Regime pandemico: Lettera di un'italiana vaccinata al Presidente del Consiglio

L'accorato appello dell'Avvocato Dalila Di Dio al Premier Draghi

Riprendiamo questa lettera, estremamente suggestiva e molto rappresentativa della triste situazione a cui tutti noi, da troppo tempo, siamo sottoposti. Parole oneste pronunciate da una persona onesta, la quale liberamente ha scelto di prendere una posizione forte, e di uscire da quel muro di omertà istituzionale in cui da troppo tempo la nostra Repubblica è prigioniera

Una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale sembra non essere interessato al benessere dei suoi cittadini; piuttosto, lui, come il governo che lo ha preceduto, sembra non aver alcuna intenzione di ascoltare il suo popolo nè di perseguire i principi cardini della buona politica, ovvero la concordia e l'armonia sociale. 

Piuttosto il clima di segregazione civile e i tentativi di demonizzare una parte della popolazione italiana, mettendo gli uni contro gli altri, sembra far presagire nulla di positivo per la nostra Italia.

Siamo ben lontani dalla grande politica di tradizione cattolica e socialista, dove il principale obbiettivo rimaneva il perseguimento del bene comune. 

La politica è ascolto, territorio e responsabilità. Questo dovrebbe essere compreso, se non da questa classe di politicanti, almeno da chi un giorno (speriamo sia molto vicino) li sostituirà. 

Vi prego di leggere le parole struggenti e intense di una persona, prima ancora che di un Avvocato, che ha avuto il coraggio di non conformarsi e di non cedere a questo gioco infame. 

E soprattutto leggete questa lettera senza alcun pregiudizio morale. Nonostante la forte colpevolizzazione 'moralizzatrice' e la propaganda d'odio e di paura a cui ci sottopongono i media italiani ogni giorno.

 

 

 

 

 

 

 

                         

 

                          Dalila Di Dio

 

 

"Gentile Presidente Draghi, non immagina quante volte io, che ho scelto liberamente di vaccinarmi, mi sia pentita di averlo fatto.

Mi sono pentita ogni volta che ho visto un padre costretto a farlo per portare a casa il pane.

Ogni volta che ho visto uno studente rinunciare ad una lezione universitaria.

Ogni volta che ho scorto in lontananza una fila di cittadini davanti a una farmacia, in coda per acquistare 48 ore di diritti.

Mi sono pentita ogni volta che ho sentito qualcuno parlare di parassiti, sorci, disertori o blaterare di fucilazioni evocando Bava Beccaris.

Ogni volta che mi sono imbattuta in congreghe di semicolti che tra una risatina e l’altra dileggiavano chi aveva semplicemente compiuto una scelta diversa per la propria vita e sul proprio corpo.

Gentile Presidente Draghi, io della società che Lei e i Suoi sodali state laboriosamente costruendo non voglio far parte.

Non voglio far parte di una società composta da gente che si ritiene moralmente ed intellettualmente superiore per aver acconsentito a farsi somministrare un farmaco.

Non voglio far parte di una società in cui si gode smodatamente per l'emarginazione e l'esclusione di chi ha compiuto - legittimamente e liberamente - una scelta diversa.

Non voglio far parte di una società in cui ci si compiace di aver meritato dei diritti, cedendo al ricatto.

Non voglio far parte di una società di individui che accusano, additano e auspicano ostracismi e punizioni per i loro simili.

Io non appartengo alla schiera di chi obbedisce per quieto vivere.

Io non voglio essere premiata con diritti che sono miei per nascita.

Io non voglio che mi concediate alcuna libertà giacché io sono nata libera.

E custodisco la mia libertà come il bene più prezioso.

Pertanto, liberamente Le dico si tenga pure la Sua terza dose, il Suo super green pass e la Sua bella società.

Verrà il tempo."

 

Lettera dell'Avv. Dalila Di Dio

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Articolo pubblicato il 03/12/2021