Il Capitano Cesare Lazzari

Un uomo buono a servizio della Patria.

Quando si parla di personaggi illustri che hanno fatto grande l’Italia e reso lustro alle Forze Armate spesso ci si limita ai soli decorati per imprese eroiche.

Alcuni militari, invece, sono degni di menzione e memoria in virtù del loro ordinario servizio e del loro amore per la Bandiera. E’ il caso di Cesare Lazzari, fratello meno noto della Serva di Dio Madre Margherita Maria Lazzari, fondatrice della Congregazione delle Missionarie della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

La vita militare del giovane Cesare Lazzari inizia quando il 24 maggio 1915 l’Italia entra ufficialmente a far parte del primo conflitto mondiale. L’Esercito ha bisogno di nuove leve per far fronte alla crescente richiesta di personale ed arruola tutti i giovani abili al mestiere delle armi.

Cesare, che ha brillantemente conseguito il diploma in Ragioneria, viene arruolato con il grado di Sottotenente ed assegnato a Reggio Emilia. Dopo pochi mesi di servizio militare, a Roma, viene bandito un concorso per Ufficiali di Amministrazione. Lazzari vi partecipa e lo vince risultando sesto su cinquecento concorsisti.

Visto il brillante risultato l’Esercito lo arruola in modo effettivo e lo trasferisce a Savona con l’incarico di Comandante della 9 Compagnia di Sussistenza e responsabile del magazzino di casermaggio e del panificio militare.

In caserma i suoi ufficiali superiori notano subito la sua abilità contabile, gestionale e la stima di cui gode da parte dei suoi sottoposti e gli affidano – oltre agli incarichi già citati – la gestione della Segreteria delle Requisizioni e la tenuta dei registri e dei conti del Comando di Reggimento.

Un sacerdote salesiano, che fu suo docente negli anni della fanciullezza, di lui ha scritto: “Dappertutto il buon Cesare destò quella stima e quell’affetto che desta naturalmente la virtù, specialmente nei giovani. L’adempimento esatto del dovere non era imposto dal timore, ma era frutto della sua coscienza e della sua virtù”.

A Savona non prende casa ma va a stare in un Convitto Salesiano dietro raccomandazione di Don Filippo Rinaldi, futuro successore di san Giovanni Bosco alla guida della Congregazione Salesiana.

In questa casa vive gomito a gomito con i religiosi e continua a coltivare la fede ricevuta sin da bambino dai suoi genitori. Le cronache ci dicono che ha insegnato anche il Catechismo ai bambini dell’Oratorio che di lui hanno detto: “insegna catechismo come un prete”.

I Salesiani restano piacevolmente colpiti dal carisma di questo giovane ufficiale tanto da proporgli di entrare in noviziato e compiere gli studi per diventare sacerdote. Cesare però sa di non essere chiamato al sacerdozio e declina l’offerta. Il suo ruolo è quello di servire cristianamente la Patria in uniforme.

All’interno dell’Esercito, come ci dice il suo biografo, “amava e rispettava anche i chierici militari, cercandoli, proteggendoli, curandoli direttamente e raccomandandoli ai colleghi superiori; otteneva loro permessi speciali perché tutte le mattine frequentassero la Chiesa cibandosi del Pane dei Forti. Cercava di chiamarli alle sue dirette dipendenze per salvarli dai molti pericoli per la loro vocazione”.

Di questo aspetto della vita del Tenente Cesare Lazzari ci dà testimonianza don Paverini della Diocesi toscana di Pontremoli: “Al Casermaggio non si bestemmia, non si parla male, si sta bene tanto da non sembrarmi di essere in mezzo a militari. Il nostro Tenente è bravo, è buono, è un santo, si prende cura di noi, si interessa del nostro cibo, del nostro vestito, della roba di camera come una mamma; ma guai a chi bestemmia, a chi non tiene a freno la lingua!”.

Dopo i servizi resi a Savona Cesare Lazzari viene promosso al grado di Capitano ed inviato a Torino con l’incarico di Ufficiale Pagatore di tre depositi militari: il 92 Reggimento Fanteria, a cui è destinato, il 161 Reggimento Fanteria e il 250 Reggimento Fanteria.

Si calcoli che in quei tempi egli gestiva, da solo, 7-8 milioni di lire per provvedere alla gestione di tutti e tre i reggimenti affidatigli. Il Tenente Colonnello che gli era superiore ha avuto a dire che “la cassa non andò mai tanto bene come quando fu affidata al Capitano Lazzari”.

Poco prima del Natale del 1918, dopo tre anni di onorato servizio alla Patria, Cesare scrive alla sorella: “Quest’anno andrò a servire la Messa di Mezzanotte nella Cappella delle Suore Ausiliatrici del Purgatorio”, la stessa in cui ricevette anni prima la Prima Comunione.

La sera del 14 dicembre, però, mentre è in ufficio il Capitano Lazzari sente molta debolezza e i sintomi della febbre. Il suo superiore lo nota e gli dice: “Vada a casa subito e si metta a letto”. Come sempre obbedisce agli ordini.

Purtroppo questa febbre non è passeggera e peggiora in modo impressionante.

La sera del 19 dicembre, sentendo vicina la fine, chiede un sacerdote per confessarsi. Il mattino seguente riceve la Comunione e nel pomeriggio, visto l’aggravarsi della situazione, gli viene impartita l’Unzione degli Infermi.

Luisa Larese Cella, biografa di Madre Lazzari, scrive: “Questo caro giovane che era vissuto come un angelo anche nel tumulto e nella licenziosità della caserma, rese la sua bell’anima a Dio il giorno 24 dicembre 1918”.

Ai funerali, celebrati nella Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Torino era stracolmo di persone: associazioni cattoliche, militari dell’Esercito, amici, conoscenti… Un tripudio di stima, apprezzamento e riconoscenza.

Le sue spoglie mortali riposano nel Sacrario ai Caduti sito al piano inferiore della Basilica della Gran Madre di Dio a Torino.

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Articolo pubblicato il 14/02/2023