L’Italia è in vendita!

Da quanto dura il mega shopping del Qatar nel bel Paese?

“La grande proletaria si è mossa” è una frase storica tratta da un celebre discorso pronunciato dal poeta Giovanni Pascoli il pomeriggio del 26 novembre 1911, in occasione di una manifestazione di supporto ai feriti della guerra italo-turca.

Il poeta, che nutriva attenzione al messaggio del socialismo umanitario, in quell’occasione prese pubblicamente posizione a favore della guerra alla Libia che avrebbe potuto permettere a tanti italiani poveri di trovare idonee sistemazioni lavorative in Libia e nelle colonie italiane.

A distanza di oltre cent’anni, amareggiati dagli ultimi episodi di corruttela politica in costante evoluzione, ed a decisioni gravi assunte già in anni passati da coloro che ci governano, potremo definire l’Italia la “grande prostituta”.

Si perché politici, sindacalisti e affaristi e tutti coloro che si riempiono le bocca e le tasche di terzomondismo, nascondono, purtroppo i più abietti comportamenti, volti al soddisfacimento di affari personali ed al menefreghismo per le ricadute sociali.

Soffermiamoci su fatti ormai inoppugnabili avvenuti molti anni prima che i giudici di Bruxelles calassero la lente sugli eurodeputati ed i sindacalisti mariuoli.

Ci riferiamo in modo specifico alle cronache dell’ottobre 2012 quando l’allora premier Mario Monti vola in Qatar. Sono passati solo pochi mesi dall’assegnazione dei mondiali di calcio 2022 approdati a Doha sull’onda di compravendite di voti e generose mazzette. Eppure durante la visita l’Emiro non tralascia di esibire al nostro premier la preoccupazione d’investire in un’Italia «in preda alla corruzione».

In verità l’Italia del 2012 è solo un paese distrutto dallo «spread» e dalle manovre politico-economiche messe in campo dall’Europa, su pressione di Francia e Germania, per far fuori Silvio Berlusconi.

Perché tanto interessamento, ieri come oggi?

L’Italia rappresentava il paese dove si possono fare ottimi affari a prezzi di saldi. E proprio la trasferta di Monti apre a Doha le porte della grande svendita. Il primo frutto della visita è la costituzione, a marzo 2013, della joint venture «IQ Made in Italy Investment Company S.p.A» controllata al cinquanta per cento dalla Qatar Holding LLC e dal «Fondo Strategico Italiano Spa» – la holding di Cassa Depositi e Prestiti.

Dotato di un capitale di 300 milioni di euro, destinato ad investimenti nelle eccellenze italiane che spaziano dall’alimentazione al lusso, il fondo acquisisce nel 2014 il 28,4 per cento delle quote di Cremonini, gruppo leader nell’esportazione di carne.

Ma nell’aprile del 2012 la Qatar Holding ha già messo le mani sugli immobili della costa Smeralda in Sardegna acquisendo quattro hotel extralusso (Cala di Volpe, Romazzino, Cervo Hotel, Pitrizza), la Marina e il Cantiere di Porto Cervo, l’esclusivo Pevero Golf Club e ben 2.400 ettari di terreno.

Un giro d’acquisti del valore di 650 milioni di euro a cui si aggiungono il controllo dell’ex-ospedale San Raffaele di Olbia e gli accordi su Meridiana che portano, nel febbraio 2020, al fallimento e alla liquidazione la compagnia aerea.

Dalla Sardegna le operazioni finanziarie si allargano ben presto all’abbigliamento e al lusso. Nel luglio 2013 la «Mayhoola for Investment», controllata dallo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani, sborsa 700 milioni di euro per il controllo del marchio Valentino. Un anno dopo, si aggiudica anche il marchio «Pal Zilieri» al prezzo di 37 milioni. Nel frattempo si scatena la caccia agli alberghi extra-lusso.

Nell’aprile 2013 i qatarioti versano 150 milioni di euro per il Palazzo della Gherardesca di Firenze sede del «Four Seasons Hotel».

L’hotel fiorentino entra così a far parte di una collezione che già comprende il Gallia di Milano acquisito per 134 milioni, l’«Excelsior De Regis»di Roma pagato 222 milioni e, sempre nella capitale, l’hotel Intercontinental di Trinità dei Monti ed il Westin Excelsior di via Veneto costati oltre 220 milioni.

Il vero colpo gobbo arriva, però, nel febbraio 2015 quando il Qatar acquisisce, grazie ad un investimento da poco più di due miliardi, i 25 palazzi e grattacieli di Porta Nuova simbolo e volto della Milano del Duemila.

Ovviamente la via facile per mettere piede nell’economia italiana, ha affinato l’appetito degli emiri che, pur continuando ad essere disinvolti nel gestire il governo antidemocratico del loro Paese, cercavano di ottenere il patentino di credibilità e decenza da parte del Parlamento europeo, per poter meglio scorribandare nel resto d’Europa, ottenendo pure contributi e sponsorizzazioni, da parte dei generosi ed interessati politicanti di sinistra.

Sappiamo però che anche altri paesi e non solo extraeuropei, hanno beneficiato, senza problemi, di partecipazioni maggioritarie in aziende strategiche del nostro Paese.

A che prezzo? Toccherà anche ai giudici italiani, capire il perché in Italia, oltre alla scorribanda degli emiri e delle multinazionali del commercio e della distribuzione, gli assetti politici dovevano rimanere inalterati, a prescindere di risultati elettorali.

Anche la nascita e la caduta di governi, nel corso degli anni, è stata pilotata da potenze od interessi stranieri?

Per riferirci a casi recenti ed assai opachi, forse le oscure vicende che hanno portato alla designazione di Giuseppe Conte e presiedere il governo più innaturale ed eterogeneo dell’Italia repubblicana, potrebbero rappresentare materia di attenta valutazione, e poi, chissà!

 

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Articolo pubblicato il 22/12/2022