo fino a domenica mattina, e che i sindaci giudicano non realizzabile con le sole forze di polizia locale a loro disposizione.

 

“Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato le novità del nuovo DPCM, volte a rinforzare le misure anticontagio nel Paese. Per ciò che riguarda gli spazi urbani, vi è un passaggio che fa riferimento alla possibilità di chiudere al pubblico, dopo le ore 21, strade e piazze ove si possano creare assembramenti. Eccezion fatta per deflusso dalle stesse aree, accesso a locali legittimamente aperti e passaggio dei residenti. Ora, è evidente che - pur comprendendo l'assoluta necessità di misure urgenti per il contenimento del contagio e la complessità della gestione delle stesse - un simile onere deve essere concertato da tutte le Istituzioni territoriali, con ampie competenze in termini di sicurezza e controllo. Non può in alcun modo essere in capo alle singole Amministrazioni locali". Così in una nota la sindaca di Torino, Chiara Appendino.

 

"È chiaro, infatti - aggiunge -, che la nostra Polizia Municipale non sarebbe in grado di aggiungere ai già numerosissimi compiti anche un controllo così capillare degli spazi pubblici, peraltro in un momento delicato come quello che stiamo vivendo. Per questo condivido le preoccupazioni espresse dal Presidente dell'ANCI, il collega Antonio Decaro. Preoccupazioni che, sono certa, verranno comprese dal Governo, dal quale attendiamo la nota interpretativa. E sulle quali ci confronteremo domani stesso con in sede di COSP".

 

“Le preoccupazioni dei sindaci erano fondate. Ovviamente per decidere la chiusura dei quartieri serve il coinvolgimento dei prefetti. Auspico che nella versione finale del Dpcm ci sia chiarezza per scelte fatte con coinvolgimento prefetti, sindaci e asl". Lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti a margine di una conferenza stampa alla Garbatella. "Mi sembra che la notte abbia portato consiglio e si stia andando verso indicazione più chiara", conclude.

 

In seguito alle prese di posizione dei sindaci, nel testo definitivo, pubblicato, il contenuto dell'articolo è stato modificato. “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”. La modifica arriva dopo le segnalazioni di Anci e Uncem al Governo, ma quella frase andava formulata diversamente. Senza scaricare responsabilità sui Sindaci".

 

Ma c’è dell’altro, precisa Uncem in una nota. "Resta particolarmente complessa - prosegue il comunicato - l'organizzazione del servizio scolastico. Il DPCM prevede che 'le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9.00'".

 

"Questo complica la situazione nelle aree montane, per gli studenti dei Comuni delle Alpi e degli Appennini. In primo luogo a causa della connessione debole o assente, come Uncem ha sempre denunciato - precisa il presidente Marco Bussone - e soprattutto per l'organizzazione dei trasporti. Che dovrà urgentemente adeguarsi a questa normativa. È un problema organizzativo e di accesso al servizio scolastico che va risolto urgentemente".

 

Lo scaglionamento degli ingressi penalizza le scuole di montagna. Ancora una volta decisioni calate dall'alto senza ascoltare il Paese.

“Lo scaglionamento degli ingressi nelle scuole previsto dal nuovo Dpcm per evitare assembramenti e il congestionamento dei mezzi pubblici può essere utile nelle città, ma nei piccoli centri crea solo ulteriori disagi” –dichiara il responsabile del Dipartimento montagna della Lega, l'europarlamentare Alessandro Panza. Nei piccoli centri e per le scuole di montagna soprattutto, dove il trasporto pubblico non è così scontato come in altre parti del paese, molto spesso c'è un solo mezzo a disposizione per il viaggio di andata e per il ritorno.

 

Andare a modificare l'orario delle lezioni, senza aver prima concordato la questione con i vettori del trasporto pubblico locale, rischia di lasciare  i ragazzi in strada per almeno un'ora in attesa dell'inizio delle lezioni, oppure potrebbe costringerli ad uscire un'ora prima mancando un'alternativa per il ritorno a casa. Come sempre non si ascoltano i territori e non si considerano le peculiarità locali, non si tiene conto delle difficoltà di chi vive in determinate aree del Paese, specialmente nelle zone montane dove le difficoltà logistiche sono parte integrante di queste comunità. Si sarebbe dovuta lasciare piena autonomia e facoltà di scelta di entrata, rendendo lo scaglionamento degli ingressi obbligatorio solo nelle città metropolitane, perché evidentemente quanto può essere giusto in teoria, non vale per la pratica.

 

“Chiediamo pertanto al Governo Conte - conclude Panza - che vengano previste delle eccezioni, che si preveda la possibilità di effettuare delle deroghe in concertazione con i presidi, i sindaci, i gestori del TPL e i presidenti delle regioni.


 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 20/10/2020