Le priorità di una Nazione
Nuvole sull'Altare della Patria

Una propaganda sempre più staccata dai bisogni della gente pretende una futura mobilitazione di massa contro Putin. Ma sarà davvero possibile?

Mentre alle nostre latitudini ci si preoccupa delle dichiarazioni di Pratesi, presidente onorario WWF, il quale sostiene che non fa la doccia da 60anni nel nome dell’ambiente e contro lo spreco dell’acqua; nel mondo le priorità e il cuore del dibattito appaiono un po’ più focalizzati su una possibile guerra nucleare.

Al netto delle partigianerie contrapposte e della propaganda, è notizia di pochi giorni che l’esercito ucraino si è ritirato in diversi centri abitati, fra cui l’importantissima città di Severodonetsk. Dopo Mariupol arriva l’ennesima vittoria tattica russa, la quale condurrebbe il Cremlino al controllo quasi totale del Donbass. A poco sono servite le armi occidentali; se non ad aumentare il numero di morti fra i civili e ad inasprire sempre più il conflitto, ritardando una possibile trattativa di pace.

Chiaramente i media occidentali si sono subito affrettati a parlare di come non si trattasse di una vera e propria ritirata; oppure adducendo il fatto che “i partigiani” ucraini sarebbero in agguato sotto le macerie pronti a colpire i “cattivissimi” russi. Sembra che qualche migliaio di persone in occidente abbocchi a queste favolette da due soldi, tuttavia, c’è una larghissima maggioranza di persone, in Italia come in Europa, che è stanca di questa retorica votata al nulla. Stufa di divenire per l’ennesima volta l’agnello da porre nell’altare del sacrificio “atlantista” ed “europeista”.

I popoli occidentali non vogliono passare i prossimi mesi al freddo privi di scorte idriche e alimentari. Il caro carburante si fa sentire ogni giorno di più, e non basteranno gli annunci dei Tg per riempire i nostri scaffali; così come il gossip politico di La7 non distoglierà l’attenzione dalla crisi economica e sociale che ci aspetta.

Stiamo andando in contro ad una situazione sociale che rischia di esplodere, e dubito che le “democrazie” occidentali, con i loro “autorevoli rappresentanti” parlamentari riusciranno a salvarci da questa situazione. Forse siamo giunti davvero all’epilogo finale. Gli Stati liberali così come li abbiamo conosciuti sono volti al termine. Sempre meno rappresentativi, i partiti, così come i sindacati, costituiscono sempre di più organizzazioni volte a tutelare lo status quo, più che a metterlo in discussione in favore di chi dovrebbero rappresentare. 

La "spinta propulsiva si è esaurita", avrebbe detto qualcuno nel secolo scorso...

Questa situazione genera rabbia, stress e scoramento nelle popolazioni occidentali, sempre più dilaniate e divise al proprio interno, sempre più distaccate dalle proprie istituzioni, dalla Presidenza della Repubblica passando per la Magistratura. Dopo la malagestione della pandemia abbiamo assistito ad un’accelerazione di massa verso il dissenso, la quale ha portato ad allontanare il popolo verso tutte quelle figure che un tempo rappresentavano un punto di riferimento per tutti. E così che medici, infermieri, forze dell’ordine e sacerdoti vengono disprezzati e visti con sospetto anche da chi un tempo li ammirava e li sosteneva. Qui chiaramente non si sta parlando di un "figlio di papà" annoiato di un centro sociale, ma di un’intera fetta di popolazione che ha percepito con odio la vista di un carabiniere che interrompe una messa per assembramento, o l’immagine di un poliziotto che malmena e ferma dei ragazzini, rei solamente di non indossare una mascherina. Non parliamo poi della figura chiave di chi ha giurato nel nome di Ippocrate di curare sempre i malati, salvo poi scoprire che i malati non sono tutti uguali, ma ve ne erano alcuni più uguali di altri, per il semplice fatto di possedere una tessera verde.

Questa vergogna di Stato è andata avanti per un anno e mezzo, ed è stata propagandata a reti unificate senza la minima vergogna né il rispetto verso chi è stato sospeso dal proprio lavoro o lo ha perso del tutto.

Simili tragicommedie non fanno bene al tessuto sociale di un Paese, specie se a distanza di pochi mesi si pretende che lo stesso debba mobilitarsi per una fantomatica guerra, per giunta contro un nemico percepito tale solo da una sparuta minoranza elitaria. Per fortuna, i popoli occidentali percepiscono ancora come valori propri più il pensiero di Dostoevskij che non i tacchi a spillo di Zelensky.

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Articolo pubblicato il 27/06/2022