Dipendenza da cibo. Esiste oppure no?

Accademici a confronto su un argomento “scottante”. Parte 4

Siamo dipendenti dall’atto di mangiare oppure no? Ed ecco che qui entriamo nel mondo scottante della diatriba numero due. Se la prima è definire se è un disturbo clinico, la seconda vede contrapporsi l’atto del mangiare con la ricerca di cibi specifici.  Su un fronte troviamo battagliera la D.ssa Gearhardt  che afferma: "Nel nostro laboratorio, sono gli alimenti straordinariamente innaturali e altamente gratificanti che vengono consumati in modo che creino dipendenza. Non vediamo persone perdere il controllo sul consumo di banane, fagioli o petti di pollo." Per lei le due cose, quindi, sono ben chiare.  La dipendenza da cibo è da ritenersi una conseguenza dell’abuso di cibi troppo elaborati artificialmente.

Ma qui la questione si complica un pochino. Vi è una separazione tra la storia comune da dipendenza di cibo e l’idea che definisce la dipendenza da cibo. In effetti la presenza di maggiore aumento di peso è databile solo in tempi recenti quando la possibilità di reperire il cibo, di qualsiasi genere possa essere, è divenuto molto più facile. Chi è maggiormente colpito da questo rischio sono le giovani generazioni. Nel 2022 la stessa D.ssa Gearhardt ha pubblicato un articolo sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics fornendo ulteriori prove a sostegno della sua tesi.  

La D.ssa Gearhardt ha dichiarato: “Abbiamo dovuto mangiare per tutta l’esistenza umana. Perché abbiamo appena iniziato a vedere questi enormi aumenti di eccesso di cibo, obesità e malattie legate all’alimentazione? Direi che è perché è stato allora che gli alimenti economici e ultra-processati hanno iniziato a dominare l'ambiente alimentare, innescando così diffusi modelli di dipendenza alimentare".

Ma cerchiamo di venire a capo della questione e differenziare le problematiche emerse. Da un lato abbiamo la BED (Binge Eating Disorder) cioè il disturbo di alimentazione incontrollata e dall’altro la dipendenza da cibo. Che come abbiamo visto è relativa agli alimenti artificialmente modificati. Ma le due posso coesistere?

Fenomeni di BED li abbiamo avuti tutti. O perlomeno molti tra noi. Episodi sporadici dove vi era impossibilità di controllarsi e ci si avventava su ogni cosa presente nel frigo ingurgitando quantità enormi di cibo. La sensazione prevalente era quella dell’impossibilità a fermare tale comportamento. Nella BED tali episodi sono frequenti e regolari.  In momenti di stress possono capitare, ma sono circoscritti al periodo.

Se mettiamo la BED e la sommiamo al mangiare cibi alterati in grado di scatenare rilascio di dopamina che cosa avremo? La tempesta perfetta. Ecco perché chi ha tendenze alla BED potrebbe, soddisfare anche parametri della dipendenza da cibo. Più difficile il contrario.

Il motivo è presto detto: la dipendenza da cibo si lega sempre a cibi specifici. Mentre la BED non fa differenza nella ricerca del cibo stesso. In comune hanno l’impossibilità a  controllarsi, se ne vuole sempre di più. Finito il pacchetto o la confezione, ci si sente in colpa e, spesso, se si trova un altro pacchetto o confezione, è molto probabile il buttarcisi sopra. La voglia del cibo specifico è intensa e la ricompensa allontana, per pochi attimi., il disagio del senso di colpa.

Queste le differenze e le similitudini peculiari. A questo punto la BED e la dipendenza possono sovrapporsi ma non è detto che debbano per forza convivere.

Ma quali sono le conseguenze?

Le modificazioni corporali sono le prime. Adipe in eccesso. Nei punti altamente visibili. Cosce e fianchi nella donne e pancia e fianchi negli uomini. Tale modificazione crea disagio. Il disagio richiama conforto. Il conforto è dato dalla dopamina. Noi vorremmo trattenerci, ma è una settimana che non mangiamo quella delizia. E via. Due sacchetti, il primo per provare attimi di pace dal disagio provato e dalla difficoltà della rinuncia e il secondo per rimanere più a lungo nella pace che lo scarico dopaminergico produce.

Dopo circa 20 minuti il tutto si è esaurito. Condanna del comportamento e disagio sono di nuovo lì. La vocina interiore poi dice quanto siamo fallimentari e incapaci a gestire la situazione. E così dopo poco il gioco si ripropone.

Le ricerche dicono quanto sia deleterio sottolineare una probabile dipendenza da cibo in soggetti obesi. In quanto questo tipo di comunicazione aumenterebbe il senso di disagio legato al peso e portare a comportamenti aumentati di ricerca della ricompensa con cibi elaborati artificialmente, alimentando così, indirettamente, la stessa dipendenza da cibo.

Abbuffate episodiche, momenti sporadici di ricerca di cibo elaborato artificialmente, sono trasgressioni che nulla hanno a che vedere con la dipendenza da cibo. Solo quando, ogni giorno, si sente il bisogno incontrollato di mangiare tali cibi e non riuscire a fermarsi, si può pensare di essere vittime di questo comportamento.

In considerazione del fatto che lo stress è un ingrediente stimolante tali ricerche, tenerlo sotto controllo con attività mirate alla sua gestione può essere un’utile strategia preventiva.

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Articolo pubblicato il 23/09/2023