Vigile attesa?

Un "atteggiamento terapeutico" a dir poco inquietante...

Quando sentii per la prima volta parlare di “vigile attesa” mi venne in mente il fortunato romanzo di Dino Buzzati: “Il deserto dei Tartari”.

Come sappiamo la tensione narrativa appariva come un crescendo rossiniano che, partendo da un piacevole senso di speranza in un confronto bellico con un misterioso nemico, i Tartari, proseguiva con una snervante attesa di anni… un’attesa senza scopo e senza alcun evento che la potesse giustificare.

Ora sappiamo che fin dall’inizio di questa sconcertante sceneggiata sanitaria, che, indossando gli abiti di una misteriosa paladina provvidenziale che ha operato delle scelte altrettanto misteriose e incomprensibili, sono state ordinate delle linee terapeutiche che hanno lasciato tutti quantomeno perplessi.

Semplificando il problema ci siamo trovati di fronte ad un immenso numero di medici trasformati, loro malgrado, in passivi osservatori di una ineluttabile catastrofe sanitaria. Obbligare il personale medico a prendere fisicamente le distanze dai propri pazienti, facendoli osservare dai loro parenti per verificare se la patologia stesse evolvendo irrimediabilmente verso la necessità di una tardiva ospedalizzazione, e trattandoli solo con Tachipirina, ha creato un comprensibile sconcerto.

Volendo banalizzare paradossalmente la questione, sarebbe come se dopo esserci accorti che un termosifone di casa perde acqua dalla valvola, chiamato l’idraulico, questi ci rispondesse che dobbiamo osservare bene il radiatore, determinare quanti litri d’acqua escono ogni giorno, misurarne la temperatura e la pressione, e, se dopo una settimana dopo aver allagato l’appartamento, il flusso non dovesse fermarsi ... ci consigliasse di chiamare i pompieri…

Difficile comprendere, senza ricorrere a retropensieri di natura diabolica o quanto meno a incomprensibili strategie volte a gonfiare il numero dei ricoverati, facendo collassare le strutture sanitarie.

Ma essendo la nostra fiducia nelle Pubbliche Istituzioni assoluta e al limite della devozione, escluderemo qualunque nefasto...  retropensiero...

Tuttavia molti si domandano perché pur avendo a disposizione un discreto numero di farmaci utili ed efficaci a curare gli effetti del virus  ci abbiano impedito di usarli?

Perché aspettare senza fare nulla?

La domanda non la poniamo soltanto noi, cittadini ancora fiduciosi nello Stato, messi a dura prova da molte incomprensibili scelte, il quesito lo pongono illustri cattedratici e medici validissimi con grande esperienza.

In una lettera inviata da quarantuno medici e scienziati al Ministro della Salute il 14 aprile 2020, leggiamo:

… è ormai riconosciuto che il processo infiammatorio e la sua esasperazione, la cosiddetta tempesta di citochine, giocano un ruolo chiave nella patogenesi della forma più grave e spesso letale del COVID-19, che ha messo a durissima prova il SSN. …

… Le fasi iniziali sono spesso caratterizzate da una sintomatologia da lieve a moderata cui può seguire un progressivo aumento dell’infiammazione anche polmonare, con possibile comparsa di polmonite interstiziale e ipossia…

La lunga lettera, integralmente pubblicata all’interno del Bestseller del Dr. Massimo Citro, “ERESIA” Bioblu edizioni 2021, prosegue dichiarando l’assoluta importanza di un trattamento precoce con terapie, come quella a base di Cortisone, da effettuare a domicilio del paziente.

Prosegue:

… Infine i Cortisonici si prestano a efficaci associazioni con altri farmaci antinfiammatori – che potrebbero essere anche somministrati addirittura dalla fase I – come i mast cell stabilizers, gli antileucotrieni, i FANS (anche in senso antiaggregante piastrinico), i COXIB, fornendo un pannello di opportunità ampio e mobile…

Lascio al Lettore interessato la lettura della lettera ai medici nella sua completezza.

La lettera è di aprile 2020, la risposta del Ministero tarda ancora ad arrivare (settembre 2021).

Nessuna presa in considerazione, nessuna risposta, nessun interesse al confronto diventano altrettante risposte molto chiare e inequivocabili.

Nel volume di Massimo Citro si parla anche dei dati falsi, relativi ai farmaci utili nella terapia domiciliare delle fasi precoci della patologia da Covid-19, Clorochina e Idrossiclorochina, pubblicati dalla autorevole rivista scientifica The Lancet.

I risultati pubblicati saranno successivamente contestati da The Guardian, quindi confutati dalla stessa The Lancet, che il 4 giugno pubblicherà una ritrattazione dell’articolo.

Il secondo atto di questa rappresentazione sanitaria inizierà a breve con la messa in commercio delle terapia Monoclonali... ovviamente molto più costose della Idrossiclorochina & C.

Ogni Donna/Uomo potrà trarre le proprie conclusioni.

 

Fotografie di Giancarlo Guerreri

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 04/09/2021