Figlicidi. La sindrome di Medea.

Cosa dice la criminologia a riguardo

L'ultimo caso portato sugli altari della cronaca riguardante la piccola Elena Del Pozzo ritrovata morta il 14 giugno dopo giorni di ricerche, ci riporta all'attenzione del fenomeno del figlicidio. Per fortuna in Italia i casi di figlicidio in quasi 20 anni sono poco frequenti. Purtroppo anche se poco frequenti, il veder tolta la vita a dei bambini è sempre una notizia drammaticamente tragica.

Dalla ricerca nel rapporto Eures del 2019 si può riscontrare che i figlicidi tra il 2000 e il 2017 sono stati 447. L’anno tragico, nel quale si sono toccate punte da record di questo tipo di vittime è stato il 2014 con una uccisione ogni 10 giorni. Tutte vittime uccise dai propri genitori.

Nell'ultimo caso di Catania, quello appena conclusosi, si può riscontrare ciò che in criminologia è definita sindrome di Medea. Questa sindrome coniata alla fine degli anni 80 dallo psicologo Jacobs, si rifà proprio al mito di Medea.

Il mito.

Nel mito, Medea, figlia della maga Circe e del re Eate, custode del vello d'oro, ed esperta in arti magiche, all'arrivo nella sua terra degli Argonauti si innamorò di Giasone. Questo amore la spinse ad aiutarlo a conquistare il vello d'oro e lo fece uccidendo il proprio fratello. Atto che la costrinse a fuggire insieme al suo amato Giasone in altre terre. Con Giasone visse anni felici. E venne il giorno in cui il re greco Creonte propose di dare la propria figlia in sposa a Giasone, e questi accettò. In preda alla rabbia per il tradimento subìto da Giasone, Medea uccise Creonte e sua figlia. Ma ciò non bastò a placare il suo risentimento e per punire Giasone, uccise anche tutti i propri figli in segno di vendetta.

Un mito, la cultura popolare

Medea incarna la famosa frase popolare che ne racchiude intrinsecamente il mito con la quale una madre dice ai propri figli: Come ti ho fatto ti distruggo.

Esistono segnali per prevederla.

Questa sindrome è abbastanza repentina nel suo manifestarsi anche se esistono dei segnali sentinella in grado di far comprendere che si potrebbe giungere a questo epilogo. Analizzando i casi di figlicidio commessi negli ultimi anni si possono riscontrare, nelle madri, alcune caratteristiche comuni:

Madri che rappresentano grandi difficoltà a gestire e affrontare la propria maternità.

Madri che si sentono in qualche modo estremamente incapaci con un atteggiamento assolutamente passivo nei confronti della maternità con poca pazienza nei confronti dei bimbi.

Madri che hanno subìto violenza da parte dei genitori; in particolar modo di una madre molto maltrattante, molto violenta, e che quindi trasferiscono la loro violenza e aggressività contro i propri figli riproponendo lo stesso copione.

Madri sopraffatte dalla sindrome post-partum. Quando questa depressione le porta a pensare al suicidio e nel tentativo estremo di salvare la propria creatura dalla sofferenza la uccidono.

Ricerche hanno evidenziato che, nella stragrande maggioranza dei casi, la ragione per cui viene commesso un figlicidio, è per evitare a questi piccoli esseri di vivere una vita infausta, difficile, e carica di sofferenza.

Essere genitori è una grande missione.

Nell’arte genitoriale esiste una regola da ricordare: nessuno nasce genitore, si diventa.

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Articolo pubblicato il 16/06/2022