La consorte prediletta di Carlo Emanuele III

Polissena d'Assia, una delle donne più importanti della Corte Sabauda

Oggi ricordiamo una donna, celebre per essere stata una delle tre donne sposate da Re Carlo Emanuele III, ancor più celebre per essere stata la donna più amata dal sovrano.

Polissena d’Assia nacque nell’attuale Germania, figlia di un importante agrario, zia della povera principessa di Laballe (una delle principali confidenti di Maria Antonietta, che con la regina di Francia patì gli orrori della Rivoluzione francese); visse a Torino per circa dieci anni, dove morì.

A Torino, al Palazzo Reale, nel Gabinetto Cinese progettato da Filippo Juvarra intorno al 1732 - forse la sala più preziosa della residenza- la volta dipinta dal pittore Claudio Francesco Beaumont (il quale, nonostante il cognome “esotico” era di Moncalieri) espone varie raffigurazioni mitologiche, tra le quali l’episodio del “Giudizio di Paride”, nel quale l’aitante giovanotto, avvolto da un manto blu, porge il pomo della più bella tra le belle alla dea Afrodite. Osservando bene il dipinto, sopra il volto di Paride, vi è Ermes al fianco di una ninfa alata che sorregge un medaglione su cui è ritratto il volto di una donna…

Di chi si tratta? E’ proprio lei: Polissena; e sulla sinistra della scena vi è un cartiglio con scritto “A’ la plus belle”. Il Gabinetto Cinese fu un pegno d’amore che il sovrano donò alla sua adorata sposa Polissena, ovvero “à la plus belle”.

Ma facciamo un passo indietro; Polissena, ancora in giovane età, venne proposta in moglie al vedovo Carlo Emanuele, principe ereditario di Savoia.

Da qui, alcuni eventi contribuirono a un’ascesa in grande stile. Nel 1728, con la morte della suocera Anna Maria d’Orleans, Polissena divenne la donna più importante e influente alla corte sabauda.

In seguito, nel 1730, suo suocero Vittorio Amedeo II abdicò in favore del figlio Carlo Emanuele, il quale così cinse la corona di Savoia e quindi Polissena divenne regina di Sardegna, principessa di Piemonte, duchessa di Savoia e titolare di molto altri titoli sussidiari. Carlo Emanuele III sarebbe stato un marito ideale, se non fosse stato “un vedovo per vocazione”. Seppellì le sue tre mogli, morte tutte giovanissime: Polissena a soli ventotto anni; la prima moglie, Anna Cristina Luisa del Palatino-Sulzbach morì a 19 anni, dopo un anno appena di matrimonio; e l’ultima, Elisabetta Teresa di Lorena che morì appena trentenne. Le tre donne di Carlo Emanuele III, riposano vicine nell’oscura e quieta solennità della Cripta Reale della Basilica di Superga.

Polissena però fu la consorte prediletta: madre dell’atteso erede al trono (Vittorio Amedeo III), la sua fu l’unione più lunga delle tre (10 anni) e la più prolifica (6 figli). E poi fu lei al fianco di Carlo Emanuele III durante i momenti più importanti del suo regno. 

L’unione tra i due fu ovviamente una grande occasione per la famiglia della ragazza di avanzare nella classifica della nobiltà europea, è però importante sottolineare che fu uno dei pochi matrimoni dinastici a diventare vero amore.

Ma cosa di queste donne, principesse e sovrane sabaude, cosa sappiamo? Poco-niente.

Infatti, un curioso aspetto che accomuna queste donne è quello di essere rimaste per molto tempo in ombra. Di loro conosciamo perfettamente il lignaggio e il numero di figli che partorirono, ma poco sappiamo dei loro gusti e crucci. Questo vale ovviamente anche per Polissena: la donna tedesca che, giunta a Torino, per caso sposò il principe ereditario di una delle più antiche famiglie europee.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 02/12/2020