L’imbonitore Conte mortifica il Parlamento e presenta in TV il coprifuoco nelle festività natalizie con tutte le nuove misure fino al 6 gennaio

Regioni, il decreto approvato senza averci interpellato

Il Governo nei giorni scorsi ha lasciato trapelare anticipazioni sulle restrizioni  delle libertà  personali e degli spostamenti degli italiani, dal 20 dicembre al 7 gennaio in contraddizioni tra di loro. Abbiamo atteso la conferenza stampa di ieri sera del Presidente del Consiglio, per presentare le misure, al momento previste e disciplinate dall’ennesimo DPCM. "Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già in gennaio e non essere meno violenta della prima ondata", dice il premier. Per poi concludere "Abbiamo evitato un lockdown generalizzato ma ora , verso il Natale, non dobbiamo abbassare la guardia per evitare l'impennata dei contagi". 

Quali sono le tanto attese e deprecate novità?

Viene confermata la divisione dell’Italia in tre zone di criticità, con la speranza che durante il periodo di Natale l’Italia si tinga di giallo in tutto il suo territorio. Il nuovo Dpcm entrerà in vigore il 4 dicembre e fino al 15 gennaio sarà accompagnato da un decreto legge – che raccoglierà le misure del periodo natalizio con valenza dal 21 al 6 gennaio – necessario per a dare copertura normativa alle restrizioni delle libertà personali previste proprio per quel periodo.

Confermato il coprifuoco fino alle 22 anche nei giorni di Natale e Capodanno. Nessuna deroga è stata infatti approvata per permettere la messa della Vigilia, anche per arginare eventuali festeggiamenti, con la creazione di assembramenti, in piazza la notte di San Silvestro. I negozi chiuderanno alle 21. “Fino al 6 gennaio 2021, l’esercizio delle attività commerciali al dettaglio è consentito fino alle 21” ma “nelle giornate festive e prefestive sono chiusi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei mercati e dei centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali, aggregazioni di esercizi commerciali ed altre strutture ad essi assimilabili, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole“.

Potrebbero aprire i ristoranti per il pranzo di Natale e Capodanno, per evitare assembramenti nelle case (dove i controlli sono impossibili), favorendo luoghi dove vigono regole ferree. Nei giorni diversi da quelli festivi la chiusura resta per le 18, con possibilità del solo asporto e la consegna a domicilio.  “Dalle ore 18.00 del 31 dicembre 2020 e fino alle ore 7.00 del 1° gennaio 2020, la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive è consentita solo con servizio in camera“.  Vietati cenoni e feste nelle due notti più attese dell’anno. La raccomandazione dell’esecutivo è quella di ospitare solo parenti stretti , senza un’indicazione di numero massimo di commensali a tavola. Già il coprifuoco alle 22, secondo il governo, fa da detonatore a tavolate numerose.

Saranno chiusi gli impianti e le piste da sci per tutto il periodo natalizio. Unico nodo da sciogliere è l’eventualità di permettere l’apertura degli alberghi di montagna, un tema su cui è ancora aperta la discussione. Ed essendosi chiusa con un nulla di fatto la discussione in Ue su una posizione comune, l’esecutivo ha deciso di imporre la quarantena a chi rientrerà dall’estero – soprattutto dai paesi con piste aperte come Svizzera e Slovenia – dopo il 20 dicembre, mentre per chi farà rientro prima dovrà solo effettuare il tampone.

Dal 4 dicembre al 6 gennaio “sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici”. Gli impianti possono essere utilizzati solo da atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni. A partire dal 7 gennaio 2021, gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali “solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte a evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti”

La mobilità tra regioni sarà consentita solo per i residenti che dovranno rientrare nella propria abitazione. La misura sarà in vigore dal 20 dicembre e fino a dopo l’Epifania. Misura che riguarderà anche i comuni ma nelle giornate del 25, 26 dicembre e 1 gennaio. Ancora in discussione la deroga per gli anziani che vivono da soli, che potrebbe prevedere la visita di un parente stretto. Vietato anche lo spostamento nelle seconde case nei giorni segnati sul calendario di ‘rosso’ anche tra comuni diversi.

Malumori per le modalità con cui si è arrivati a varare il decreto legge della scorsa notte: il documento, che comprende rigide restrizioni per gli spostamenti sui territori durante le festività, è stato approvato dal governo senza neppure parlarne con gli enti locali. E' quanto si apprende  dalla Conferenza delle Regioni che si è riunita ieri.

Secondo la Conferenza il decreto è stato approvato "in assenza di un preventivo confronto tra le Regioni": un metodo, afferma, che "contrasta con lo spirito di leale collaborazione, sempre perseguito nel corso dell'emergenza, considerato peraltro che la scelta poteva essere anticipata anche nel corso del confronto preventivo svolto solo 48 ore prima". Un mancato confronto, dicono ancora i governatori che "non ha consentito di portare all'individuazione delle soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento del virus e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche del periodo delle festività natalizie". Quanto ai ristori, la Conferenza sottolinea infine che né nel decreto legge né nel Dpcm "si fa riferimento alcuno a norme sui ristori economici delle attività che subiscono limitazioni e/o chiusure, più volte richieste dalle regioni e dalle province autonome". 

Ciliegina sulla torta, Conte ha  presentato il provvedimento in conferenza stampa  e non alle Camere, mortificando ancora una volta il Parlamento. E’ in corso la protesta del Centro destra. Sul tema dell’assistenza agli anziani ed ai disabili e per quanto concerne lo spostamento tra comuni limitrofi, ai margini di due regioni, sale la protesta anche da parte di settori della maggioranza. Ci auguriamo, prima del fatidico 20 novembre, di venire in possesso di disposizioni maggiormente logiche e razionali, soprattutto concepite in modo coerente, come si conviene  in paesi civili.

 

 

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Articolo pubblicato il 04/12/2020