4 marzo 1943: buon compleanno Lucio Dalla! Ovunque tu sia

Un omaggio al funambolico e geniale cantautore bolognese. Forse il più grande paroliere della musica italiana.

Il “4 marzo 1943”: a Bologna veniva alla luce uno dei talenti musicali italiani più cristallini del secolo scorso, arricchendo il mondo con l’avvento di un jazzistico “Gesù… bambino”. Lucio Dalla ci ha poi resi orfani il 1º marzo del 2012 e l’universo che ruota intorno all’arte della musica, quel giorno è sprofondato in una spirale di vuoto artistico ed emotivo che ancor oggi, a 10 anni di distanza, fatica nell’essere colmata dalle sonorità delle nuove generazioni.

“Dunque, buon 79º compleanno Lucio, ovunque tu sia adesso rimani una percepibile presenza! Tu tra quegli uomini speciali, voluti così da un che di superiore, che non si spengono mai completamente”.

Lucio Dalla, immenso musicista, pioniere di parole, incantatore di suoni e di gorgheggi, sovrano del palco seppur umile e dimesso, non aveva bisogno d’altro che di se stesso. Van Gogh del pentagramma, manca molto in questo momento di “immondizie musicali”, ma il patrimonio che ci ha consegnato è immenso e vivo quanto il suo ricordo.

Lucio Dalla in mezzo al palco, uomo di piccola statura, gigante col suo clarinetto, occhialini tondi, barba trasandata, elegante giocoliere, pittore con la voce che dipinge le parole… Un sorriso triste, microfono vibrante, le mani che carezzano le ottave di un nero pianoforte, un duetto con Ron, con De Gregori… con i più quotati musicisti italiani e stranieri. Emozioni senza tempo.

E io che allora cantavo e suonavo: “Quattro cani per strada… il primo è un cane di guerra e ossi non ha”… Oggi voglio ricordare Lucio come profetico uomo che ci ammoniva sugli orrori della guerra: I russi, i russi, gli americani, no lacrime non fermarti fino a domani… (Futura, dedicata in questi giorni da Omnibus, alla guerra in Ucraina), ma non solo, anche come autore impegnato in tutte le tematiche sociali, dalla delinquenza minorile allo sfruttamento del proletariato, capace poi di spaziare tra il rombo dei motori (Quando passa Nuvolari), temi ambientalisti (Come è profondo il mare), ironici ammiccamenti (Disperato Erotico stomp), o esplodere in quel capolavoro emotivo che è: Caruso, ispirato da una chiacchierata con un barista di Sorrento. Testi da leggere e rileggere con calma, e ogni volta stupirsi.

Ma non è questo il momento di rievocare tutti i suoi innumerevoli successi, preferisco invece ricordare la persona, dolce forse in apparenza, certamente padrona di una forza espressiva travolgente, ma diversamente da certi suoi ermetici colleghi, disponibile e semplice star che amava confondersi tra la gente comune, anche per questo adorato dai concittadini della sua Bologna.

Nel giorno del suo compleanno, mi piace immaginarlo festeggiato in un angolo di cielo, ad esibirsi in un concerto insieme ad altri amici e indimenticati musicisti. Quasi lo scorgo tra Battisti che festeggerà domani..., De Andrè, Bruno Lauzi, Battiato, Gaber e Jannacci, Milva, Pino Daniele, Rino Gaetano e gli altri, accompagnati da un drappello di coriste, di percussionisti e di solisti jazz, tutti intenti ad incantare gli angeli senza fare troppo rumore, per non turbare le anime di una certa età anche nell’aldilà…

È così che fanno quei talenti attenti all’andar delle cose, Sono gli Artisti, profeti del tempo, messaggeri di armonia, di bellezza e di tutto ciò che è amorevole emozione, e che oggi, sempre più manca in questo nervoso, maltrattato, eppure ancora vivo mondo.

 

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Articolo pubblicato il 04/03/2022