Federalismo e presidenzialismo, presupposti per costruire una proposta politica di ampio respiro?
Gianfranco Miglio

“Per l’Italia”. Cosa prevede l’accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra

Dal programma elettorale del centrodestra emerge la riforma dello Stato in chiave presidenzialista con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica di cui tanto si parla in questi giorni.

Ma anche la ripresa del  percorso già avviato per il riconoscimento delle Autonomie ai sensi dell'art. 116, comma 3 della Costituzione, garantendo tutti i meccanismi di perequazione previsti dall'art. 119 della Costituzione, nonché la piena attuazione della legge sul federalismo fiscale e la valorizzazione del ruolo degli enti locali.

Sono trascorsi molti anni dalle stucchevoli dichiarazioni di qualche pseudo “nordista” senza seguito ed impegno, che alla fine dei conti si sono rivelate strumentali, sino all’oblio degli ultimi anni.

L’anima autonomista e federalista, che trae linfa dal risorgimento con Cattaneo, dall’antifascismo con la Carta di Chivasso e il Manifesto di Ventotene, e dal limpido messaggio, purtroppo inascoltato  di Gianfranco Miglio, trova ancora ascolto ed attesa in aliquote consistenti dell’elettorato del Nord del Paese.

Ben venga quest’accenno programmatico, sempre che non si riveli tristemente strumentale.

Sfatando falsi miti e allungando lo sguardo ai paesi progrediti del Mondo che vantano un ordinamento federale o confederale, dobbiamo convenire che il federalismo non è di destra né di sinistra, né prerogativa del Nord o del Sud del Paese. E’ invece un baluardo per la libertà e dignità del cittadino.

E’ una opzione rispetto all’esigenza del buon governo dei territori, dal Mezzogiorno al Settentrione d’Italia.

Oggi, alla vigilia di un’importante scadenza elettorale, l’idea federalista va vista come una nuova sfida declinata in ragione di una più vasta riforma della Costituzione, secondo un chiaro indirizzo presidenzialista che, rispetto alla volontà di decentrare poteri e competenze, si ponga quale elemento equilibratore e garante dell’unità nazionale.
In questa prospettiva il tema del federalismo (fiscale e non solo) dovrebbe diventare anche un importante elemento di riflessione e di confronto sullo Stato sociale, sui suoi costi e sulle sue inefficienze, sulla sua oggettiva difficoltà a rispondere ai bisogni reali del cittadino e delle famiglie.

Nel momento in cui si richiamano le regioni e gli enti locali, oggetto della “sussidiarietà verticale”, all’ ottimizzazione dei servizi, appare sempre più necessario individuare nella “sussidiarietà orizzontale” lo strumento concreto, attraverso il quale realizzare l’auspicata politica del rigore, ma anche della nuova efficienza, della solidarietà ed insieme della parsimonia.

Da questo punto di vista si tratta di una grande sfida di libertà ed è anche il segno di un autentico federalismo che riconosca ai cittadini, attraverso l’associazionismo ed il volontariato, il diritto-dovere di vedere soddisfatte le proprie domande di servizi e di autentica solidarietà sociale.
La riforma presidenzialista rappresenta la “cornice” di un sistema entro cui coniugare presidenzialismo, federalismo fiscale differenziato, revisione del rapporto di preminenza del diritto internazionale su quello nazionale, ruolo delle province.

Oggi il Presidente della Repubblica viene eletto dal Parlamento riunito in seduta comune. E spesso il nominativo scelto è il frutto di un compromesso, non sempre ben riuscito, tra maggioranza ed opposizione.

La riforma presidenzialista riguarderebbe finalmente l’elettorato: non più fatto di parlamentari con i delegati regionali, ma direttamente il popolo.

Il che rafforzerebbe la figura del Presidente, esaltandone la funzione rappresentativa (grazie all’investitura popolare) ed equilibratrice (in ragione di un rafforzamento dei suoi poteri).
I presupposti sono in realtà ben più alti e complessi, invitando a trasformare la proposta presidenzialista e federalista in una bandiera politica e sociale chiara e comprensibile per tutti, in grado di diventare un essenziale strumento di partecipazione e di costruzione del consenso.

Il richiamo ad una gestione attenta e parsimoniosa delle risorse pubbliche, l’integrazione tra sussidiarietà verticale e sussidiarietà orizzontale, una più ampia visione del riformismo costituzionale in chiave presidenzialista sono elementi essenziali per fare sì che l’auspicata nuova stagione politica possa essere l’espressione di una visione partecipativa e solidale e dunque autenticamente “nazionale”.

Questi almeno gli enunciati ed i presupposti. La sfida è aperta.

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Articolo pubblicato il 16/08/2022