L’obbligo del Pos, lo paga il consumatore. Perché?

Draghi è ossessionato dalla libera circolazione del contante, ma le transazioni tramite Pos non sono gratuite.

Stiamo faticosamente uscendo dalla lunga stagione pandemica ed i ben informati ci anticipano che ad ottobre, potremo ancora andare incontro ad ulteriori costrizioni. Poi c’è la guerra che è lungi dal concludersi.

Ormai, invece di soffermarsi sull’assenza di spiragli di pace all’orizzonte   deprecare l’aumento di vittime innocenti tra i civili ed i militari, la gente si abitua e si sta già formando il partito dei pro russi e dei fans degli ucraini a prescindere da elevate considerazioni, stile rissa da stadio perdendo di vista la ragione e la pietas.

In ogni caso, ci troviamo sotto l’oppressione di direttive imposte, con l’incubo per il futuro, da oltre due anni. Alle imposizioni sanitarie, con tutta la scia di contraddizioni generate, si stanno aggiungendo le restrizioni energetiche e l’aumento dei prezzi, la paura dell’escalation bellica, in uno scenario fosco e privo di prospettive logiche e positive.

Nonostante le responsabilità e la gravosità delle decisioni in essere e  in prospettiva di quelle che dovrà assumere, non riusciamo a capire il perché il governo voglia pervicacemente limitare la libera circolazione della moneta, divenuta il chiodo fisso ed imperante del nostro presidente del consiglio.

Per il cittadino che paga le tasse, la restrizione della libertà di spesa rappresenta già un enorme sopraffazione.

A coloro che ci parlano di corruzione e di evasione fiscale vorremo ricordare che dovrebbe essere primario compito dello Stato, sanzionare pesantemente  i burocrati ed i politici corrotti, come colpire coloro che evadono le leggi in materia fiscale.

Non di certo quello di strozzare e mettere all’indice il cittadino inerme.

Scendiamo sul piano concreto ed attualissimo.

Nel decreto legge recentemente approvato dal consiglio dei Ministri ha trovato posto anche la conferma dell’anticipo dell’entrata in vigore della doppia multa (30 euro di ammenda fissa maggiorata del 4% calcolato sul valore della transazione negata) per negozianti e professionisti che non accettano pagamenti elettronici tramite  Pos.

Si è addirittura anticipato il vigore, a partire dal 30 giugno 2022 e non dal 1 gennaio 2023 come previsto in precedenza. E’ bene contrastare l’evasione fiscale, ma siamo indignati nel constatare come il cittadino consumatore rientri ancor più nel mirino del fisco e di leggi inique.

Le transazioni tramite Pos non sono gratuite per commercianti e professionisti ché si vedono decurtare una percentuale da parte dell’istituto di credito che presta loro il servizio. Di conseguenza, siccome i loro servizi non hanno prezzi imposti dallo Stato, il costo degli stessi aumenterà per il consumatore.

Oggi il pagamento Pos è diffuso e questo non ha comportato nessun individuabile aumento specifico, ma non è generalizzato, vincolante ed imposto. Fra poco, anche noi, cittadini bastonati, dovremo sottoporci a pagamenti, tramite il Pos per piccoli importi di quotidiani consumi (un giornale, un caffé, per esempio), poiché, con l’altra mano, il governo limiterà fortemente la circolazione del contante.

E’ facile prevedere che con l’obbligo di accettarli saranno di più i consumatori che li useranno anche per un caffè o un giornale con la percentuale da devolvere all’istituto di credito. Se calcoliamo i risvolti nelle rilevazioni contabili, considerando le grandi qualità di queste transazioni, l’onere per i commercianti, non sarà indifferente.

Il primo riflesso sarà l’aumento del prezzo di vendita del servizio. Oltre a deprecare lo Stato ficcanaso che verrà a conoscere quanti caffè o aperitivi il cittadino consuma. Perché lo Stato, con disposizioni bizantine foraggia il sistema bancario a carico del consumatore?

Anche in questo caso si invoca la giustizia, il rispetto delle leggi e la lotta all’evasione fiscale, ma intanto si limita la libertà del cittadino e si favoriscono organismi che non avrebbero di certo bisogno di ricevere ulteriori balzelli.

Se poi consideriamo che la prosopopea governativa non si rende conto  che in Italia esiste una rete informatica da terzo mondo,  cosa potrà capitare quando in momenti particolare della giornata, il sistema si bloccherà?

La resa degli esercizi pubblici, contro le imprecazioni degli italiani bloccati al bar, perché la rete si dimostra incapace di ingoiare il consumo del singolo caffè.

Ogni giorno di più assistiamo alle pensate di dilettanti allo sbaraglio che se solo uscissero a piedi da Palazzo Chigi, camminando tra la gente, si potrebbero rendere conto di quali e quante sono le difficoltà e le priorità di chi vive e cerca di lavorare ogni giorno.

Datevi una regolata prima di agire!

 

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Articolo pubblicato il 23/04/2022