Pareidolia maschi Vs femmine

L’illusione mentale subconscia delle forme.

La pareidolia è un fenomeno mentale adottato dalla mente per ricondurre a figure conosciute forme di natura casuale. L’esempio delle nuvole è il più utilizzato. La nuvola a forma di elefante, di cuore, ecc. Oppure le variazioni dei tronchi di alberi. Alcuni fanno sembrare il tronco un viso o una parte del corpo o un animale. Si può dire che la pareidolia sia una delle illusioni più diffuse nella popolazione. Ed è stato proprio la sua caratteristica di alta diffusione e popolarità a ispirare una ricerca approfondita del fenomeno.

Vedere visi negli ortaggi, nei disegni delle piastrelle delle pareti o del pavimento, in piccole increspature di intonaco, o nelle macchie di muffa,  è proprio tipico di questo fenomeno. Ma, che tipo di visi siamo portati a vedere?

Questi visi illusori, hanno anche espressioni tali da indurci a designare in loro delle emozioni. Ogni emozione, si sa, ha una sua caratteristica espressiva in forme specifiche.  

Ma, si sono domandati i ricercatori, questi visi hanno una connotazione di sesso? I visi creati dall’illusione, sono in prevalenza maschili o femminili?

Da qui uno studio condotto dall’università del Qeensland e pubblicato su  Proceedings of the National Academy of Sciences. La direttrice dello studio, d.ssa Jessica Taubert, ha affermato a Sciencealert "Lo scopo del nostro studio è capire se esempi di pareidolia facciale si portino dietro i tipici segnali sociali che i volti normalmente trasmettono, come l'espressione e il sesso biologico".

I risultati dello studio.

Dalla ricerca sembra che il nostro mentale subcosciente sia orientato a vedere maggiormente visi di sesso maschile che femminile. È come se vi fosse una sorte di pregiudizio di genere inconscio a favore del maschile.

Per giungere a questa conclusione i volontari sottoposti a test, in numero di 3.815, hanno dovuto osservare oltre 200 immagini. Le immagini erano una raccolta di frutti e oggetti a forme strane in grado di innescare il fenomeno della pareidolia. Il compito dei partecipanti alla ricerca era quello di identificare il viso, valutando anche se questa possibilità, cioè quella di riconoscere un viso o meno, fosse alta oppure no, e per farlo dovevano utilizzare una scala di valore da 1 a 10. Poi era richiesto loro di identificare l’emozione che quel volto trasmetteva. In ultimo, dichiarare due parametri: età percepita e genere del volto percepito. Per il genere la scelta era femminile, maschile, neutro.

Sono emerse percentuali interessanti. Hanno vinto le facce giovani. Bambini e giovani adulti. Sul versante delle emozioni le facce arrabbiate risultano essere solo un 14%, mentre le facce allegre un bel 34 %. La paura, il disgusto e la tristezza, sono risultate quasi insignificanti. Un 19% per la sorpresa parimerito con le neutrali.

Fin qui, tutto nella norma, ma alla voce di attribuzione del genere il maschile vinceva con tantissimi punti di scarto. In effetti il team di ricercatori attraverso la Taubert afferma: "L'entità di questa differenza di genere è stata sostanziale: il 90% delle immagini illusorie di volti aveva una valutazione media maschile, mentre solo il 9% delle immagini aveva una valutazione media femminile", e prosegue  “Di solito siamo abbastanza bravi a usare queste scorciatoie per percepire correttamente gli oggetti ma a volte, come quando vediamo facce che in realtà non esistono, ci sbagliamo”. "Sappiamo che quando vediamo i volti negli oggetti questa illusione viene elaborata da aree del cervello che si dedicano a processare volti reali, quindi in teoria la pareidolia  inganna il cervello'".  La questione però, emersa dalla ricerca, è anche un’altra. Le aree coinvolte nel processare certe informazioni, passa da zone deputate nella percezione sociale e negli aspetti cognitivi.  Quindi, e la domanda nasce spontanea: siamo soggetti a un pregiudizio di genere?

Gli scienziati a questo punto non si sono dati per vinti e hanno voluto variare l’esperimento per misurare in modo diverso la percezione dei volti. Anche se le immagini erano state somministrate in scala di grigi, onde evitare influenze dettate da colori attribuibile al maschile o al femminile; a volte costruite, esaltando il genere in modo ambiguo, con il pc; mettendo immagini che anche nel nome non potessero indurre  a dare una connotazione di genere definitiva; i risultati, anche se in misura inferiore, di poco, hanno dato per vincente il genere maschile.

A questo punto i ricercatori hanno dato una spiegazione a questo risultato. Per il team di ricerca sembra che il fenomeno “derivi da un'origine concettuale o linguistica, in quanto quello maschile è il genere predefinito nella comunicazione sociale. Secondo questo punto di vista, la percezione di un volto illusorio in un oggetto invoca il concetto di 'persona', che a sua volta invoca il concetto di ‘maschio’, a meno che ulteriori informazioni non suggeriscano diversamente". Quindi per i ricercatori tutto andrebbe ricondotto a una modellazione linguistica. A causa di questa modellazione si ha “che il maschio sia il sesso predefinito per un viso, a meno che altri dettagli visivi (ad es. ciglia, capelli lunghi, sopracciglia tagliate) suggeriscano diversamente... Indipendentemente dall'origine del pregiudizio maschile per la pareidolia facciale, la sua esistenza alimenta domande interessanti su come le norme sociali possono interagire con la percezione visiva".

Al termine di quanto esposto ed emerso dalla ricerca, potremmo quasi affermare quanto siano importanti le norme sociali e linguistiche, perché queste determinano il pregiudizio inconscio di genere.

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Articolo pubblicato il 22/06/2022