Fred Buscaglione: il poliedrico artista torinese che conquistò l’Italia intera

Ironia e romanticismo in musica

Oggi vogliamo ricordare un grande artista che partendo da Torino conquistò uno strepitoso successo: Fred Buscaglione, all’anagrafe Ferdinando Buscaglione è stato un cantautore, polistrumentista e attore.

Ripercorriamo la sua vita e la sua – seppur breve- folta carriera.

Siamo a Torino, sono gli anni ’30, Fred è solo un adolescente quando inizia ad esibirsi nei locali notturni della nostra città come cantante jazz e polistrumentista.
Un giorno, durante un’esibizione al Gran Caffè Ligure, viene notato da uno studente di giurisprudenza appassionato di libri gialli: Leo Chiosso. Tra i due nasce una bella amicizia e un sodalizio artistico che durerà nel tempo.

Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale Fred viene richiamato alle armi e distaccato in Sardegna. Anche lì, riesce a farsi notare, organizzando spettacoli per intrattenere le truppe. Contattato dai fratelli Franco e Berto Pisano con cui formò a Cagliari il Quintetto Aster, del quale facevano parte anche Gianni Saiu e Carletto Bistrussu.
Dopo la fine della Guerra Buscaglione tornò a Torino, ricominciò a suonare in varie orchestre poi creò il suo complesso, iniziando una vita nomade fatta di locali notturni in varie città d’Europa.

Nel 1946, a Torino, Fred ricominciò a frequentare assiduamente l’amico Leo Chiosso, con cui iniziò a comporre canzoni. Il rapporto tra i due praticamente simbiotico li portò a trasferirsi nello stesso palazzo, in due appartamenti l’uno dirimpetto all’altro, in Via Eusebio Bava 26 bis, zona Vanchiglia.

I due amici trascorrevano giornate e nottate insieme, a chiacchierare, scambiarsi idee, battute e frasi musicali. Si trattava per di più di canzoni estemporanee e surreali che parlavano ironicamente di “bulli e pupe”, di New York e Chicago, di duri spietati con i nemici, ma sempre in balia di donne e alcool. Nacquero così le canzoni che lo fecero conoscere in tutta Italia, citandone alcune: Che bambola! , Teresa non sparare, Eri  piccola così.

Fred si calò nel personaggio, facendosi crescere un paio di baffetti e presentandosi in scena in doppiopetto gessato e cappello a falde larghe, ispirato a Clark Gable e ai gangster americani come apparivano nei racconti hard-boiled di scrittori quali Damon Runyon, uno degli autori preferiti di Chiosso.

Inizialmente non fu facile per Buscaglione trovare una casa discografica che accettasse di incidere quelle canzoni così trasgressive e inconsuete per l’epoca. Un aiuto decisivo arrivò dall’amico Gino Latilla, il quale convinse il direttore della propria casa discografica a incidere le canzoni di Fred, anticipandone addirittura le spese.

Il successo fu enorme e immediato. Il primo singolo di Buscaglione vendette circa 980mila copie in assenza di qualsiasi battage pubblicitario. Risultato che spinse Fred a incidere molti altri pezzi.

Nel 1949 in un cabaret di Lugano conobbe quella che quattro anni più tardi divenne sua moglie: l’artista maghrebina Fatima Robin’s. Il loro rapporto fu tenero e burrascoso, costellato di liti e riappacificazioni puntualmente scandite sulle pagine dei rotocalchi.

Nel 1959 si separarono, ma voci parlarono di un loro riavvicinamento l’anno successivo a Firenze.

Alla fine degli anni cinquanta Fred Buscaglione era uno degli uomini di spettacolo più richiesti, e non solo come cantante. Era dappertutto: nelle pubblicità, alla televisione e nei film, prima con brevi apparizioni canore, poi in ruoli autonomi incarnando quasi sempre la figura del simpatico spaccone.

La sua attività si faceva sempre più frenetica: girava due o tre film contemporaneamente il mattino, registrava spettacoli televisivi nel pomeriggio, incideva dischi la sera e cantava nei night la notte, spostandosi a bordo di una vistosa auto americana, una Ford Thunderbird che lui chiamava "Criminalmente bella", come una delle sue canzoni. Ma il successo ebbe per lui anche conseguenze sgradevoli dal momento che la moglie Fatima, forse gelosa del suo successo e dei pettegolezzi apparsi sui rotocalchi che lo dipingevano come un tombeur de femmes e che gli attribuivano flirt con le attrici con cui recitava, soprattutto con Scilla Gabel e Anita Ekberg, finì col separarsi da lui, che si trasferì all'Hotel Rivoli di Roma.

 

Forse stanco del suo personaggio di "duro", sul finire degli anni cinquanta Fred iniziò a incidere canzoni melodiche, talvolta scritte anche da altri autori come: Guarda che luna, Non partir (di Giovanni D'Anzi e Alfredo Bracchi) e Al chiar di luna porto fortuna (scritta da Carlo Alberto Rossi).

Tre settimane prima della morte, in un'intervista al quotidiano Stampa Sera, espresse l'intenzione di ritirarsi nel giro di due anni, affermando: «Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, e io tornerò a essere solo Ferdinando Buscaglione».

Buscaglione morì improvvisamente all'alba del 3 febbraio 1960, a soli 38 anni, in un incidente d'auto mentre rientrava all'hotel Rivoli dopo aver trascorso la notte esibendosi in un night di via Margutta, a Roma.

La sua Ford Thunderbird color rosa, giunta all'incrocio fra via Paisiello e Largo Bonifacio Asioli nel quartiere romano dei Parioli, si scontrò con un camion Lancia Esatau carico di porfido. Il cantante morì prima ancora di giungere in ospedale.

Ai suoi funerali, svoltisi a Torino nella Chiesa di Santa Giulia il successivo 6 febbraio, parteciparono decine di migliaia di persone tra cui molte celebrità della musica e dello spettacolo, da Johnny Dorelli a Gino Latilla e Wanda Osiris.  

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

La scomparsa di Fred Buscaglione, avvenuta nel pieno della sua carriera di cantante e di attore, fu un evento mediatico che ebbe ampie ripercussioni nell'Italia del boom economico.

Nel 1998, al Teatro Massaua di Torino (oggi un cinema multisala), andarono in scena tre spettacoli (12, 13 e 14 febbraio), dal titolo "Che Passione! Bentornato Buscaglione!": la band, composta da musicisti locali, accompagnava un sedicente "figlio di Fred".

Ancora oggi, Fred Buscaglione rimane l’indiscusso Re dello Swing, come è stato soprannominato, rimanendo nel cuore e nella memoria di tantissimi italiani.

 

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Articolo pubblicato il 27/11/2020